PIERRE-AUGUSTE RENOIR – Vita e opere

Autoritratto a 35 anni (1876) Pierre-Auguste Renoir
Fogg Art Museum – Cambridge, Massachusetts
Olio su tela cm 70,8 × 54,6

Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) è stato un pittore francese, tra i massimi esponenti dell’Impressionismo.

Dal 1845 i Renoir sono a Parigi, dove il padre sarto continua il suo modesto lavoro per mantenere la famiglia già numerosa. Il ragazzo rivela presto qualche dote particolare e avrebbe potuto studiare canto, secondo il parere del maestro di cappella della parrocchia di Saint Roch, che era allora Charles Gounod. Il padre di Renoir ha tuttavia più fiducia in un buon mestiere di artigiano, e per il figlio preferisce un posto di decoratore nella ditta Levy Frères, manifattura di porcellane in rue du Temple.

Tra fresche imitazioni di Sèvles, pastori Luigi XV, ghirlande e figure alla François Boucher, Renoir impara l’uso del colore fluido e delicato distinguendosi dagli altri decoratori al punto di poter pretendere quasi subito un aumento di salario:

“Lo metto nel reparto dei piatti da dessert, gli darò due soldi al piatto, tre per il ritratto di Maria Antonietta”, stabilisce il signor Levy.

I ritratti della regina andavano a ruba, “merito della ghigliottina”, dirà Renoir raccontando di sé al figlio Jean, il regista, “i borghesi adorano i martiri,… soprattutto dopo un buon pranzo innaffiato di liquori….”.

Ma la manifattura di porcellane viene presto chiusa per la concorrenza dei prezzi in serie, e Renoir passa a dipingere tende e ventagli in un altro laboratorio, dove si lavorava per le Missioni.

Nel 1862, dopo aver eseguito corsi serali di disegno, Renoir matura l’idea di iscriversi ai corsi regolari di pittura dell’Ecole des Beaux Arts e coi suoi risparmi si paga le lezioni nell’atelier di Charles Gleyre, uno dei più quotati e meno costosi maestri accademici.

Vi si impegna dal ’62 al ’64; i suoi esercizi davanti al nudo e ai gessi classici si rivelano fin d’ora piuttosto indisciplinati rispetto alle regole scolastiche. Ma Renoir dipinge con impegno, convinto della pittura come di un buon mestiere, tanto che sembra sentirla con un intimo amusement.

Nell’atelier di Gleyre conosce Frédéric Bazille,Alfred Sisley e Claude Monet, scolaro impaziente che ha già precise idee sulla pittura di paesaggio partecipando con Eugène Boudin, delizioso pittore di marine, alla convinzione che il paesaggio, non certo “art de décadence”, come dice Gleyre, è la pittura più vera; e parla dei maestri nuovi, di Jongkind, Eugéne DelacroixGustave Courbet.

Renoir invece supera, come Sisley, alcuni esami all’École: anatomia, disegno, somiglianza, prospettiva, e nello stesso tempo frequenta, con l’amico Henri Fantin-Latour, il Louvre.

Con rimpianto, secondo la testimonianza di Bazille, vede chiudersi lo studio di Gleyre nel 1864; ma nell’estate è con gli amici a Chailly-en-Bière, presso la Foresta di Fontainebleau, invogliato da ciò che ne dicono Monet e Bazille. Nei luoghi dove vivono i ‘maestri di Barbizon’, Renoir dipinge sur nature, conosce uno dei maestri, Diaz de la  Peña, che lo consiglia e aiuta ad acquistare tele e colori appena ne conosce l’indigenza.

Distruggerà di lì a poco l’Esmeralda, un quadro accademico accettato al Salon ’64, perché ora

ammira Corot e Courbet, che conosce nell’estate del ’65 a Marlotte, uno dei villaggi rustici presso la foresta.

Sempre nel ’65 il Salon gli accetta il ritratto di William Sisley, padre dell’amico pittore, e Una sera d’estate; vive con poca spesa alla locanda di Mallet o nell’altra della mère Anthony, dove andava Sisley col fratello Edmond, l’ex-architetto e ora pittore Jules Le Coeur.

Renoir conosce Lise Tréhot, un’affascinante diciottenne che sarà sua amica e modella fino al ’72; Le Coeur e i suoi familiari, Clémence Tréhot sorella di Lise, Lise stessa e Sisley sono i soggetti di numerosi dipinti di questo primo periodo.

Il fratello di Jules, Charles Le Coeur, architetto, fonda nel 1864 il Museo di Pau – come da recenti ricerche del Cooper – ed è qui che Renoir esporrà nel ’66 alcune opere nella sede degli

Amici dell’arte.

