CLEOPATRA

CLEOPATRA

Cleopatra VII Thea Filopatore (Cleopatra “dea amante del padre – 70/69 a.C. – 10 agosto 30 a.C.) fu regina del regno tolemaico d’Egitto dal 51 al 30 a.C. ed è il suo ultimo sovrano attivo. Membro della dinastia tolemaica, era una discendente del suo fondatore Tolomeo I Soter, generale greco macedone e compagno di Alessandro Magno. Dopo la morte di Cleopatra, l’Egitto divenne una provincia dell’Impero Romano, segnando la fine dell’ultimo stato del periodo ellenistico nel Mediterraneo e dell’epoca che durava dal regno di Alessandro (336-323 a.C.)

Il primo incontro tra Cesare e Cleopatra: da un rotolo di tappeti esce la fanciulla che è ricorsa a questo stratagemma per raggiungere l’uomo più potente del mondo. Da lui attende un aiuto per la sua ascesa politica.

È una sera di fine estate del 48 a.C. Davanti al palazzo reale di Alessandria d’Egitto, montano la guardia soldati romani ed egiziani, che si guardano con reciproco sospetto. Da quando Giulio Cesare ha imposto al re Tolomeo XII di richiamare la sorella Cleopatra, da lui esiliata in Siria, si respira nella reggia un’atmosfera di congiura. Ma oseranno davvero, i seguaci del re, attaccare il potente generale romano venuto a imporre la “sua” pace?
A un tratto un uomo sbuca dall’ombra e si avvicina al palazzo. Reca sulle spalle un pesante rotolo di tappeti. “Sono per Cesare”, dice. E le guardie lo lasciano passare. Un soldato romano gli si pone al fianco, come guida.
Giunto alla presenza di Cesare, l’uomo – un siciliano di nome Apollodoro – depone a terra il suo fardello e si china a sciogliere la cinghia che tiene legati i tappeti. Ed ecco che dal rotolo balza fuori una stupenda ragazza non ancora ventenne. È Cleopatra, la sorella di Tolomeo. Cesare sa ammirare gli atti di coraggio. Tende la mano alla ragazza e le chiede il perché di quel sotterfugio. Intanto, affascinato dalla sua bellezza, non le toglie gli occhi di dosso.
Cleopatra risponde che se si fosse mostrata alla luce del sole, certamente qualche sicario del fratello l’avrebbe uccisa.
Cesare sorride. Licenzia gli uomini e si ritira con l’ospite. Il mattino dopo convoca Tolomeo XII e gl’impone di riconciliarsi con la sorella e di associarla al trono d’Egitto. .
Ma il fuoco cova sotto le ceneri.
Passano pochi giorni e i seguaci di Tolomeo sferrano un poderoso attacco alle legioni di Cesare. La lotta si fa subito tremenda. Per impedire che le sue navi cadano in mano al nemico, Cesare è costretto a incendiarle. La battaglia decisiva ha luogo a una trentina di chilometri da Alessandria. E ancora una volta il genio militare di Cesare ha la meglio. Tolomeo muore in combattimento e il condottiero romano conferma a Cleopatra il titolo di regina, associandole al trono il fratello minore, Tolomeo il Giovane. Poi parte con lei per una crociera nell’Alto Nilo che dura all’incirca due mesi.
Per Cleopatra è il coronamento dei suoi sogni più ambiziosi; per Cesare, invece, si tratta probabilmente di una lunga vacanza. Comunque, i due restano insieme fino a tutto il maggio del 47 a.C.

La morte di Cesare (1804-1805
Vincenzo Camuccini (1771–1844)
Olio su tela cm 112 x 195
Museo nazionale di Capodimonte, Napoli

Ai primi di giugno Cesare si imbarca per la Siria e il 23 dello stesso mese la giovane regina mette al mondo un figlio cui dà il nome di Cesare, ma che gli abitanti di Alessandria chiameranno Cesarione in senso dispregiativo. L’anno successivo, e cioè nel 46 a.C., Cleopatra è a Roma per prendere parte al trionfo di Cesare. Ha con sé servi e ministri e ha preso alloggio in una dimora fastosa.
C’è chi pensa che sarà presto celebrato un suo matrimonio col dittatore, che pare voglia farsi concedere per legge il diritto alla poligamia. Ad ogni modo il progetto naufraga in seguito all’uccisione di Cesare, avvenuta il 15 marzo del 44 a.C.

