SVILUPPI E CARATTERI DELL’ECONOMIA

SVILUPPI E CARATTERI DELL’ECONOMIA

Premessa

La rivoluzione industriale aveva aperto, sul finire del ‘700, un processo di natura economica che si sarebbe poi venuto intrecciando sempre più strettamente con i fenomeni politici, vari e complessi, seguiti alla Rivoluzione francese. L’industrializzazione crescente, infatti, esigeva una struttura, una organizzazione del potere politico che non contraddicesse il ritmo della sua espansione; che non ostacolasse, cioè, quelle leggi economiche che Smith e Ricardo avevano elaborato, e nelle quali si rispecchiavano, in questa fase storica, la natura e le caratteristiche del “capitalismo” moderno. E certamente, il sistema politico instaurato in Europa dalla Santa Alleanza dopo la caduta di Napoleone, non era quello più adatto a rispondere alle esigenze del capitalismo.

Il capitalismo

Ma in che cosa consiste il capitalismo? Precisiamo innanzi tutto che con questa parola intendiamo riferirci specificamente al sistema economico che, affermatosi appunto con la rivoluzione industriale, è venuto via via sviluppandosi fino ai giorni nostri e che caratterizza ancor oggi il modo di produzione di una buona parte del mondo. In effetti, forme di capitalismo le ritroviamo anche nell’antichità (in Grecia, in ”Cartagine, in Roma) e poi nel Medioevo (nella economia dei Comuni italiani, ad esempio) fino allo apparire delle prime “manifatture” in Inghilterra, ma è nel XIX secolo che esse si affermano come “sistema” predominante.

La parola capitalismo deriva, naturalmente, da “capitale”, la cui origine va fatta risalire al termine latino “capita” col quale si indicavano le greggi, gli armenti, cioè capi di bestiame. Secondo l’economia classica il capitale è il risultato di una produzione precedente, è parte della ricchezza già prodotta in epoca anteriore, ed è destinato a formare nuovi beni. Se diciamo, ad esempio, che X ha accumulato un certo capitale, vogliamo dire che X si trova in possesso di un determinato quantitativo di beni di cui si servirà per produrne di nuovi e quindi per accumulare altra ricchezza.

Comunemente, parlando di capitale, ci vien fatto di pensare subito a una somma di danaro: bisogna però tenere conto che rappresentano capitale anche le materie prime, gli strumenti di lavoro, le attrezzature industriali, tutte cose indispensabili alla produzione. A questo punto possiamo dunque tirare una prima conclusione: una somma di danaro, una certa quantità di strumenti o materie prime (singolarmente o tutti insieme) una volta impiegate nella produzione costituiscono un capitale.

L’impiego di capitali veniva praticato, come abbiamo detto, anche in epoche antiche; ma il fenomeno era di proporzioni assai ridotte e il capitale non dava che frutti modesti. Facciamo ancora un esempio: un artigiano greco oppure romano, che avesse accumulato materia prima per il suo lavoro, gli arnesi migliori, e anche un poco di danaro, si trovava ad avere a disposizione un certo capitale. Ma pur impiegandolo con saggezza, il frutto che poteva ricavarne era condizionato dalla sua personale capacità di lavoro ed eventualmente di quella dei suoi aiutanti.
La tecnica dell’epoca non gli consentiva evidentemente di produrre molto di più di quanto occorreva al quotidiano sostentamento suo e di coloro che lavoravano nella bottega. In altre parole, l’insieme della produzione dei beni in una società come quella romana non era il risultato dello impiego sistematico di capitali, nel senso che abbiamo detto, ma il risultato di una economia fondata essenzialmente sullo sfruttamento del lavoro degli schiavi. Per cui diciamo che quella società, la sua economia, il suo modo di produrre erano appunto di tipo schiavistico.

Analogamente, nell’età medioevale, l’economia, prevalentemente agricola, si basava su un rapporto di produzione che vedeva da una parte i signori, i feudatari, e dall’altra la servitù della gleba. A un certo momento della storia, però, e per effetto dello svolgersi di complessi fenomeni economici, politici e sociali si ha una svolta: con l’avvento delle “manifatture”, cioè col sorgere delle prime attività di tipo industriale e poi con la rivoluzione industriale stessa, l’impiego dei capitali nella produzione assume dimensioni crescenti. Dalla meccanizzazione nasce la grande industria, che esige a sua volta il reclutamento di un numero elevatissimo di lavoratori che facciano funzionare le macchine. Lo sfruttamento di questa forza—lavoro consente un enorme sviluppo della produzione: il ca_
pitale produce ricchezza in maniera vertiginosa. L’artigianato non ha ormai che un ruolo del tutto marginale: la maggior parte degli artigiani come moltissimi contadini confluiscono nel grande esercito dei lavoratori dell’industria. È nato il capitalismo moderno, che impone le sue leggi a tutto il processo produttivo.

Il capitalismo moderno

A partire dalla fine del XVIII secolo, il modo di produzione di gran parte del mondo diventa capitalistico; la civiltà industriale muove i primi passi. Veniamo dunque alla seconda conclusione, sintetizzando le caratteristiche del capitalismo:

1) la ricchezza, aumentata così fortemente dall’impiego dei capitali nell’industria, viene concentrandosi nelle mani di relativamente poche persone (la classe capitalistica), che possiedono, oltre al danaro, i mezzi per produrre;

2) grandi masse di popolazione non hanno altra possibilità che vendere la propria capacità di lavoro, la forza delle proprie braccia al capitalista, in cambio di un salario (è la nuova classe del proletariato);

3) naturalmente, data la quantità della produzione, questa non può essere riservata all’uso personale dei capitalisti, ma viene immessa sul mercato come merce, per essere venduta;

4) la libera concorrenza, uno dei cardini dell’economia liberista, diventa sempre più motivo di lotta spietata tra le industrie e quindi tra le economie capitalistiche dei diversi paesi, per imporre i rispettivi prodotti e per la conquista e il controllo dei mercati più vantaggiosi.

Tutta la storia del mondo, dall’800 a oggi sarà, nel suo svolgimento, profondamente, drammaticamente legata alle leggi del capitalismo. Nello stesso tempo si riproporrà, sul piano sociale, la contraddizione di fondo che già oppose a suo tempo la borghesia al sistema feudale: alla classe dei capitalisti si contrapporrà la classe del proletariato.

L’aumento vertiginoso delle ricchezze dei capitalisti, ottenute grazie allo sfruttamento inumano di masse di lavoratori, costretti a una vita di miseria e squallore senza precedenti, nella storia della civiltà umana, determina l’insorgere della questione sociale, uno dei più gravi e drammatici problemi del mondo moderno.

CRITICA ALL’ECONOMIA DI GUADAGNO – Tommaso Moro

STORIA DELLE IDEE ECONOMICHE – L’EPOCA DEI FISIOCRATI

SALARIO, PREZZO, PROFITTO, SCIOPERO

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