PICCOLO LESSICO MUSICALE

PICCOLO LESSICO MUSICALE

 

ACCOMPAGNAMENTO

Il termine indica la parte di sostegno strumentale subordinata al canto o a uno strumento solista, che esprime la melodia principale potenziandone l’espressività e il ritmo. Nella musica d’arte lo strumento d’accompagnamento predominante è il pianoforte, che per il suo timbro bene si accoppia con tutti gli strumenti solisti e con le voci; nella musica popolare sì trova generalmente la chitarra, per forme melodiche solistiche; e la fisarmonica nelle forme corali d`insieme.
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ADAGIO

È un movimento abbastanza lento del brano musicale, più veloce del largo e meno rapido dell’andante. Molto spesso il termine si accompagna ad aggettivi che servono a rendere il carattere del pezzo: ad es. adagio marziale, sostenuto, appassionato.
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ALLEGRO

È un movimento veloce del brano musicale, ma non rapido: è infatti più veloce dell’allegretto, ma meno brillante del veloce. Come l’adagio, anche l’allegro è spesso accompagnato da aggettivi quali: con fuoco, brillante, appassionato.
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ARMONIA

È il risultato della combinazione simultanea di più suoni di altezza diversa. Si può quindi dire che essa presiede alla formazione e al concatenamento degli accordi musicali.
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CAPRICCIO

È un termine musicale con cui si designa una composizione ricca di estri e di bizzarrie, di virtuosismi e di divagazioni su temi apparentemente slegati. Lo si trova in origine in composizioni per liuto e per organo. Nel Settecento designò, per la musica da tastiera, vere e proprie fughe, come quelle di Händel e di Bach, mentre nella musica violinistica il termine indicò anche composizioni a carattere virtuosistico, tra cui sono famose quelle di Paganini.
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COLORITO

ln musica il colorito è un’indicazione espressiva riguardante il fraseggio; è l’intensità sonora di un’esecuzione, che non può essere ricavata’ completamente dal testo musicale o da eventuali didascalie del suo autore, e resta demandata alla sensibilità e all’intelligenza del suo interprete.
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COREOGRAFIA

Con questo termine comunemente si intende l’arte di comporre balli figurati, cioè balletti; si indica anche la descrizione scritta della danza. La coreografia intesa come trascrizione dei movimenti dei danzatori ë particolarmente importante per la esecuzione dei balletti stessi. Ad esempio Romeo e Giulietta, uno dei balletti oggi più rappresentati, venne musicato da Prokof’iev ma coreografato da Tudor, da Cranko e da molti altri, ciascuno dei quali ideò, per lo stesso balletto, passi e figure di danza diversi.
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DISSONANZA

È un termine musicale con cui si designa la sgradevolezza di un intervallo o di un accordo. Originariamente essa venne prodotta ad indicare un particolare stato d’animo in musica e trovò un impiego sempre più notevole nella musica dodecafonica, che evita il prodursi di accordi consonanti.
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DODECAFONIA

Ideatore della dodecafonia fu Arnold Schönberg che la definì come “metodo di composizione con dodici note non imparentate fra loro”. ln questo sistema sono annullati i principi della melodia e dell’armonia in senso diatonico: non esistono cioè note che abbiano funzioni tonali attorno alle quali gravitino gli altri suoni della scala. Non esiste inoltre distinzione tra accordo consonante e accordo dissonante, perché nella dodecafonia tutto vuole essere movimento e tutto è principalmente dissonante.
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LAUDA

Con questo termine si designa una composizione poetico-religiosa di stampo popolare, prettamente italiana, della quale si hanno i primi esempi verso il XII secolo. Tali canti spirituali (il più famoso è il Cantico delle Creature di S. Francesco d’Assisi) si diffusero con il movimento dei flagellanti, in quanto divennero canti processionali e di preghiera, sostituendo le musiche strumentali e le cantilene amatorie. Caduta in disuso nel XIV secolo, la lauda rifiorì ed ebbe la sua massima fioritura nella Firenze del Savonarola.
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LIBRETTO

