IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE
Gli anni compresi tra la prima e la seconda guerra mondiale per l’Italia rappresentarono un periodo di difficile transizione. Infatti durante il regime fascista venne soppressa ogni manifestazione di vita democratica e i maggiori oppositori furono ridotti al silenzio col carcere e con la violenza oppure costretti ad andare in esilio all’estero. Con l’istituzione dell’Accademia d’Italia e dell’Istituto fascista di cultura Mussolini tentò di creare una cultura ufficiale, controllando così l’attività degli intellettuali di quel periodo. In realtà egli ottenne solo delle adesioni formali, poiché la migliore produzione di quegli anni si sviluppò al di fuori delle direttive e delle parole d’ordine ufficiali.
Fu la stagione delle riviste letterarie; alcune si preoccuparono soprattutto di letteratura, teorizzando un ritorno alla lezione dei classici, come “La Ronda” (1919-22). Altre, che cercarono di toccare un ambito politico-culturale, furono presto messe al bando, come “Il Baretti” (1924-28).
In seguito si delinearono due movimenti, contrapposti l’uno all’altro: il primo, Strapaese, mirava ad esaltare gli ideali e i valori propagandati dal regime (la vita di provincia, la razza, la ruralità e tutto ciò che era antiborghese) e faceva capo alla rivista “Il Selvaggio”. Il secondo movimento, al contrario, si prefiggeva di accogliere la modernità della produzione europea; autodefinitosi Stracittà, ruotava intorno alla rivista “Novecento”. Entrambe le correnti si muovevano comunque nell’ambito delle posizioni ufficiali, senza preoccuparsi di uscirne.
Unica eccezione fu la rivista “Solaria” (1926-36) che, pur avendo anch’essa una fisionomia esclusivamente letteraria, rivolse la sua attenzione agli autori non ufficiali italiani e stranieri, come Kafka, Saba, Svevo. Qui si formarono gli scrittori che poi saranno protagonisti del Neorealismo, quali Vittorini, Pavese, Cassola e Pratolini.
Il periodo tra le due guerre ospitò anche la pubblicazione di opere che, per certi aspetti, costituirono degli esempi di letteratura d’opposizione, perché mirarono a rappresentare la realtà non ufficiale; alcuni esempi famosi sono costituiti da: Gli indifferenti (1929) di Alberto Moravia, Gente in Aspromonte (1930) di Corrado Alvaro, Il garofano rosso apparso a puntate su “Solaria” (1933-34) di Vittorini e I tre operai (1934) di Bernari.
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