LA DONNA AMERICANA (American woman”

LA DONNA AMERICANA

in pochi paesi del mondo, come negli Stati Uniti, la nascita di una bambina è salutata con tanta gioia. Il padre compra un’enorme scatola di sigari con la quale si presenta in ufficio per “festeggiare l’avvenimento. La madre, non appena esce dalla clinica è pronta a ricevere l’omaggio di parenti, amici, conoscenti, ansiosi di congratularsi con lei per il lieto evento.

GLI SCOPI PRINCIPALI

Un bel giorno la ragazza americana scopre che fra i diritti che le sono dovuti esiste anche il diritto all’amore. Ecco allora scattare in lei il complesso dell’amore: deve avere il proprio amico (il famoso boy friend), deve essere scortata da lui, deve averlo accanto in ogni occasione. La madre stessa la spinge a trattare bene il povero Dick, o Ted, o Sam; dopotutto una ragazza deve pensare al proprio avvenire e nell’avvenire della donna americana c’è posto anche per il marito.
Le Americane si sposano giovani; sono frequenti le coppie di giovani sposati mentre ancora frequentano l’università: una cameretta, magari zeppa di libri, poche parole al mattino per la prima colazione, molta abitudine che però non vuol dire freddezza o indifferenza nei rapporti amorosi. La giovane donna americana è capace di amare come le donne di tutto il mondo: in più sa molto chiaramente dove vuole arrivare, sa che il marito dovrà avere una buona posizione (e magari sarà lei a “spingerlo”), sa che essi avranno una bella casa (contrariamente a quanto si crede le Americane amano parecchio la casa), dei
bambini, un’auto ultimo modello; insomma faranno anch’essi parte di un’ordinata società che non ammette troppe deviazioni.

CASA DOLCE CASA

Le Americane non abitano nei grattacieli: queste “torri di Babele” servono solo per gli uffici, per i negozi, magari anche per una scuola o un ospedale, ma non come case. La gente abita in normali appartamenti e, non appena il bilancio familiare lo permette, in case di proprietà. Il problema degli alloggi esisteva anche in America, fino a quando il governo federale non intervenne facendo costruire interi quartieri che mise poi a disposizione delle famiglie con un reddito modesto.
L’affitto è stato fissato in un quarto del reddito personale e include naturalmente il riscaldamento centrale, l’acqua calda, il gas e la luce. L’appartamento-tipo ha un soggiorno, due camere da letto, una bella stanza da bagno e una cucina.
Ognuno di questi quartieri ha la propria “community house”, vale a dire un centro di ricreazione per i giovani, gli adulti e i vecchi, nonché un giardino d’infanzia per i piccoli. Vasti prati, alberi e un terreno di gioco sono disseminati attorno ai vari edifici. Quando gli Americani possono concedersi la casa, la villetta diremmo noi, allora non è raro che finiscano per costruirsela da soli: ci sono ditte che vendono il progetto, altre che forniscono i pezzi prefabbricati, altre ancora che affittano gli attrezzi per la messa in opera dei materiali… “Fatelo da voi” è uno degli slogans più diffusi nei cinquanta Stati della repubblica stellata.
La giornata della donna americana comincia presto al mattino: per chi lavora in fabbrica il turno di giorno comincia fra le sette e le otto; per chi invece va in ufficio, in negozio o a scuola tutto ha inizio alle nove. Spesso poi si vive a mezz’ora o a un’ora di viaggio dal posto di lavoro e perdere un treno o un autobus significa compromettere l’intera giornata. Fra le sei e le sette del mattino quindi marito e moglie si alzano e mentre lui si rade in bagno, lei prepara la colazione: il solito robusto “breakfast” a base di succo di frutta, fiocchi d’avena bolliti nel latte oppure riso soffiato, uova e prosciutto, panini o crostini con burro e marmellata, latte crudo per i ragazzi e caffè nero per gli adulti.
Depo di che tocca alla madre tirar fuori l’auto dal garage, accompagnare i figli a scuola e precipitarsi, se è una donna che lavora fuori casa, in ufficio. Se invece si tratta di una donna di casa, allora c’è uno schieramento di elettrodomestici ad attenderla al suo ritorno: aspirapolvere, macchina per fare il bucato, macchina per lavare i piatti, spazzola elettrica, lucidatrice, bruciatore istantaneo della spazzatura, frullatori, tostapane, graticole, spiedi elettrici e infine, modesto ma insostituibile,
l’apriscatole.