Testo poetico o narrativo -dell’opera in musica. È un componimento letterario dialogato, con un numero variabile di personaggi, espressamente scritto per essere musicato.
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LIED

Termine tedesco che indica un canto, una melodia, una ballata in cui testo e musica sono intimamente legati. l più antichi Lieder traggono i loro argomenti da antiche leggende; nel corso del XII e XIV secolo rappresentarono il parallelo, in terra tedesca, dei canti trobadorici italiani e provenzali: si trattava di canzoni a carattere monodico, di argomento cavalleresco, con accompagnamento strumentale (per lo più di liuto). Con il Seicento il Lied si apri all’influenza dell’arte italiana: il lied strofico, a una o più voci, con o senza ritornello, a imitazione dell’aria italiana, accoglie gli strumenti d’accompagnamento e diviene una cantata slegata dai temi “germanici” che ne avevano caratterizzato la nascita. Creatore del Lied inteso in senso moderno, come composizione musicale strettamente connessa al testo poetico, fu Franz Schubert.

MADRIGALE

Termine che indica due diverse forme musicali sviluppatesi una nel Trecento, l’altra nel Cinquecento. Il madrigale trecentesco, a tema prevalentemente pastorale o amoroso, era caratterizzato da due o, più raramente, tre voci, ed era strutturato su due o tre strofe con ritornello, accompagnate, nell’esecuzione, dal suono di qualche strumento. Nel Cinquecento il madrigale subisce invece l’influenza della frottola (un tipo di composizione popolare) e, pur respingendone il carattere strofico, ne assume inizialmente la struttura a quattro voci e l’isoritmia, che verranno in seguito modificate. Nel tardo Rinascimento e nel Seicento diverse esigenze espressive portarono a un sempre maggiore cromatismo del madrigale, che vide in Claudio Monteverdi, con i suoi “madrigali concertati”, una delle sue massime espressioni.
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MAZURCA

Danza nazionale polacca di ritmo ternario e movimento un poco più lento di quello del valzer. Ebbe una grande diffusione in tutta l’Europa nella seconda metà del secolo scorso. Fra i grandi compositori di mazurche, ricordiamo Chopin.
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MELODIA

Si definisce melodia la successione di suoni di diversa altezza e durata che svolgono una linea musicale di senso compiuto.
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MESSA

È la forma polifonica più importante della musica sacra per la Chiesa romana. Comprende cinque parti fisse corrispondenti alle cinque preghiere cantate nella Messa cattolica: il Kyríe, il Gloria, il Credo, il Sanctus e l’Agnus Dei, oltre a parti che variano secondo le festività dell’anno liturgico. Le sue origini risalgono ai primi tempi del primo cristianesimo, o perlomeno all’Alto Medioevo, e la sistematizzazione definitiva avvenne attorno al 1000. Esistono tre tipi principali di Messa: la Messa gregoriana, la Messa polifonica e la Messa concertante, con cori, organo e strumenti.
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MINUETTO

Danza francese molto in voga all’epoca di Luigi XIV e Luigi XV. La sua origine è popolare e solo dopo una lunga evoluzione passa al rango di creazione artistica. Si caratterizza per la varietà e le differenze di movimento: lento, moderato, allegretto, vigoroso, allegro, vivace. inizialmente molto moderato, l’andamento del minuetto diviene sempre più brioso quando questa composizione è inclusa tra le musiche da camera e orchestrali: lo stile perde cosi il suo carattere leggiadro, e si caratterizza per un movimento sempre più accelerato nelle composizioni di Haydn e di Mozart.
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MONODIA

È una pratica musicale tipica del periodo classico e alto-medioevale, caratterizzata dal canto a una voce (greco, mónos = solo), senza accompagnamento musicale. ln questo senso si contrappone alla polifonia (greco, polús = numeroso), insieme di più suoni o più voci, ciascuno dei quali segue una propria linea melodica.
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MOTTETTO