Per incarico di Charles, Renoir decora inoltre due soffitti in una casa del principe Bibesco rifacendosi ai modi settecenteschi, come risulta da disegni conservati dai Le Coeur.

Jean Renoir riferisce che l’artista avrebbe dipinto una ventina di caffè a Parigi, ma a causa delle successive demolizioni nessuna di quelle decorazioni ci è rimasta.

La démarche di Renoir è certo piuttosto capricciosa. Come dirà di sé:

“Je n’ai jamais cherché à diriger ma vie, je me suis toujours laissé conduire par les événements”.

Era infatti portato ad amare la vita e la pittura secondo scelte e predilezioni istintive mosse dall’entusiasmo, sebbene la cronaca della sua vita e i valori della sua pittura dimostrino che, se anche non le esibiva come altri primi attori di quegli anni, Renoir conservava le sue convinzioni. Così non discuteva volentieri; lasciava dire al più volitivo e preciso Monet, o al rigoroso e profondo Cézanne, che una volta Bazille gli fece conoscete assieme a Pissarro, e di cui restò amico fino all’ultimo giorno.

Temperamento generoso e ottimista, contento di poco, dalla natura instabile, Renoir prende la vita, dice, per ciò che gli offre: ma in pittura è solo di un apparente disimpegno, perché questo atteggiamento diviene quasi la qualità più speciale della sua splendida facilità.

La cronaca dei suoi giorni è semplice, si svolge tra la casa e il Louvre, nei boschi di Chailly e nelle strade di Parigi, nella locanda di campagna e nei salotti di città, ché non evitò la società chic, anche se preferiva la vita semplice.

Era riconoscente al Bibesco che gli aveva fatto conoscere l’afrore dei boudoirs aristocratici, gli aveva dato lavoro e portato dei clienti.

A Renoir interessava soprattutto esporre al Salon ufficiale; citando Delacroix era anche pronto a far buoni ragionamenti pratici sulla necessità per un pittore d’essere conosciuto dal pubblico e stimato dal maggior numero di collezionisti. Ma le sue fortune ai Salons saranno piuttosto scarse dal ’66 al’79.

Nel ’66 il suo Paesaggio è rifiutato, nonostante l’intervento di Corot e Daubigny; Diana cacciatrice è rifiutata nel ’67. Al contrario, un certo successo gli è assicurato nel ’68 con Lise à l’ombrelle e Manet apprezza il Ritratto di Bazille.

Con Bazille che lo aiuta, divide lo studio di rue Visconti e dal gennaio ’68 quello di rue de la Paix, dove viene spesso anche MonetBazille a sua volta ritrae Renoir ventiseienne (il dipinto è ora al Museo di Algeri) in atteggiamento spigliato, ma con il volto intento e pensoso.

Tra il ’68 e il ’69 Renoir frequenta il Café Guerbois, dove anche lui fa ‘provvigione d’entusiasmo’, come dirà Monet, ascoltando parlare Manet e il più anziano Pissarro, assistendo ai contrasti teorici tra questi e Degas.

Nell’estate del ’69 dipinge paesaggi a Bougival con Monet. Lo studio degli effetti di luce sull’acqua della Senna a la Grenouillère danno origine a intuizioni coloristiche originali, ai primi dipinti ‘impressionisti‘.

Poi il gruppo Aux Batignolles, il quartiere parigino dove si riuniva la “bande de Manet”, che era stata unita nel dipinto di Fantin esposto al Salon del ’70, è disperso dalla guerra franco-prussiana.

Renoir è mobilitato tra i corazzieri a cavallo a Bordeaux, sui Pirenei. Soffre la vita militare dal luglio del ’70 al marzo del ’71.

Durante i disordini della Comune, Renoir, “ni héros ni réfractaire“, non abbandona Parigi se non per la vicina Louveciennes, presso i genitori, e dipinge a Marly con Sisley.

Se nel 1872 ha un’altra delusione vedendo respinto al Salon Le parigine in costume algerino, è tuttavia animato da nuovo entusiasmo; dipinge vedute di Parigi, tra cui nel ’72 il Pont-Neuf .

Tra il 1872 e il ’73 esegue i Cavalieri al Bois de Boulogne suscitando le calorose proteste del capitano Darras: “Des chevaux bleus, cela ne s’est jamais vu!”; un quadro di due metri e mezzo per cui posa la signora Darras e che verrà respinto al Salon del’73.

Gli accademici non sono più avveduti di dieci anni prima, e al Palazzo dell’Industria il 15 maggio si apre un’altra Exposition des Relusés. Castagnary ammira i Cavalieri.

