FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO – LA VITA RELIGIOSA

Martin Lutero illustra le sue 95 tesi appena affisse a Wittenberg. È il 1517, l’inizio della Riforma protestante. Dipinto di Ferdinand Pauwels.

LA VITA RELIGIOSA

La Riforma protestante

Umanesimo (italiano) e Riforma (germanica) rappresentano, per certo rispetto, movimenti opposti. L’uno, fondato su una visione ottimistica della realtà e della vita, e l’esaltazione dell’umanitò, quale – in particolare – si è espressa nei grandi monumenti della sapienza antica. L’altra è, almeno in uno dei suoi motivi iniziali, disprezzo della ragione umana come di qualcosa d’integralmente corrotto e impotente, e negazione dell’uomo di fronte all’assoluta perfezione trascendente di Dio. E non é senza significato che il primo e più grande dei Riformatori tedeschi, Martin Lutero, sia stato feroce antiumanista e accanito avversario dell’uso della ragione nella vita religiosa (1).

Quello che può scorgersi di comune tra l’uno e l’altro movimento é l’avversione al sistema. dottrinale ecclesiastico rappresentato dalla Scolastica; è la formazione di una vita spirituale che si svolge al di fuori dell’autorità della Chiesa romana e toglie a questa il carattere di maestra unica di verità; è 1a formazione di forze che minano dal di dentro e dal di fuori le basi dell’autorità della Chiesa. Solo che il Rinascimento faceva questo per via indiretta, demolendo il sistema dottrinale speculativo della Chiesa e ribellandosi a ogni coercizione di pensiero; la Riforma invece attacca la Chiesa stessa nel suo principio di organizzazione della società religiosa e nella sua funzione di organo della salvezza dell’anima.

Il Cristianesimo, nei suoi secoli di vita, non aveva potuto sottrarsi a quella necessità storica che s’impone‘ ad ogni vita religiosa associata, per cui l’esperienza interiore della fede si traduce in forme e rapporti esterni (formule dogmatiche, atti rituali, organizzazione ecclesiastica. con una gerarchia sacerdotale). E non aveva del tutto e sempre potuto sfuggire al pericolo connesso con questa legge di sviluppo della società religiosa: al pericolo cioé che i simboli sensibili e i mezzi esteriori della vita spirituale acquistino valore per sé stessi, e l’esperienza si irrigidisca in un inerte meccanismo, forza mortificatrice e repressiva dello spirito, ostacolo interposto tra Dio e l’uomo.

Ora, agli inizi del secolo XVI, il processo di mondanizzazione della Chiesa e di meccanicizzazione della vita religiosa aveva raggiunto un grado molto acuto. E, più in particolare, com’é noto, il traffico delle indulgenze fu il fatto occasionale della ribellione di Lutero alla Chiesa; Fu quello per lui la dimostrazione e il sintomo più eloquente dell’assoluta incapacità del sistema ecclesiastico a produrre una vera e propria rigenerazione dell’anima alla vita in Dio. Dalla dottrina di San Paolo – esaltatrice della fede di contro alla Legge – egli attinse il principio che valse come insegna della sua ribellione: il principio della giustificazione per mezzo della fede.
E questa è la presenza stessa di Dio nell’anima, é l’instaurarsi – nel centro dell’individualità – dell’azione rigeneratrice e vivificatrice della grazia divina. Ognuno é, pertanto, sacerdote della propria rigenerazione. La coscienza individuale, sottratta al bagaglio della tradizione e pura da ogni infiltrazione intellettualistica, cerca direttamente nella Scrittura – con libero esame – la parola di salvezza di cui ha bisogno. E quando c’é la fede in Dio, non vi é più ragione di fuggire il mondo per salvare l’anima. Tutti gli uffici della vita civile possono esser considerati come servizi di Dio: la famiglia, lo Stato, la vita professionale, il mondo, questo mondo qui nel quale dobbiamo vivere e operare, è il campo in cui ognuno può e deve attuare la perfezione cristiana.

Questo é l’aspetto per cui la Riforma costituisce uno dei fattori più potenti del costituirsi del mondo moderno, e si ricongiunge – come abbiamo accennato -, pur battendo vie diverse, al Rinascimento italiano. La fede in Dio che direttamente si comunica all’anima é anche fede in sé stessi.
L’esame della Scrittura, fatto al lume della propria coscienza, é esame di questa stessa coscienza, é affermarsi del mondo umano nella sua spontaneità (2).