È la più antica forma liturgica polifonica e risale al XIII secolo. Il mottetto era generalmente formato da tre parti: sul canto della voce principale (tenor) venivano sovrapposte due o più voci, ognuna delle quali cantava, a volte in lingua volgare, un testo differente, anche su temi di canzoni popolari. Le voci superiori mantenevano, nei riguardi del tenor, grande indipendenza ritmica e melodica. Nel ‘400, il secolo della polifonia vocale, il mottetto conosce un prodigioso sviluppo, raggiungendo la sua perfezione nel XVI secolo, e sviluppandosi in seguito fino ai giorni nostri.
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MUSICA DA CAMERA

Con questa espressione si definisce qualsiasi tipo di musica o di composizione eseguita da un numero limitato di esecutori (composizioni per esecutori singoli, o per duo, trio, quartetto, quintetto).
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NOTA

Simbolo grafico convenzionale che rappresenta un suono musicale e il suo valore di durata. Disposta sul rigo, la nota indica l’altezza del suono, cioè il suo grado di intonazione. Le sillabe che indicano le sette note sono state tratte dall’Inno a San Giovanni Battista di Guido d’Arezzo, un monaco del X secolo: sono, infatti, le prime sillabe dei versi della prima strofa: Ut queant laxis / Resonare fibris / Mira gestorum / Famuli tuorum / Solve polluti / Labii reatum / Sanchte Iohannes.
Nel secolo XVI ut, difficile da solfeggiare, venne sostituito dal do, più eufonico. Solo la Francia conserva l’ut.
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OPÉRA-COMIQUE

Genere di opera francese, caratterizzata dall’alternanza di lunghi recitativi dialogati e da parti musicali. Prese nome dal teatro d’opera parigino (Opéra-Comique) che ospitò le sue rappresentazioni. Nacque nel Settecento e godette di particolare fortuna soprattutto presso il popolo, per i soggetti leggeri e divertenti che la distinsero dall’opera seria.
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ORATORIO

Forma poetico-musicale sviluppatasi nel periodo della Controriforma, con particolare diffusione negli oratori fondati da San Filippo Neri. L’oratorio musicale ebbe origine dalla lauda, profondamente modificatasi nel ricordo e sul modello delle sacre rappresentazioni. È costituito da una narrazione, svolta in forma di dialogo,
con personaggi e coro, di un fatto sacro. Nell’oratorio tutta l’azione si svolge senza l’ausilio di scene e costumi, e i temi sono per lo più tratti dalle Sacre Scritture o dalle Vite dei Santi.
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ORCHESTRA

Con questo termine si indica, dal Seicento, il complesso strumentale. Nell’orchestra le combinazioni dei suoni vengono regolate da criteri acustici riguardo al loro timbro, e da criteri estetici riguardo ai risultati fonici. Il termine è di origine greca: nei teatri greci designava, infatti, la parte compresa tra la scena e gli spettatori, dove il coro danzava” intorno all’altare di Dioniso. Nell’accezione moderna, il termine indica lo spazio compreso tra la scena e il pubblico, dove stanno gli strumentisti. Nel XIX secolo l’orchestra, con Beethoven, Berlioz e Wagner si è notevolmente ampliata (soprattutto per quanto riguarda gli ottoni), acquistando in intensità. Nel XX secolo essa s è arricchita di percussioni e strumenti elettronici.
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OUVERTURE

Brano, più o meno sviluppato, tradizionalmente concepito come inizio di composizioni musicali. Prima del XVII secolo le opere o iniziavano senza preludio, o erano precedute da una breve composizione strumentale detta “sinfonia” o “toccata” (come nell’Orfeo del Monteverdi). Solo con Lully l’ouverture ebbe forma fissa di introduzione drammatica alle opere. In una prima fase essa non ebbe alcuna relazione con l’opera a cui era premessa, né per carattere né per contenuto tematico (Lully, Scarlatti, Händel), ma, in seguito, tale relazione venne scrupolosamente osservata (Gluck, Mozart, Cherubini, fino ai moderni).
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PANTOMIMA

Si indica con questo termine un’azione teatrale in cui l’espressione dei concetti e la descrizione degli avvenimenti non è affidata alle parole ma ai gesti. Generalmente tale azione è accompagnata da musica, e alcune pantomime si trovano anche nell’opera lirica, come nell’Alceste di Gluck e nella Presa di Troia di Berlioz. Spesso la pantomima venne confusa con la danza, da cui si distingue per la minore stilizzazione e per l’assenza di coreografia.
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POLACCA