VITA DI SOCIETÀ

“Le donne europee cucinano, le donne americane aprono scatole”: è una battuta questa che tutti conoscono, e in parte è vera (anche se ormai vale per tutte le donne del mondo). Ma è anche vero che la donna ricorre alle scatole solo nelle grandi metropoli e che questa meccanizzazione della cucina diminuisce via via che si scende verso il Sud.
Nel resto del paese, e soprattutto nel Sud, la vita familiare segue un corso normale e lo scatolame si alterna ai prodotti freschi della campagna. Le cucine perdono molto della loro meccanicità e acquistano un umano disordine fatto di vecchi tegami, bricchi e poderose cuccume fumanti. L’auto, il frigorifero, la televisione, gli elettrodomestici sono presenti, naturalmente, ma le loro cromature non sono poi così sfavillanti come quelle che si vedono in Città. La sera, dopo che i figli sono andati a dormire, i genitori si trovano assieme e discutono sui problemi della famiglia: una nuova mano di vernice al garage, il cambio dell’auto (dopo due anni un’auto è considerata antidiluviana), l’apparecchio per i denti della figlia maggiore, la partecipazione al torneo di bridge al Country Club, la nuova assicurazione sulla vita.
Quella delle assicurazioni è la mania dominante degli Americani, e le Americane ne sono addirittura ossessionate: le collezionano come francobolli, ne istillano la passione nei figli. Una bella polizza di assicurazione contro tutti i rischi della vedovanza, per esempio, ha la stessa importanza di un solitario o di una pelliccia.
Per la donna americana è molto importante anche avere a disposizione una parte della giornata da dedicare solo a se stessa. Sono due i suoi passatempi preferiti: i parties e lo shopping. I primi sono l’insegna della vita di società americana; almeno una volta alla settimana, nel tardo pomeriggio, quindici o venti persone si riuniscono in casa di amici per fare due chiacchiere e bere in compagnia. Nessuna formalità in queste riunioni: non ci si veste in modo speciale, né ci si trucca come per una serata elegante. Del resto la donna americana è sempre impeccabile: il suo maquillage accurato ma discreto contribuisce a dare l’impressione che tutte le sue cure di bellezza siano solo acqua e sapone.
Il sabato è invece dedicato, per lunga consuetudine, allo shopping (da shop = negozio). Lo shopping è il rito delle compere: ogni quartiere, in America, ha infatti il suo “centro degli acquisti” (shopping center) dove è possibile trovare tutto ciò che può servire alla famiglia americana media (dai pulcini tenuti in incubatrice e pronti per il pollaio di casa, alla biografia di George Washington). Lo “shopping center” fornisce pure il guardaroba della signora americana: taglie di tutte le misure, modelli “di Parigi” riprodotti in migliaia di copie, tessuti, cappellini, scarpe, costumi da bagno. A Los Angeles come a Nuova York si possono trovare migliaia di signore Smith che indossano lo stesso abito e lo stesso cappellino.

FINALE A LIETO FINE

Paese formidabile l’America! Se si dovessero elencare tutte le forme di previdenza, di assistenza, di protezione e di soccorso a favore delle donne, certamente ne verrebbe fuori una lista lunga parecchi metri.
L’America vive per le sue donne, le protegge, le vizia, le vezzeggia in tutti i modi: si può diseredare un figlio, ma a nessuno passerebbe per la mente di lasciare priva di assistenza e di sostentamento una donna!
E in effetti la fiducia che il paese ripone nelle donne non è certo mal riposta: attive, efficienti, instancabili, dotate di senso pratico, di spirito di iniziativa, con un ottimo fiuto per gli affari e con il coraggio di attuare le idee in cui credono, le donne americane sono senza alcun dubbio le discendenti dirette delle pioniere che centocinquanta anni fa affrontarono i disagi e i pericoli dell’epopea americana.

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