Con aiuti diversi lo sostiene il critico Théodore Duret che dopo averlo conosciuto nello studio di Degas, ascoltate le lodi che questi ne faceva, gli acquista la Bohémienne e poco dopo Lise.

Altro incontro fortunato è quello con Durand-Ruel, il mercante intelligente che sarà per primo accanto agli impressionisti, e che nel ’71 aveva già esposto un quadro di Renoir, fra altri, a Londra. Renoir può affittare lo studio di rue Saint-Georges.

Ha 32 anni, magro, nervoso, lavora con fremiti e ticchi, cantando; gli occhi vivaci e acuti, di cui uno ammicca di continuo, le dita magre e mobilissime che “busculent le pinceau“, come scriverà Thadée Natanson.

Alterna il suo tempo fra Argenteuil e Parigi. Ritrae Monet al lavoro, e sua moglie Camille in dipinti diversi.

Nel 1874 i due amici, riprendendo un’idea di Bazille – scomparso nella battaglia di Baune-la-Roland nel ’70 – organizzano la prima mostra del ‘gruppo’, in collaborazione con Pissarro e Degas. L’esposizione ha luogo presso il fotografo Nadar, in Boulevard des Capucines. Renoir si è opposto a precisi regolamenti e a titoli polemici: non si deve credere ad una “nuova scuola”. È insieme senso pratico e insofferenza per i programmi e gli scandali. Renoir, che era stato incaricato di allestire la mostra, mentre il fratello Edmond ne stendeva il catalogo, vi figurava con sette opere, tra cui la Danzatrice di Washington e Il palco di Londra.

Le critiche furono aspre e il pubblico disertò la mostra. Solo nell’asta consigliata da Renoir e tenuta all’Hotel Drouot nel marzo del 1875, MonetSisley, Berthe Morisot e Renoir riuscirono a vendere alcuni dipinti, benché a prezzi irrisori e tra gli schiamazzi del pubblico. Di Renoir furono venduti una replica del Palco e il Pont-Neuf, questo a 300 franchi.

Ma una felice sorpresa fu l’incontro con un nuovo collezionista, Victor Chocquet. Renoir lo porterà subito a conoscere gli amici, e poco dopo anche Cézanne.

Quando prenderà in affitto per cento franchi al mese la casa di rue Cortot, Renoir a Montmartre, trova le sue modelle tra le midinettes che incontra nelle strade o alle feste del ritrovo popolare del Moulin. Tra gli amici che lo frequentano sono George Rivière, Franc-Lamy e Cordey, due ex-allievi dell’École, scolari di Lehman; Lestingùez e Lhote, il fratello Edmond.

Alla terza mostra degli impressionisti organizzata da Caillebotte nel 1877, Renoir esponeva L’altalena e il Ballo al Moulin de la Galette, i Ritratti di Madame Chocquet e di sua figlia, di Jeanne Samary, l’affascinante attrice conosciuta in casa dell’editore Charpentier, il ritratto di Madame Daudet, paesaggi e fiori. Ma anche il tentativo di spiegare la pittura dei suoi amici, compiuto da George Rivière in collaborazione con Renoir nei suoi articoli dal 6 al 28 aprile, non riuscì ad interessare il pubblico, e fu preso per tapage pubblicitario della mostra.

Ad acquistare restavano sempre gli stessi, Chocquet, Caillebotte, Duret, talora père Martin, che aveva acquistato di recente Il palco, e pochi altri.

Spesso Renoir era costretto a pagare coi quadri, per vivere.

Verso il ’76 tuttavia conosce Charpentier, ne frequentava la casa dove incontrava Dauder e Zola, Flaubert e Goncourt, Maupassant e Gambetta, Chabrier e Turgheniev; divenuto assiduo del Café de la Nouvelle-Athènes, vi incontra certamente Degas.

Nel 1878 Renoir si ritira dalla mostra del gruppo: “non voglio cadere nella mania di credere che una cosa o l’altra sia cattiva secondo l’esposizione. In una parola, non voglio perdere il mio tempo con l’odio al Salon. Penso che bisogna fare la miglior pittura possibile. Ecco tutto”.

Riteneva, del resto, che le mostre del gruppo fossero troppo frequenti e, come diceva Cézanne, invece di presentare gli impressionisti, esponevano “des coopératifs“; così estranei apparivano certi pittori invitati da Pissarro o da Degas.