Giulio Cesare

LA NEMICA DI ROMA

Di colpo, Cleopatra si trova a dover ricostruire la propria fortuna. Ella sa infatti che la corona d’Egitto rimarrà sulla sua testa solo fino a quando piacerà ai nuovi padroni di Roma. Ma chi sarà il vincitore nella lotta che intanto si è accesa tra gli uccisori e i partigiani di Cesare?
Alla fine trionfano Ottaviano, nipote di Cesare, e Marco Antonio, suo luogotenente, i quali praticamente si dividano l’impero. A quest’ultimo spetta l’Oriente e quindi l’Egitto. Cleopatra non perde tempo. Si mette in viaggio e lo raggiunge a Tarso, in Asia Minore. Ma questa volta non esce da un rotolo di tappeti. Va incontro al generale romano vestita dei suoi abiti più belli, adorna di gioielli meravigliosi. E vince.
Passano tre anni e Cleopatra consolida la propria posizione convincendo Antonio ad abbandonare definitivamente la moglie Ottavia, sorella di Ottaviano, e a stabilirsi ad Alessandria d’Egitto per dividere con lei il trono e il tesoro dei Faraoni.
È da questo momento che i Romani cominciano a vedere nell’ambiziosa regina una nemica pericolosa, che può rivaleggiare  con la potenza di Roma. La temono, ma sanno che non c’è niente da fare. E Cleopatra trionfa.
Nel 34 a.C., reduce da una vittoriosa spedizione in Armenia, Antonio prese una decisione che in seguito gli sarebbe riuscita fatale, quella cioè di celebrare il trionfo ad Alessandria d’Egitto e non a Roma. La cerimonia ebbe luogo nel Ginnasio, una specie di immenso parco pieno di edifici e di portici, posto vicino al mausoleo di Alessandro Magno.
Fu uno spettacolo da Mille e una notte. Antonio e Cleopatra salirono su un trono d’argento e presero posto su due seggi d’oro. Avevano con sé Cesarione e i tre figli che erano nati dalla loro unione: i gemelli Alessandro e Cleopatra di sei anni e il piccolo Tolomeo di due.
Il popolo non si stancava di applaudirli.

Cesare, Cleopatra e Marco Antonio

L’ULTIMA SFIDA

L’avvenimento suscitò a Roma scandalo e allarme. Ottaviano ne approfittò per attaccare violentemente Antonio in Senato. Questi replicò con una letteraccia nella quale dichiarava di ripudiare Ottavia e di riconoscere Cleopatra come sua legittima consorte.

Ormai la misura era colma.
Adesso i due grandi rivali erano di fronte e si trattava di decidere a chi dovesse spettare il dominio del mondo. Dal canto suo Cleopatra si preparò alla guerra con estrema cura, consapevole che il suo destino dipendeva dall’esito della lotta. Per questo, quando l’esercito di Antonio fu pronto, ella raccolse grano, oro, vesti, armi e lo raggiunse a Efeso. Qui, secondo la leggenda, scese in mezzo ai soldati e ballò per loro, vestita unicamente di un lungo velo sottile.
Ottaviano rispose con un’abile mossa politica. Considerando che Antonio era sempre un generale romano, dichiarò la guerra soltanto a Cleopatra.

Il primo scontro si svolse davanti al promontorio di Azio (31 a.C.). Per la regina d’Egitto, che disponeva di una flotta poderosa, avrebbe forse potuto essere la vittoria definitiva, ma stranamente Cleopatra si sottrasse alla lotta e raggiunse Alessandria con le sue navi. Antonio la seguì. Era il principio della catastrofe.

Adesso Cleopatra era convinta che il duello si sarebbe risolto con la vittoria finale di Ottaviano. Allora da Alessandria mandò ambasciatori segreti a Roma per trattare col nemico. Fu illusa o si illuse, non si sa; sta di fatto che quando si arrivò all’ultima battaglia, nei dintorni della capitale egiziana, Antonio venne tradito dai suoi stessi soldati. Egli non volle sopravvivere a tanto disonore e si uccise gettandosi sulla spada. Mentre ancora agonizzava, il suo corpo fu portato a Cleopatra e adagiato fra le sue braccia.

Scomparso Antonio dalla scena, Cleopatra si trovò di fronte a Ottaviano. Cercò di incantarlo col suo fascino, ma questa volta il suo tentativo falli. Quando si accorse che il rivale le aveva risparmiato la vita solo perché desiderava condurla a Roma prigioniera e umiliarla facendola partecipare al suo trionfo, mostrò di essere una donna di grande coraggio: per evitare tale umiliazione, decise di togliersi la vita.
Un giorno le fu recato un cesto di fichi, che le guardie di Ottaviano lasciarono passare senza alcun sospetto. Nascosti tra i frutti, c’erano alcuni serpentelli velenosi. La regina sollevò il coperchio e si lasciò mordere.
Nessuno avrebbe mai fatto di lei una schiava. Era il 30 a.C.: Cleopatra moriva ancora in giovane età. Ma era vissuta abbastanza per far passare il suo nome alla storia.

