STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE – Nasce l’idea di Stato

Nasce l’idea di Stato al tramonto del Medio Evo

Tra la fine del secolo XIII e i primi del secolo XIV comincia l’autunno del Medioevo. Una società fondata sulla proprietà della terra da parte di cavalieri e di ecclesiastici, sotto i quali stava una folla di contadini, generalmente in stato di semi-servitù, deboli, oppressi senza coscienza di classe, e accanto a questi una magra borghesia di piccoli artigiani e bottegai pure pressoché priva di diritti politici – questa società entra in crisi. Entra in crisi perchè l’incremento demografico, l’afflusso di ricchezza mobile dall’Oriente, l’intensificarsi del commercio comincia a dare consistenza numerica e inquietudine ai contadini i quali manifestano in maniera sempre più’ forte la tendenza o ad occupare le terre padronali (sia purè a titolo di affittuari o compartecipanti) o a fuggire in città per  dedicarsi al lavoro commerciale ed artigiano; e intanto la città si arricchisce e i ceti cittadini (borghesi) acquistano, di fronte ai signori locali (che spesso erano i vescovi) la forza di chiedere la partecipazione al governo, quando non addirittura autogoverno e libertà politica.

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In Italia era già nato il Comune, nel quale dapprima il potere era stato tenuto dai gruppi di piccoli nobili che vivevano in città: ma che, nei secoli di cui parliamo, già era caduto sotto il dominio borghese; altrove, in Francia, nelle Fiandre e Paesi Bassi in Inghilterra, parzialmente anche in Germania, movimenti analoghi a quello comunale italiano si andavano sviluppando con intensità crescente. In questa lotta, la borghesia si alea con quella forza che per tutto il Medioevo aveva sempre combattuto, fino a quel momento con scarso successo, contro i castelli feudali e contro il Clero: la monarchia.
Monarchi e corporazioni di mercanti, a volte anche gruppi di contadini, si trovano alleati contro i signori feudali e contro il Papa o i vescovi: e in questa lotta la monarchia consolida notevolmente il proprio potere, concentra nelle sue mani l’esercizio effettivo delle funzioni statali e diviene dapprima Principato, poi Monarchia assoluta. Ma da questa lotta e da questa formazione statale emerge un’idea nuova: l’idea dello Stato, come comunità dei cittadini, fondata sulla volontà dei cittadini stessi e intesa a regolarne i rapporti secondo il diritto e nell’interesse collettivo.
Bisogna ben fissare questo concetto: per quanto tutta la storia successiva dell’Europa sia stata una lotta per la libertà e la democrazia contro la tirannide dei monarchi assoluti, tuttavia,- almeno alle origini, l’idea della monarchia assoluta è stata feconda in quanto ha realizzato, di fronte all’anarchia e al privilegio medievale, l’idea moderna dello Stato come comunità di cittadini.
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Questa idea tardo-medievale e moderna dello Stato come comunità libera di cittadini si articola in due concetti, destinati a divenire il fondamento della filosofia politica moderna: il concetto di sovranità popolare e quello di contratto sociale. L’uno e l’altro si formano in polemica con la concezione teocratica sostenuta dalla Chiesa e dai teologi, come San Tommaso d’Aquino: che il potere dei Principi derivi da Dio e che i sudditi debbano obbedire ai Principi per dovere religioso: mentre a loro volta i Principi, derivando il loro potere da Dio, sono soggetti a lui, cioè al suo rappresentante in terra, il Papa.
Contro questa concezione si afferma che il fondamento della sovranità (cioè del potere statale) è nel popolo, inteso collettivamente come insieme di tutti i cittadini, stati, corporazioni, ecc.; quindi lo Stato ha un’origine laica, e non deve rendere conto al Papa del proprio operato. Non solo: ma quello che unisce il principe al popolo e i singoli cittadini nell’unità dello Stato, è un libero contratto.
La comunità verso i singoli, il Principe verso la comunità hanno poteri segnati dai limiti del contratto (cioè non possono fare o comandare più di quanto sia stato stipulato).
La libertà si fonda dunque sull’indipendenza dello Stato da interferenze spirituali e sull’idea della volontarietà dell’unione che costituisce lo Stato: lo stesso Principe è libero di fronte alla Chiesa in quanto è rappresentante del popolo sovrano.
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E qui troviamo una terza idea, pure fondamentale in tutto il pensiero liberale e democratico moderno e contemporaneo: l’idea della rappresentanza. Questa nasceva dalla prassi delle assemblee feudali e soprattutto delle corporazioni borghesi: non potendo adunarsi tutti i membri della comunità, questi delegano il potere a qualcuno o a un’assemblea.