Renoir inviò al Salon del ’78 La tasse de chocolat, ora in collezione privata di Detroit, e figurava di nuovo in catalogo come allievo di Gleyre. S’incontrava con Guillaumin, Sisley, Guérard, Cabaner, Père Tanguy e altri al ristorante di Eugène Murer, un locale che aveva decorato con Pissarro, facendo i ritratti del proprietario e della sorella; pagati male.

Renoir non partecipa alla quarta mostra del gruppo nel 1819 e ottiene invece un successo al Salon con Ritratto di Madame Charpentier e delle figlie.

Pissarro ne era contento: “Je crois qu’il est lancé. Tant mieux! C’est si dure la misère”.

E Monet, forse meditando, nella sua terribile indigenza, su quel successo dell’amico, penserà l’anno seguente di esporre anch’egli al Salon ufficiale.

Degas poteva irritarsi del tradimento degli amici, ma dovette fare senza di loro la quinta mostra, nel 1880.

Renoir, pieno di fervore, ricercava nuovi motivi da dipingere, a Berneval, in Normandia, a Chatou; ma altre delusioni lo attendevano: i quadri di Monet e i suoi male esposti al Salon del 1880; Zola, pregato da Monet, Renoir e Cézanne, di scrivere in loro difesa, pubblicò invece articoli con riserve assai gravi sulla loro pittura, “… ils restent inférieurs à l’oeuvre qu’ils tentent”.

Nascevano contrasti tra gli stessi amici.

Caillebotte tentava nel 1881 di ricreare l’unione del ‘gruppo’ e incolpava Degas di averne provocato la divisione con l’invito dei Raflaëlli e dei Forain, dei Lepic e Legros, Moreau, Bracquemond, e Zandomeneghi.

Solo nel 1881 le cose migliorarono anche per Renoir. Durand-Ruel ricominciò ad acquistare con pagamenti mensili e Renoir si poté permettere un viaggio in Algeria nella primavera del 1881. Durante l’estate, di nuovo in Francia, è ospite del diplomatico Paul Bérard a Wargemont. Conosce Aline Charigot che diverrà sua moglie e la ritrae ne La colazione dei canottieri che dipinge al ristorante Fournaise sulla Senna.

Fra la fine dell”81 e l’inizio del nuovo anno è in Italia, preso dalla ‘febbre’ di vedere le opere di Raffaello, forse sollecitato dal libro di Eugène Mùntz pubblicato nell”81. Renoir si ferma a Venezia dove resta incantato dal Palazzo Ducale e dal San Marco; rivede il Veronese, scopre il Tiepolo, come scrive a Mme Charpentier, e ammira il Carpaccio.

A Firenze subisce un vero choc dalla Madonna della seggiola di Raffaello e resta altrettanto ammirato a Roma davanti agli affreschi della Farnesina e delle Stanze Vaticane.

A Napoli si interessa alle pitture pompeiane e a Palermo esegue un ritratto di Wagner, che posa per mezz’ora dinanzi al pittore.

Sbarcato a Marsiglia nel gennaio del 1882, si ferma presso Cézanne a L’Estaque; dipinge ancora en plein air ma si ammala presto di polmonite.

Dopo un breve viaggio ad Algeri, torna a Parigi dove è presente con venticinque dipinti alla settima mostra organizzata, nel 1882, da Durand-Ruel in rue Saint Honoré.

Ma riprende i viaggi: nell’83, mentre Durand-Ruel gli prepara una personale in boulevard de la Madeleine, Renoir è a Guernesey; nel dicembre sulla Costa Azzurra con Monet, poi a L’Estaque con Cézanne.

Disegna assiduamente; anche la lettura del Libro dell’Arte di Cennino Cennini lo convince sulla necessità di approfondire la conoscenza del disegno. Prepara il dipinto Le grandi bagnanti, cominciato nel 1884.

Forse anche per la perplessità suscitata dai nuovi dipinti, di tipo ‘ingresque’, come si commenta, partecipa con Monet dal 1885 all’Esposizione Internazionale di Petit, rivale di Durand-Ruel, e alla Société des Vingt di Bruxelles.

Nonostante le sue opere siano criticate anche dagli amici, Renoir sente che la crisi anti-impressionista che sta sperimentando gli è benefica.

Nell’estate del 1888 e del 1889, al Jas de Bouffan, o a Essoyes, il paese della moglie dove viene spesso, ricomincia a dipingere en plein air.

Nel 1890 riprende decisamente la sua pittura “douce et légère“, come scriveva. Ha lo studio in boulevard Clichy, riprende a frequentare le cene degli amici Bérard, Geoffroy, Clemenceau, ne ascolta le discussioni politiche di cui tuttavia poco si interessava. Il suo buon senso democratico si spendeva direttamente in pittura, in un lavoro continuo e senza soste.