Ma questo non é che uno degli aspetti e comunque il momento iniziale della Riforma. Prescindiamo pure, se si vuole, da quella radicale svalutazione pessimistica della natura umana che abbiamo già ricordato, per cui l’uomo é totalmente asservito all’insindacabile arbitrio di Dio (3); anche prescindere, dicevo, da questo motivo antitetico allo spirito del Rinascimento e della civiltà moderna, é da osservare che l’originario impulse all’affermazione di una libera spontaneità parve ben presto esaurirsi nel mondo della Riforma. L’energia emancipatrice e rinnovatrice si smarrì nello sforzo d’incanalare il nuovo movimento, perché non si frazionasse all’infinito e cosi si disperdesse, e di racchiudere la nuova vita religiosa nelle forme di determinate “confessioni” e chiese. In siffatta opera veniva tradito l’originario spirito della Riforma, quale affermazione dell’autonomia religiosa della coscienza individuale. Sorge – accanto e di contro alla Scolastica cattolica – una Scolastica protestante (4). In seno ad ogni Chiesa si determina una interpretazione ortodossa e autentica della Bibbia, che viene imposta con la scomunica, con 1’esilio, con la morte, con ogni sorta di persecuzione.
L’autoritarismo più rigoroso é instaurato nelle grandi “confessioni” protestanti al pari che nella Chiesa cattolica, con in meno una tradizione e un’esperienza secolare, che consacrava l’autorità della gerarchia cattolica, e con in più una flagrante e rovinosa contradizione col principio d’onde il nuovo movimento era sorto. E quest’autoritarismo religioso cerca e trova un puntello nello Stato, o diciamo meglio si afferma nella sua forma più piena, mediante l’assorbimento sempre più largo e profondo del ministero religioso da parte del potere civiler. Si giunse per questa via sino a fare del Principe il capo della Chiesa, cui toccava sanzionare la verità delle dottrine e stabilire le forme di culto. La religione diviene affare di Stato: “cuius regio, eius religio” 〈Di chi (è) il regno, di lui (sia) la religione〉.

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(1) È significativo per questo rispetto l’antagonismo e la polemica vivace tra Lutero e il rappresentante più cospicuo dell’ umanesimo tedesco, ERASMO DI ROTTERDAM (1467-1563). Questi, entusiasta ammiratore dell’antichità classica, convinto che i più nobili spiriti greci e romani furono illuminati da quella stessa luce divina che si manifestò nel Cristianesimo ed è del resto identica in tutte le religioni e filosofie, esaltò la potenza della natura umana e la realtà del suo libero volere di contro al “servo arbitrio” di Lutero; e nulla sottrasse al libero esame della ragione; e il suo spirito critico – per cui é stato giustamente chiamato il Voltaire del 500 – effuse nell’umorismo dell’Elogio della Pazzia; e, di contro alla dogmatica scolastica, e all’autorità della Chiesa romana, ricercò, sì, il genuino cristianesimo, ma mediante la critica storico-filologica del Nuovo Testamento, ossia mettendo a servizio della religione e della fede la sua dottrina umanistica e il suo razionalismo critico.

(2) Particolarmente importante per questo rispetto fu l’opera dei due riformatori svizzeri, Huldrych Zwingli (centro Zurigo) e Calvino (centro Ginevra). Zwingli anzi aveva risentito l’influenza dell’umanesimo di Erasmo e dei Neoplatonici di Firenze (particolarmente di Pico), e si dimostra pertanto spirito illuminato, di larghe vedute e di saldo equilibrio interiore. La Chiesa calvinistica poi fu particolarmente scuola di energia, formatrice di una coscienza profonda della serietà della vita nella sicurezza di essere strumenti di Dio nel suo operare nel mondo. Libere coscienze e forti caratteri si formarono specialmente nelle numerose sette dissidenti cui il calvinismo diede luogo, e che costituivano piccole minoranze, in continua attività di concorrenza reciproca, e affermavano la loro autonomia e il loro diritto al governo di se stesse di contro a ogni gerarchia estranea e l’eguaglianza dei propri membri all’interno.

(3) Questo motivo viene sviluppato (specialmente nel calvinismo) nella forma della predestinazione di alcuni eletti alla salvezza eterna e dei molti reprobi all’eterna dannazione: predestinazione del tutto immotivata, di cui anzi é empietà cercar la ragione. Ogni diritto di indagare é tolto alla mente dell’uomo, come ogni potere di iniziativa é tolto al suo volere. L’ unica differenza che viene a porsi tra la natura dei bruti e quella dell’uomo, é questa: che all’uomo, Dio ha proposto una legge, la legge del bene, con l’intento di dimostrare che egli questa legge non é capace di osservarla e quindi é degno di punizione, e che quelli che l’osservano, lo possono per il gratuito aiuto di Dio: reprobi e eletti servono alla glorificazione di Dio, gli uni dimostrando esemplarmente la giustizia (!), gli altri la bontà divina.

(4) Fu opera principalmente di MELANTONE il costituire la Scolastica protestante. Egli é autore di una serie di Manuali, didatticamente perfetti, destinati a rimanere per secoli nelle Università tedesche, ma privi di qualsiasi genialità innovatrice; ispirati a quello stesso aristotelismo che aveva informato, due secoli prima, il modello cattolico.

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