LETTERATURA NEL MEDIOEVO – IL DUECENTO E IL DOLCE STIL NOVO

Pagina miniata delle Rime di Guido Cavalcanti.
Al cor gentile rempaira sempre amore
È considerata il manifesto del dolce stil novo.

.

LA LETTERATURA NEL MEDIOEVO

 IL DUECENTO E IL DOLCE STIL NOVO

Il Duecento fu costellato da continue lotte tra Papato e Impero, le due realtà politiche allora più forti, che si contendevano il dominio sull’Italia, ancora frantumata e divisa. Nel Sud riuscirono a insediarsi dapprima la casata germanica degli Svevi e in seguito gli Angioini, signori francesi; tutto ciò contribuì a staccare il Meridione dalle trasformazioni che successivamente saranno vissute dal Centro-Nord e a farne uno Stato accentrato, con una forte presenza feudale e baronale.
Nell’Italia centro-settentrionale si svilupparono invece le autonomie cittadine espresse dai Comuni. Il Comune si formò non nel feudo, ma nelle città, molte delle quali erano di fondazione romana. All’origine la città ospitò vassalli minori e medi proprietari terrieri, inurbati per sottrarsi al potere dei grandi feudatari. Poi, col tempo, il Comune passò sempre più sotto il controllo dei rappresentanti delle attività economiche e finanziarie cittadine: banchieri, mercanti, maestri artigiani ecc. Sorto con caratteristiche
apertamente aristocratiche, il Comune nel corso del XIII secolo giunse a essere governato dal popolo (nel senso ristretto del termine, cioè dai ceti borghesi più ricchi) e divenne centro di una elaborazione culturale nuova e originale, che si manifestò nell’architettura, nell’urbanistica, nella pittura, nella scultura e nella letteratura.
Le due aree in cui maggiormente si svilupparono i nuovi fermenti culturali e spirituali furono quella toscana (con Comuni molto vitali come Firenze, Arezzo, Siena, Lucca e Pisa) e quella lombardo-veneta (Milano, Pavia, Bergamo, Cremona, Verona e Padova), unite idealmente da Bologna, sede della più antica e importante università della penisola.

Molti degli intellettuali di questo periodo sono uomini di legge, insegnanti di grammatica e di retorica, appartenenti a ricche casate nobili più o meno decadute o alle nuove famiglie di mercanti, banchieri e proprietari. Il legame tra civiltà comunale e nuova cultura appare inequivocabile, così come non deve stupire che il volgare, che si andrà affermando sino a diventare lingua nazionale, sia quello toscano. Infatti sono toscani i primi grandi scrittori italiani (Dante, Petrarca e Boccaccio). Essi si rivolgono a un pubblico di mercanti, di borghesi e di nuovi ricchi, a un ceto emergente che vuole leggere scritti non solo religiosi e in una lingua diversa dal latino.
La poesia in lingua volgare, che aveva al centro dei suoi componimenti il tema dell’amore, era già patrimonio dei giullari e dei trovatori che andavano di corte in corte; maggiormente si sviluppa e acquista organicità presso la Scuola Siciliana, sorta alla corte palermitana di Federico II di Svevia e di suo figlio Manfredi. La lingua usata in questi componimenti, che parlano dell’amor cortese, è un volgare siciliano intriso di parole simili al latino e al provenzale. Questo tipo di poesia iniziata a Palermo viene poi ripresa in Toscana e nell’Italia settentrionale, ed è proprio dalla cultura lirica toscana che nasce il cosiddetto dolce stil novo.
Il dolce stil novo fiorisce nel corso del Duecento e ha come centri di propagazione Bologna e Firenze. Vi aderiscono numerosi poeti, quali Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri e Lapo Gianni. Al centro dei temi trattati da questa vera e propria scuola poetica vi è ancora l’amore, ma espresso in un senso totalmente nuovo. Questo sentimento infatti è inteso come elevazione spirituale di chi lo prova. È inoltre una esperienza che può coinvolgere chiunque, e non implica alcuna nobiltà di nascita; i sentimenti “nobili” sono concepiti come delle virtù individuali non ereditarie, che, se coltivate, portano al perfezionamento interiore del borghese come del signore. Il mezzo che permette questa elevazione spirituale è la donna, dietro la quale si intravede un essere divino, celestiale, quasi simile a un angelo, che viene cantato per le sue qualità morali. Per celebrare questo sentimento nascono nuove forme stilistiche e vengono creati schemi, paragoni e parole che siano adatti a descrivere l’animo
dell’autore rapito dalla vicenda amorosa. I maggiori esponenti della scuola stilnovista sono Cavalcanti e Dante che, con sfumature diverse, perfezionano il processo di interiorizzazione dell’amore, accentuando il tema della virtù beatificante della donna.

VEDI ANCHE . . .

DANTE ALIGHIERI

IL TRECENTO

FRANCESCO PETRARCA

GIOVANNI BOCCACCIO

VEDI ANCHE . . .

LE ORIGINI DELLA LETTERATURA – LETTERATURA ITALIANA

NASCITA DELLA LETTERATURA – L’EPOCA ROMANA

LETTERATURA NEL MEDIOEVO – LE ORIGINI DELLA LETTERATURA

IL DUECENTO E IL DOLCE STIL NOVO

LETTERATURA NEL MEDIOEVO – IL TRECENTO

IL QUATTROCENTO – L’UMANESIMO

LETTERATURA DELL’UMANESIMO

LETTERATURA DEL RINASCIMENTO

L’EPOCA DELLA CONTRORIFORMA – IL MANIERISMO

LETTERATURA DEL SEICENTO

LETTERATURA DEL SETTECENTO – L’ARCADIA

LETTERATURA DELSETTECENTO – L’ILLUMINISMO

LETTERATURA DELSETTECENTO – IL NEOCLASSICISMO

LETTERATURA DELL’OTTOCENTO – IL ROMANTICISMO

IL ROMANTICISMO IN ITALIA

LETTERATURA FINE OTTOCENTO

LETTERATURA DEL DECADENTISMO – CRISI DEI VALORI BORGHESI

LETTERATURA DEL DECADENTISMO – IL FUTURISMO

DECADENTISMO – LETTERATURA TRA LE DUE GUERRE

LETTERATURA DEL DOPOGUERRA – IL NEOREALISMO

.

 

.