DOTTRINE POLITICHE – ORIGINI DEL LIBERALISMO INGLESE

LE ORIGINI DEL LIBERALISMO INGLESE

Per opera della dinastia dei Tudor, e soprattutto della grande regina Elisabetta, l’Inghilterra si era affacciata sulla scena della grande politica europea e coloniale; era entrata attivamente nel giuoco dei grandi affari e delle grandi imprese marittime-commerciali dell’epoca della navigazione atlantica. Questo nuovo orientamento era stato accompagnato da rivolgimenti sociali, politici e religiosi di grande rilievo: la nascita di una ricca borghesia, alla quale erano spesso associati, negli interessi. molti appartenenti allo stesso patriziato feudale; il consolidarsi del senso dello Stato; la diffusione del calvinismo in Scozia e in Inghilterra e la formazione, nella seconda di una nuova Chiesa ufficiale. Quest’ultima era la Chiesa episcopale od anglicana, in cui si contemperavano elementi dottrinali cattolici con elementi dottrinari del calvinismo, e che soprattutto rappresentava la grande novità di una Chiesa di Stato, posta direttamente sotto il controllo del Re e del Parlamento.
Questo sviluppo sembra arrestarsi nei primi anni del Seicento, con l’avvento al trono d’Inghilterra di una dinastia scozzese, gli Stuart, abituata a governare, e anche qui con poca soddisfazione dei sudditi, un paese ancora arretrato. Gli urti tra il Re e il popolo inglese (borghesia e parte della nobiltà) rappresentato nel Parlamento, divengono particolarmente aspri sotto Carlo I Stuart, che entra in aspro dissidio religioso e politico con i suoi sudditi, tanto inglesi quanto scozzesi.
Dopo un periodo agitatissimo e una serie di feroci guerre. Carlo viene deposto e giustiziato (1649). Il vero vincitore della lotta è Oliver Cromwell, capo di un forte e ardente gruppo di indipendenti (una particolare setta calvinista), per lo più uomini della piccola borghesia, i quali instaurano un tentativo di repubblica democratica inglese, che durerà anche dopo la morte di Oliver Cromwell, fino al maggio 1660. Sebbene quella “repubblica” fosse in pratica una dittatura di Cromwell, e la libertà venisse spessissimo offuscata dal fanatismo religioso e dall’intolleranza dei calvinisti, tuttavia questa fu la prima esperienza democratica fatta in un paese europeo di una certa importanza. E naturalmente questo esperimento trovò i suoi teorici. Ricordiamo John Milton (1608-1674), il grande poeta inglese, che tra l’altro fu anche scrittore politico con vari saggi, tra cui La condotta dei re e dei magistrati e il Trattato del potere civile.
Le idee di Milton sono assai simili a quelle dell’Altusio: meno elaborate dal punto di vista filosofico e giuridico, ma più radicali dal punto di vista politico. Anche lui, come il suo correligionario olandese, si rifà alla concezione teologica di “diritti innati” dell’uomo, quali la libertà, la vita. ecc., che nessuno può toccare o che preesistono a qualunque ordinamento giuridico. Partendo da questi giunge ad affermare che il “potere fondamentale”, base di ogni potere effettivo dello Stato, risiede nel popolo: e che pertanto il sovrano. chiunque esso sia. è vincolato e limitato .dalle leggi (espressione del “potere fondamentale”) e soggetto al controllo del Parlamento, in quanto rappresentante legittimo del popolo. Perciò il Parlamento, e dietro ad esso, come sua origine, il popolo, è superiore al re e può giudicarlo. Analoghe concezioni si ritrovano in Algernon Sidney (Castello di Baynard, 14 o 15 gennaio 1623 – 7 dicembre 1683), che però si esprime in termini più concretamente politici: anch’egli sostiene la sovranità del popolo rappresentato dal Parlamento, e inoltre (idea nuova che avrà tanta parte nella formazione del concetto liberale dello Stato) la divisione dei poteri, cioè l’idea che i poteri dello Stato (fondamentalmente il potere esecutivo o governo e il potere legislativo) devono venire esercitati da organi diversi che si limitino a vicenda a garanzia delle libertà costituzionali.
La repubblica inglese non sopravvisse molto alla morte di Cromwell. Priva di un capo efficiente, e soprattutto immatura politicamente, debole economicamente. troppo rigida e intollerante in fatto di religione, la minoranza della borghesia calvinista d’Inghilterra non seppe divenire maggioranza e tenere il potere.
Nel 1660 fu restaurata la monarchia nella persona di Carlo II Stuart, il quale dapprima regnò con tolleranza e nel rispetto della Costituzione. Ma entrò in conflitto con larghi strati dell’opinione pubblica inglese per motivi religiosi (fu accusato di voler restaurare il cattolicesimo), dinastici (voleva assicurare la successione sul trono d’Inghilterra del fratello Giacomo II, cattolico) e di politica estera. Si formò contro di lui un potente partito (il primo partito della storia d’Europa), il partito liberale dei whigs. Questi erano per la maggior parte nobili anglicani, ma raccoglievano le simpatie anche di molta parte della grossa borghesia e del popolo. Essi contrapponevano alla politica restauratrice degli Stuart (Carlo Il e poi Giacomo II) idee che già si potevano definire come liberali. Erano invece fautori della dinastia i tories, nobili in gran parte cattolici e in parte anche anglicani, ricchi-proprietari di terre non interessati allo sviluppo dei traffici marittimi: essi, tra l`altro, rimproveravano ai whigs il duro trattamento che questi facevano alle classi povere in genere e in particolare ai contadini irlandesi, e invocavano una difesa paternalistica di queste classi da parte della monarchia. Seguirono anche qui vicende tumultuose, in seguito alle quali il successore di Carlo II, Giacomo II, dovette fuggire e fu detronizzato. Al suo posto fu acclamato re l’olandese Guglielmo III d’Orange, eroico difensore del calvinismo e della libertà del popolo olandese e marito di una principessa inglese (la regina Maria). Questi nel salire al trono giurò una nuova costituzione, di ispirazione nettamente liberale (1589): e da allora ebbe origine la vita parlamentare e costituzionale in Inghilterra. In realtà era una costituzione che lasciava tutto il potere nelle mani del Re e dei ricchi proprietari di terre, si che il popolo che teoricamente veniva portato a partecipare al governo della cosa pubblica era in realtà una ben piccola frazione dell’effettiva popolazione inglese. Tuttavia per quei tempi appariva una grande rivoluzione: e “gloriosa” venne battezzata dagli storici inglesi.
Il teorico di questa rivoluzione fu John Locke (Wrington, 29 agosto 1632 – High Laver, 28 ottobre 1704), filosofo. medico e soprattutto membro molto attivo del partito dei whigs.

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