LA QUESTIONE DEL NASO

Quando si parla di Cleopatra, si sente spesso dire che se il suo naso fosse stato diversa, la storia di Roma e di tutto il mondo antico avrebbe potuto avere un corso differente. La curiosa questione fu posta per la prima volta nientemeno che dal filosofo Blaise Pascal (1623-1662).
In uno dei suoi celebri Pensieri, egli scrisse testualmente: “Chi vorrà conoscere a fondo la vanità dell’uomo, non ha che da considerare la causa e gli effetti dell’amore. La causa è un non so che e gli effetti sono spaventevoli. Questo non so che, una cosa cosi piccola che non si può determinare, sommuove tutta la terra, i principi, le armi, il mondo intero. Il naso di Cleopatra: se fosse stato più corto, tutta la faccia del mondo sarebbe cambiata”.
Secondo Pascal, dunque, la bellezza perfetta di Cleopatra, influì in modo decisivo sugli avvenimenti che ebbero come protagonisti uomini che si chiamano Cesare, Antonio e Augusto. Sarebbe quindi bastato che Cleopatra avesse il naso più corto perché il suo potere risultasse assai limitato. Tuttavia molti illustri storici non sono d’accordo con Pascal: essi sono convinti che i tre grandi generali romani non furono schiavi del fascino della regina d’Egitto, ma si servirono di lei per attuare una propria politica sulla  quale l’amore non ebbe alcuna influenza. Cleopatra non sarebbe stata altro, dunque, che uno strumento in mani molto più abili delle sue?

LA COPPA AVVELENATA

Dopo la sconfitta di Azio, i rapporti tra Marco Antonio e Cleopatra furono spesso guastati dal sospetto. Il generale romano credette che la regina d’Egitto volesse addirittura ucciderlo per conquistarsi la riconoscenza di Augusto. Invece di difendersi dall’accusa che sentiva pendere sul suo capo, Cleopatra ricorse a un gesto teatrale ma significativo: un giorno, mentre Antonio stava per portare alle labbra una coppa colma di acqua fresca, ella vi tuffò dentro un fiore che aveva in mano. L’uomo sorrise e si accinse a bere. Ma la donna gli strappò via la coppa e la diede a un prigioniero, ordinandogli di vuotarla. Il disgraziato non fece in tempo a ingoiarne il contenuto che cadde a terra fulminato. Cleopatra spiegò allora ad Antonio che il fiore era stato intriso in precedenza in un potentissimo veleno. Dunque, concluse, ella avrebbe potuto ucciderlo in qualsiasi momento, con estrema facilità, ma non lo faceva perché gli era fedele e lo amava.

IL MOMENTO STORICO

L’avventura di Cleopatra si svolse in uno dei più difficili e più drammatici periodi della storia romana. Era il momento in cui Roma, dopo alterne vicende, aveva distrutto la potenza della rivale Cartagine e dominava su tutto il bacino del Mediterraneo. Il re d’Egitto Tolomeo Aulete, allo scopo di evitare lotte fratricide fra i suoi figli, delegò alla stessa Roma il compito di garantire la perfetta esecuzione del proprio testamento.
Secondo una consuetudine della dinastia a cui apparteneva, che a noi sembra inammissibile, ma che allora non suscitava alcuno scandalo, egli aveva designato a succedergli sul trono i propri figli Cleopatra e Tolomeo XII, con l’obbligo di diventare marito e moglie. Per tre anni la giovanissima regina aveva praticamente retto il governo da sola, poi, a causa degli intrighi di un ministro, Fotino, era stata costretta a prendere la via dell’esilio.
Intanto Cesare e Pompeo si battevano per conquistare il potere a Roma. Sconfitto a Farsalo ( 48 a.C.), Pompeo aveva cercato ospitalità ad Alessandria d’Egitto, ma era stato tradito e assassinato dagli uomini di Tolomeo XII, che speravano cosi di farsi amico Cesare. Dice una leggenda molto conosciuta che il grande Cesare pianse dinanzi alla testa mozzata del suo nemico. Dubitiamo molto della veridicità di tale. leggenda, ma è certo che Cesare non volle essere grato agli assassini del suo grande rivale e decise di favorire Cleopatra. Il resto lo fece il fascino della giovanissima regina, che bruciò tutta la sua esistenza nel vano tentativo di fare dell’Egitto una potenza che rinnovasse la fortuna e la grandezza dell’antica Cartagine.

Due presunti ritratti della regina Cleopatra. Questo sconcertante personaggio fu immaginato e rappresentato nei modi più diversi dai vari artisti. Cleopatra non è considerata soltanto una donna, una regina, una figura storica: è diventata il simbolo della femminilità; capace non soltanto di affascinare gli uomini e di renderli suoi schiavi, ma di cambiare addirittura il corso della storia.

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