Il potere di questi gruppi ristretti, o anche di singole persone, di decidere per la collettività tutta quanta, su che cosa si fonda?
Già nel Medioevo si affaccia la risposta che si dà angora oggi: sulla rappresentanza, sul fatto cioè che quei gruppi ristretti (parlamenti, consigli, ecc.) rappresentano la totalità che li ha eletti e designati a esercitarne i poteri. Questo vale anche quando tali poteri di rappresentanza siano ereditari (come nelle famiglie regnanti): in tal caso è sempre la comunità che ha eletto e designato a rappresentarla un’intera dinastia.
E’ vero che si continua a pensare che in ultima analisi (ma non più immediatamente!) ogni potere deriva da Dio, e che la legge si fonda sulla legge di natura anch’essa, in ultima analisi, di origine divina, ma si è conquistato il concetto che, in realtà e immediatamente, la giustizia risiede nella legge, e questa trae la sua forza dalla volontà del popolo, o espressa direttamente, o espressa tramite i suoi legittimi rappresentanti.
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Questi concetti furono esposti e difesi da parecchi pensatori medievali, filosofi, teologi e giuristi. Meritano un cenno particolare Marsilio da Padova (vissuto circa tra il 1270 e il1343) e Guglielmo d’Occam (circa 1290-1349).
La loro opera si innesta nella celebre lotta di Ludovico il Bavaro, Sacro Romano Imperatore, contro il Papa Giovanni XXII.
Eletto senza il consenso del Pontefice, Ludovico proclama che il suo potere deriva dal popolo e si fa incoronare in Campidoglio da Sciarra Colonna come capo del Comune di Roma e quindi rappresentante del Popolo Romano; in seguito prende le armi contro i partigiani del Papa con l’aiuto dei nuovi signori ghibellini sorti nell’Italia del Nord.
Marsilio e l’Occam, pur essendo l’uno e l’altro degli ecclesiastici, si schierano dalla parte dell’Imperatore. Il primo in una celebre opera intitolata Defensor Pacis (Il difensore della pace,) sostiene che le leggi derivano la loro validità dalla volontà popolare, la quale pone il sovrano sopra tutti gli individui allo scopo di promuovere il pubblico bene.
Dello Stato fa parte anche la Chiesa, di cui Marsilio non discute l’autorità spirituale, ma nega l’autorità mondana, sostenendo che essa, dal punto di vista temporale, è di tutti i credenti (cioè, dati i tempi, di tutti  i cittadini dell’Impero) e quindi soggetta al controllo laico.
E’ questa la prima concezione radicalmente democratica (anche se ideata in difesa delle aspirazioni assolutistiche di un imperatore) che troviamo nella storia della filosofia politica.
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Simili sono le idee svolte da Guglielmo di Occam che ha lanciato contro Giovanni XXII una serie di scritti polemici tra cui ricordo le Octo quaestiones. super potestate ac dignitate papali (Otto questioni sul potere e l’autorità dcl papa) e il Tractatus de imperatorum et pontificum potestste (Trattato sul potere degli imperatori e dei pontefici). In questi scritti ritornano i temi della sovranità popolare e della natura laica dello Stato: e anche qui, anche con maggiore energia che non in Marsilio, viene affermata la netta subordinazione della Chiesa, in quanto istituzione politica, al sovrano come rappresentante del popolo e tutore degli interessi di questo.
Così l’idea della democrazia veniva estesa anche all’istituzione ecclesiastica in nome dell’umana universalità dello Stato. Queste idee, per quanto aspramente combattute dai teologi ortodossi, continueranno a serpeggiare nel pensiero europeo dei secoli successivi: nel secolo XV, durante quella grave crisi del Papato che si è chiamata Scisma d’Occidente, i tentativi di democratizzare (o almeno liberalizzare) la Chiesa verranno sostenuti da scritti ispirantisi a Guglielmo d’Occam, del dotto filosofo e teologo cardinale Nicola Cusano; nel secolo XVI culmineranno nella riforma protestante di Martin Lutero (che laicizzerà la Chiesa) e di Calvino (che la democratizzerà).
La borghesia, alleata ai Principi, stava combattendo e vincendo la sua prima battaglia per l’indipendenza e l’umanizzazione dello Stato.
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1) DOTTRINE POLITICHE – Nasce l’idea di Stato al tramonto del Medioevo

2) DOTTRINE POLITICHE – La formazione dello Stato assoluto

3) DOTTRINE POLITICHE – LA GRISI DELL’ASSOLUTISMO E I MONARCOMACHI

4) DOTTRINE POLITICHE –  LA TEORIA LIBERALE: ALTUSIO

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7) DOTTRINE POLITICHE – GLI ASSOLUTISTI 

8) DOTTRINE POLITICHE – L’ASSOLUTISMO ILLUMINATO

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11) DOTTRINE POLITICHE – LIBERALISMO E DEMOCRAZIA NELLE RIVOLUZIONI DEL ‘700

12) DOTTRINE POLITICHE – LA LETTERATURA DELLA RESTAURAZIONE

13) DOTTRINE POLITICHE – LA CONCEZIONE HEGELIANA DELLO STATO ETICO

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