L’UOMO CON LA PIPA – Autoritratto – Gustave Courbet

L’uomo con la pipa (1847)
Gustave Courbet (1819-1877)
Musée Fabre, Montpellier
Olio su tavola cm 45 x 37
Gustave Courbet nacque il 10 giugno 1819 a Ornans, tra le montagne del Doubs e del Giura, da una famiglia di contadini benestanti che aveva tradizioni giacobine.

Nel 1840 Courbet giunse a Parigi con il proposito di studiare giurisprudenza. Ne approfittò invece per studiare pittura presso lo studio di un allievo di David, Flajoulot, e quindi presso un pittore di soggetti storici, Steuben. Successivamente si iscrisse all’Académie Suisse. Insoddisfatto, cominciò a lavorare per proprio conto e si avvicinò al gruppo di Corot che lavorava nella foresta di Fontainebleau.
Tornato a Parigi, a partire dal 1850 prese parte attiva alle discussioni sulla nuova scuola, il “realismo”. A queste discussioni partecipavano nomi celebri, fra cui Proudhon, Baudelaire,  talora anche Daumier.

Nel 1870 fu offerta sia a lui che a Daumier la Legion d’Onore; entrambi rifiutarono questa onorificenza per le loro posizioni politiche.

Baudelaire scrisse di lui:
“Ingres si avvicina, per quanto enorme possa sembrare il paradosso) a un giovane pittore, il cui esordio sorprendente, or non è molto, ha preso il gesto di un’insurrezione. Anche Courbet, in fondo, è un artefice gagliardo, con una volontà selvaggia e paziente; e i risultati che ha raggiunto, che per alcuni critici sono già più affascinanti di quelli del grande maestro della tradizione raffaellesca, certo per la loro solidità positiva e il loro amoroso cinismo, hanno, come questi ultimi, la singolarità di manifestare un’intelligenza di settario, un’energia distruttrice di facoltà. La politica e la letteratura producono anch’esse temperamenti siffatti, oppositori, anti-soprannaturalisti, sono la legittimazione soltanto di uno spirito di reazione talvolta salutare. La provvidenza che presiede alle vicende della pittura, assicura loro la complicità di quanti erano stanchi e oppressi dall’idea avversa al culmine del suo dominio. Ma la differenza è che mentre Ingres compie il suo sacrificio eroico in onore della tradizione e dell’idea del bello raffaellesco, Courbet lo vuole a gloria della natura esterna, positiva, immediata. Nella loro guerra contro l’immaginazione essi obbediscono a momenti diversi, a due fanatismi opposti che li conducono allo stesso olocausto”.

 Autoritratto – Gianni Maimeri
Milano, Collezione privata
Olio su cartone cm 40 x 50

Scriveva Cros-Kost, che rievocava i rapporti tra i due:
“Courbet rimproverava a Baudelaire l’abuso degli stupefacenti, ma) a quanto pare, acconsentiva ad annotare le parole che il poeta pronunciava nel sonno e nel delirio…. Approfittò dell’occasione per fargli il celebre ritratto, che riprese nel 1855, nella sua grande composizione “L’atelier”. Ma non ne rimasero molto soddisfatti, né l’uno né l’altro. “Non so come fare”… si lamentava Courbet … “Cambia faccia ogni giorno”.

L’autoritratto che vedete riprodotto in questa pagina è stato eseguito tra il 1846 e il 1847 ed è uno dei tanti fatti da Courbet.
Osservate la luce,  l’analisi dettagliata delle rughe e delle contrazioni del volto: sono assolutamente vive, “realiste”.
La scala cromatica è simile a quella di Maimeri, ovvero Maimeri aveva una scala cromatica, nell’autoritratto, che ricorda quella di Courbet.
Ma osserviamo il dipinto nel dettaglio.
Si può prendere questo ritratto come esempio per imparare a costruire una testa. Prendete una carta da lucido e sovrapponetela alla riproduzione del quadro. Fate l’ovale della faccia e tracciatene l’asse.
Secondo le regole dei Cleci e dei Romani la testa è divisa in quattro parti: la prima va dal vertice della testa all’attaccatura dei capelli sulla fronte; la seconda dall’attaccatura dei capelli alle sopracciglia: la terza dalle sopracciglia alla base del naso; l’ultima dalla base del naso alla base del mento.
La distanza tra un occhio e l’altro è uguale alla larghezza delle narici.
Questo, in linea di massima, è un modo per costruire una testa.
Ampliamo ora il discorso sugli occhi. io mi esercito a copiarli da riproduzioni di ritratti di pittori famosi, tenendo presente che gli occhi sono paralleli e devono essere dipinti mantenendo il parallelismo.
Però esistono anche ritratti famosi di personaggi strabici o dipinti particolari come il famoso ritratto di “Celestina”, di Picasso.
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Celestina (1903) Pablo Picasso (1881-1973)
Parigi, Collezione privata
Olio su tela cm 60 x 81

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