Genere di danza, d’origine polacca, con movimento andante mosso e ritmo di 3/4. Si caratterizza per il carattere brillante e servì originariamente per accompagnare alcune cerimonie solenni. Nata nel XVI secolo, acquistò popolarità nel secolo seguente, fino a diventare la danza favorita dei compositori strumentali. Fra gli autori più celebri di polacche ricordiamo Bach, Händel e Mozart. Fu soprattutto Chopin ad assicurare alla polacca ampia fortuna e a imprimerle un carattere prettamente nazionale.
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PRELUDIO

Si può definire preludio qualsiasi brano che serva da introduzione alla parte principale di una composizione, pur conservando spesso un valore e un’importanza propri. Il preludio è tipico soprattutto della musica strumentale: le sue origini vanno ricercate nell’introduzione quattrocentesca alle composizioni, nata come preparazione tecnica o momento di intonazione dei cantanti. Fu Bach ad organizzare, fra i primi, il preludio, conferendogli proporzioni più vaste e ponendolo sia ad introduzione di una fuga sia come brano iniziale di una suite. Da ricordare i 24 Preludi per pianoforte (uno per ogni tonalità) di Chopin, e le composizioni di Preludi di Debussy e di Rachmaninov.
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RECITATIVO

È lo stile di canto modulato secondo il principio del “recitar cantando”, in cui si volevano rispettate e imitate il più possibile le inflessioni e le intonazioni della lingua parlata. Si tratta, in sostanza, di realizzare un’unione tra il parlato e la frase melodica. Esistono vari tipi di recitativo; il recitativo secco, accompagnato dal solo clavicembalo, caratterizzato da uno svolgimento rapido e cadenzato, più vicino alla parola; il recitativo semplice (teorizzato da Lully), più melodico. Con un’evoluzione di questo stile di canto si arrivò al recitativo arioso, in cui alla voce si «uniscono più strumenti o, addirittura, l’orchestra.

REQUIEM

È la Messa che la Chiesa Romana celebra in onore dei defunti. Musicalmente si divide nelle seguenti parti principali: Introito, Kyrie, Graduale, Offertorio, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei, Comunione. Fra le Messe da Requiem più celebri ricordiamo la Missa pro defunctis di Giovanni da Palestrina, e le Messa da Requiem di Mozart e di Giuseppe Verdi (quest’ultima composta per la morte di Alessandro Manzoni).
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RITMO

È la successione regolare e periodica di tempi forti e tempi deboli che presiede all’organizzazione della durata dei suoni. Il ritmo determina, con il ricorrere degli accenti, la struttura della frase musicale. È facile dunque capire che il ritmo è uno degli elementi fondamentali della musica, in quanto ne governa lo sviluppo nel tempo.
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RONDÒ

Forma strumentale molto diffusa nel XVII e nel XVIII secolo, con ogni probabilità derivata dalla forma della canzone a ballo medioevale, detta rondeau, svolta con alternanza di canto solistico (couplet) e risposta corale (refrain). Il rondò entra a far parte della musica strumentale nel Settecento, caratterizzandosi come pezzo brillante con andamento particolarmente vivace. Entra anche nella musica vocale, ad indicare un’aria composta da tre riprese, di cui la prima si ripete dopo le altre. Fra i grandi compositori di rondò ricordiamo: Gluck, Paisiello, Cimarosa, Mozart e Rossini.

SALMO

Si definisce salmo il canto di lode al Signore passato dal culto israelita alla liturgia cattolica e, in seguito, al rito protestante. Esso presenta fin dalle origini tre tipi di esecuzione: la salmodia diretta, quasi semplice recitazione con qualche leggera inflessione; la salmodia antifonale, in cui le strofe del Salmo sono cantate alternativamente da due cori, che si riuniscono alla fine per intonare l’Alleluja; la salmodia responsoriale, nella quale il canto si svolge fra il solista, che intona la prima parte del versetto, e il coro, che gli risponde con la seconda.
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SCALA MUSICALE