Nel 1892 ottiene successo con la mostra da Durand-Ruel. Aumentano clienti e commissioni di lavoro.

La famiglia sta crescendo: nel 1885 nasce Pierre, nel 1894 Jean, il futuro regista.

Nel 1894 Renoir, esecutore testamentario, deve seguire le difficili pratiche presso i Ministeri e il Louvre perché venga accettata la collezione degli impressionisti, che l’amico Caillebotte morendo lascia in eredità al Museo.

Nel 1898 subisce la prima grave crisi reumatica, di cui aveva già sofferto dieci anni prima.

Da Essoyes si sposta nel meridione, a Cagnes-sur-mer. Ma viaggia ancora: nel ’92 è in Spagna con Gallimard, nel ’95 a Londra e in Olanda, dove visita i Musei.

Nel 1900 partecipa alla Esposizione Centennale ottenendo la Légion d’Honneur.

A Cagnes, dove abita dal 1903, acquista il terreno dei Collettes; nel 1905-1909 fa costruire la casa che abiterà negli ultimi dieci anni. Benché il reumatismo articolare si sviluppi progressivamente, egli dipinge sempre con entusiasmo.

Al Salon d’Automne del 1904 la sua retrospettiva è un trionfo.

Alterna frequenti periodi di cura e di convalescenza ad Aix-Ies-Bains ad altri di intenso lavoro; chi lo frequenta, Albert André o il pittore americano Walter Pach dal 1908 in poi, è sorpreso dall’ottimismo e dall’alacrità dell’artista.

Nel 1907 inizia la scultura, e almeno due opere sono di sua diretta esecuzione; negli anni successivi, impedito dalla paralisi, guiderà giovani aiutanti, allievi di Maillol nell’esecuzione di altre sue sculture.

Nel 1910 fa un viaggio a Monaco. Nel 1912 ha un nuovo attacco di paralisi che lo costringe alla sedia a rotelle, ma, nonostante le mani rattrappite, ancora disegna e dipinge. Le cure di un medico viennese arrivano a permettergli qualche passo intorno al cavalletto, che tuttavia gli costano grande sforzo:

“Rinuncio, dice, se debbo scegliere fra camminare e dipingere, preferisco dipingere”.

Negli ultimi anni la sua tavolozza è composta di una decina di colori, tra cui gialli, carmini, rosso veneziano, vermiglio francese, lacca garanza, verde smeraldo, blu cobalto, avorio scuro. Stendeva il colore ampio, sfilato, di una ansiosa opulenza.

Nel 1915, la moglie Aline muore in seguito alle gravissime fatiche sopportate nel curare i figli Pierre e Jean feriti in guerra; unica consolazione, la presenza del figlio Claude, nato nel 1901. Ma a tutto riesce a sopravvivere per la pittura. Qualche mese prima di morire ha la gioia di vedere accolto al Louvre il ritratto di Madame Charpentier.

Il 3 dicembre del 1919, mentre si spegneva a Les Collettes, pensava all’ultimo bouquet di anemoni che la domestica Nénette aveva raccolto per lui sulla ‘inebriante’ collina di Cagnes.

.

Ritratto di Pierre-Auguste Renoir (1867)
Frédéric Bazille (1841-1870)
Musée Fabre, Montpellier
Olio su tela cm 62 x 51

.

VEDI ANCHE …

IMPRESSIONISMO

PIERRE-AUGUSTE RENOIR – Vita e opere

DONNA D’ALGERI – ODALISQUE – Pierre-Auguste Renoir

LE BAL DU MOULIN DE LA GALETTE – Pierre-Auguste Renoir

MADAME DAUDET – Pierre-Auguste Renoir

RITRATTO DI ALPHONSINE FOURNAISE – Pierre-Auguste Renoir

CLAUDE MONET CON TAVOLOZZA – Pierre-Auguste Renoir

LA PRIMA USCITA (Café Concert) – Pierre-Auguste Renoir

TORSO DI DONNA AL SOLE (Étude. Torse, effect de soleil) – Pierre-Auguste Renoir

BAMBINA CON INNAFFIATOIO – Pierre-Auguste Renoir

LA COLAZIONE DEI CANOTTIERI – Pierre-Auguste Renoir

SENTIERO CHE SALE TRA LE ERBE ALTE – Pierre-Auguste Renoir

DIANA CACCIATRICE – Pierre-Auguste Renoir

LE BAGNANTI – Pierre-Auguste Renoir

GABRIELLE CON LA ROSA – Pierre-Auguste Renoir

IL PALCO (La Loge) – Pierre-Auguste Renoir

.