YVETTE GUILBERT SALUTA IL PUBBLICO – Henri Toulouse-Lautrec

Yvette Guilbert saluta il pubblico (1894)
Henri Toulouse-Lautrec (1864-1901)
Albi, Musée Toulouse-Lautrec 
Tempera su cartone cm 48 x 25

Parlare di Toulouse-Lautrec non è facile dopo tutto ciò che è stato scritto finora da critici, storici, giornalisti, collezionisti; vorrei comunque tentare di spiegarvi come può essere nata la meravigliosa pittura all’essenza riprodotta qui sopra e che si intitola Yvette Guilbert saluta il pubblico.
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Influenzato da Degas, Toulouse-Lautrec amava dipingere le donne dello spettacolo, le donne delle “case” nell’intimità quotidiana: mentre si lavano, si vestono, si pettinano ecc.
Questa influenza di Degas si nota anche per quanto riguarda la tecnica: pennellate sicure con il colore molto diluito, trasparente, che lascia intravedere il supporto.
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Per questo omino sciancato dipingere era un modo di dare e ricevere amore; e questo amore lo riceveva nel mondo dei locali notturni e dei postriboli dove veniva deriso ma nello stesso tempo accettato e amato. E sono proprio i personaggi di questo mondo che egli ha ritratto rendendoli immortali.
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Toulouse-Lautrec è l’unico pittore del secondo impressionismo ad avere una profonda conoscenza del disegno in senso accademico. Ha inventato la pittura dove tutti guardano: lo spettatore guarda il quadro mentre le persone raffigurate si guardano tra loro e qualcuno, distrattamente, guarda la ballerina o la cantante.
Nel nostro caso, l’attrice-cantante pare che guardi nel vuoto, o forse sta guardando una persona seduta in prima fila al Moulin Rouge, magari proprio il pittore che frequentava abitualmente quel locale.
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In quel tempo Yvette Guilbert aveva adottato un trucco e un abbigliamento particolari – indossava per lo più abiti scollati e lunghi guanti neri – per dare più risalto alla sua personalità e ai suoi caratteristici lineamenti: lungo collo, capelli rossicci, naso umoristicamente volto all’insù e una larga bocca espressiva. Con la sua superba dizione e il suo istinto drammatico Yvette Guilbert rivoluzionò il metodo tradizionale di presentare le canzoni: al tempo stesso molti dei suoi numeri di maggior successo furono d’intonazione chiaramente licenziosa.
Tuttavia, per citare il Figaro del 1896… “Yvette Guilbert conosce l’arte di rendere gustose anche le oscenità, che pronuncia con un tono del tutto distaccato”.
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Per tornare al dipinto, Lautrec deve avere a un certo punto preso un libretto di appunti e deve aver fatto uno schizzo rapido, con pochi segni, anche perché la donna non sarà stata in quella posizione per molto tempo. Avrà osservato con attenzione tutto ciò che le stava attorno e forse le avrà poi chiesto di posare per lui, nel suo  studio, o forse avrà cercato per giorni un’altra donna che avesse le medesime caratteristiche fisiche.
Nel suo studio ha ricostruito l’ambiente, ha perfezionato il bozzetto iniziale e ha quindi cominciato a dipingere con grande foga, come se tutte le miserie del mondo si purificassero attraverso il suo gesto.
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In questo dipinto Lautrec ha usato una tecnica che io considero una via di mezzo tra la tempera e la pittura a olio: è infatti una pittura all’essenza) e per essenza si intende essenza di trementina o essenza di petrolio.
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Lautrec nel suo studio al lavoro sul quadro Ballo al Moulin Rouge (p.d.)

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