Nel sistema musicale temperato (latino, temperatum = moderato) è la successione ordinata di suoni secondo la loro altezza e il loro valore di durata: si può quindi definire come una successione di intervalli musicali (l’intervallo esprime lnfatti la differenza d’altezza fra due suoni).
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SEQUENZA

La sequenza è un canto liturgico in latino del rito cattolico. Come il tropo, essa ebbe origine intorno al IX secolo, dall’adattamento di nuovi testi ai lunghi vocalizzi degli alleluja, in quella misurata relazione fra parola e suono che le diede il nome (dal latino sequere, in quanto il testo segue la nota). La pratica di tale adattamento, divenuto molto frequente, diede luogo a un gran numero di sequenze, sia religiose, sia profane. La Chiesa ne ammise all’interno della Liturgia, dopo la Riforma, soltanto cinque, tuttora cantate in particolari feste dell’anno: Victimae Paschali Laudes; Veni Sancte Spiritus; Lauda Sion Salvatorem; Dies irae, dies illa; Stabat Mater.
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SINFONIA

I Greci indicavano con questo termine la consonanza. Dal Quattrocento il vocabolo passò a designare l’introduzione i strumentale all’opera o all’oratorio, o anche singoli pezzi della sonata da camera e della suite. ll Settecento impresse alla sinfonia un carattere nuovo e autonomo, acquistando, soprattutto per la varietà dei mezzi orchestrali impiegati, un’espansione musicale analoga a quella della sonata; assunse addirittura caratteri epici con Beethoven, che all’orchestra aggiunse l’uso del coro.
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SISTEMA MUSICALE

È il quadro teorico entro cui si collegano gli elementi di un determinato linguaggio musicale.
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SUITE

È una forma di composizione strumentale in più tempi, costituita da una serie di movimenti di danza scritti nella stessa tonalità. La sua disposizione fondamentale è: allemanda, in tempo moderato; corrente, in tempo vivace; sarabanda, in tempo lento; giga, in tempo veloce. Tra i maggiori compositori di suites strumentali ricordiamo: Frescobaldi, Händel e Bach. Esiste anche una forma di suite orchestrale, spesso costituita da frammenti di opere o di balletti.
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TONO

È l’unità di misura su cui si basa il calcolo della distanza tra diversi intervalli; è composto da due semitoni (i più piccoli intervalli del sistema musicale).
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TROPO

Vocabolo greco che, nella liturgia medievale, indicava una parte aggiunta al canto della messa. Alla Scuola di San Gallo tropare significava adattare un testo letterario a un brano musicale, in modo che a ogni sillaba del primo corrispondesse una nota del secondo. Mai accolti ufficialmente dalla Chiesa, i tropi furono proibiti dal Concilio di Trento.
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ZARZUELA

È una specie di operetta spagnola, in parte cantata e in parte parlata: è simile, per temi e strutture, all’opera comica francese, in quanto ha il “parlato” in luogo del recitativo musicale. La sua origine risale al XVII secolo; la zarzuela deve il suo nome al Real sitio de la zarzuela, fatto costruire per rappresentazioni musicali dal cardinale infante Ferdinando. La zarzuela, a differenza dell’opera comica, si basa sulla melodia popolare; si distinguono due tipi di zarzuelas: la grande, che si avvicina per ampiezza del messaggio musicale all’opera, e la chica, più simile all’operetta.

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COMPOSIZIONI MUSICALI

ANTHEM – ARIABALLETTO – CANONE – CANTATA – CONCERTO – CORALE – DIVERTIMENTO – FANFARA FUGA – LIEDER – MADRIGALE – MARCIA – MESSA – MINUETTO – MUSICA FOLK – MUSICA PER CINEMA – OPERA LIRICA – OPERETTA – ORATORIO – OUVERTURE – PRELUDIO – RAPSODIA – RECITATIVO – REQUIEM – SINFONIA – SINGSPIEL – SUITE – TOCCATA – VARIAZIONI SUL TEMA

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VEDI ANCHE . . .

PICCOLO LESSICO MUSICALE

STRUMENTI MUSICALI
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GLOSSARIO DEI TERMINI MUSICALI

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