LETTERATURA NEL MEDIOEVO – LE ORIGINI DELLA LETTERATURA

L’intellettuale del medioevo aspirava ad assimilare tutte le nozioni della cultura classica, rielaborando a suo piacimento fatti e personaggi. Qui, sopra, un manoscritto miniato del XII secolo.

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LA LETTERATURA NEL MEDIOEVO

LE ORIGINI DELLA LETTERATURA

La caduta dell’Impero Romano comportò la distruzione non solo di una grande entità politica, che abbracciava la maggior parte dei territori fino ad allora conosciuti, ma anche di una unità culturale molto preziosa. Fino a quel momento le lingue latina e greca avevano signoreggiato sugli altri idiomi e sui dialetti barbari; ma ormai i generi letterari che avevano caratterizzato la romanità stavano decadendo e gli apporti culturali stranieri erano troppo numerosi per non avere incidenza. La frantumazione politica significò così la nascita di un mosaico culturale prima sconosciuto. Durante il Medioevo perse sempre più valore la cosiddetta cultura “classica” e acquistò un rilievo via via maggiore la cultura basata sulla tradizione cristiana e sulla Bibbia. I centri di produzione letteraria non furono più le città, come al tempo di Roma, perché ormai queste erano in decadenza e in balia delle distruzioni dei barbari, ma divennero i conventi isolati e le abbazie, ovvero i luoghi dove si svolgeva la vita religiosa.
Così, come era già successo in precedenza, religione e cultura ridivennero due elementi inscindibili. I monaci e gli abati si trasformarono anche in custodi del patrimonio classico, che fu copiato dagli amanuensi e conservato con cura. Il ceto religioso controllava in questo modo qualsiasi manifestazione culturale, mentre i gruppi nobiliari detenevano il potere politico; infatti grazie alle armi e agli eserciti personali, i signori feudali erano i veri arbitri della situazione e, anche laddove esisteva un re (Francia), questi aveva un potere limitato e molto decentrato.
Anche i generi letterari subirono la svolta politica e culturale segnata dalla caduta dell’Impero; alcuni furono trascurati (teatro), altri si rinnovarono, come la biografia, che cominciò a narrare la vita dei santi seguendo come modello la vita di Gesù raccontata nei Vangeli.
Ma ciò che contraddistingue la cultura medievale è che in quest’epoca nacquero le letterature nazionali, compresa quella italiana. Infatti, a seguito delle invasioni barbariche, la lingua latina diffusa nell’Impero subì influenze e trasformazioni notevoli e presero forma le moderne lingue neolatine (portoghese, spagnolo, catalano, francese, provenzale, italiano e rumeno) che, pur derivando dal latino, si arricchirono dei termini parlati dal popolo (volgo) e vennero perciò dette volgari. Si venne così a creare una profonda frattura tra gli uomini di cultura – quasi tutti appartenenti al clero – che scrivevano e adoperavano ciò che si perpetuava del latino scritto antico, e coloro che non avevano studiato e che parlavano soltanto, i laici, cioè le persone non appartenenti al clero. Questi ultimi utilizzavano le parlate locali, i volgari, che si allontanavano sempre più dal latino e si polverizzavano in dialetti e forme linguistiche autonome. I laici erano quindi analfabeti – ivi compresi i nobili e i sovrani – e costituivano la stragrande maggioranza della popolazione. Sorse cosi l’esigenza, a un certo momento, di usare il volgare per iscritto, dato che ormai solo in questo modo era possibile farsi intendere dai laici.
L’italiano cominciò a essere utilizzato negli scritti a partire dall’VIII secolo.
Il documento più antico è il cosiddetto Indovinello veronese, datato alla fine del secolo VIII o all’inizio del IX; parla dell’atto di scrivere, che viene paragonato a quello del contadino che ara un campo bianco, lasciando dietro di sé un seme nero. Ma al di là di questo documento, sono altre le prove scritte che ci attestano che ormai il latino sta morendo e cede il posto al volgare: le registrazioni dell’appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini di Capua, Sessa e Teano; le testimonianze giudiziarie; le scritture private; i libri contabili. Ma si può affermare che la letteratura italiana nacque solo il giorno in cui si
cominciò a comporre in volgare a fini o con caratteri letterari.

Particolare del placito capuano del 960, primo documento in italiano volgare, stilato per una contesa tra l’abbazia di Montecassino e Rodelgrimo d’Aquino

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