LE ORIGINI DELL’ARTE

..Fonte immagine in alto: Solstizio d’estate Alba su Stonehenge – Wikipedia..

Profilo di un toro su roccia nella grotta di Lascaux in Dordogna

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IL PALEOLITICO E IL NEOLITICO

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È solo da poco più di un secolo che le manifestazioni artistiche della preistoria sono state valutate sotto una luce positiva. Dalle prime scoperte casuali (come quella della grotta di Altamira, in Spagna, nel 1879) si passò ad indagini sistematiche che permisero di giungere ad una prima classificazione e datazione dei manufatti.

Particolare della grotta di Altamira
L’uomo primitivo, portatore di una cultura ben più evoluta di quanto si fosse sino ad allora immaginato, usava le caverne non solo come dimora o rifugio, ma anche come luogo di culto, nel quale si svolgevano riti propiziatori per le cacce. E in questo ambiente che le immagini, tracciate sulle pareti con nerofumo e sostanze vegetali, oppure graffite (in rari casi anche scolpite in altorilievo) si caricano di una magica forza evocativa: gli animali (bisonti, cervi, cavalli, tenne, mammut, stambecchi) sono dominati, feriti, catturati.
Oltre ad Altamira va ricordato anche il grande complesso di Lascaux in Dordogna, ed in Italia la grotta dell’Addaura nel Monte Pellegrino presso Palermo.
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Oltre all’arte parietale, si individua nel paleolitico un’arte detta mobiliare, che comprende oggetti d’uso decorati e piccole sculture.
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Vanno in particolare ricordate le cosiddette Veneri, diffuse dalla Francia agli Urali (in Italia celebre è quella di Savignano), figurette femminili appena sbozzate, con un modellato che accentua alcune parti anatomiche come simboli di fecondità.

Venere di Savignano
Con la rivoluzione neolitica, nella quale l’uomo da cacciatore diviene agricoltore in insediamenti stabili (primi villaggi di capanne), si assiste ad una altrettanto rivoluzionaria apparizione di un nuovo materiale: la ceramica (dal greco kéramos, argilla, vasellame).
Le prime prove sono molto rozze: il blocco d’argilla è sommariamente modellato con le mani e decorato con impressioni, incisioni, graffiti geometrici.
Con l’introduzione della lavorazione al tornio è possibile ottenere manufatti molto più raffinati, di forma regolare e simmetrica.
Sulla base della forma e del tipo di decorazione del vaso è stato possibile individuare le diverse aree culturali, tra cui ricordiamo ad esempio quella danubiana (con linee incise) e quella dell’Italia settentrionale (vaso campaniforme).
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Tra i più significativi prodotti ceramici del neolitico sono i vasi con decorazione dipinta a più colori (rosso, bruno, bianco e nero) dell’Italia meridionale.
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L’ETÀ DEI METALLI

Il termine preistoria è convenzionalmente usato per indicare uno stadio culturale precedente la comparsa della scrittura (avvenuta all’incirca nel 3000 a.C. in Egitto e Mesopotamia).
Quindi si assiste ad un differenziato sviluppo a seconda delle aree geografiche considerate.
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In Europa, nell’età del bronzo, è notevole il fenomeno dell’architettura megalitica (dai termini greci mégalos = grande, e lithos = pietra), che consiste nella costruzione di grandiosi blocchi di pietra che vengono infissi singolarmente in senso verticale nel terreno (menhir) , o riuniti in sistemi semplici, ad esempio in tre pietre, di cui due verticali sormontate da una orizzontale, con funzione di culto, commemorativa o funeraria (dolmen).

 Stonehenge
Celeberrimi sono i complessi di Stonehenge nella piana di Salisbury (Inghilterra), e di Carnac in Bretagna, con più di 2.500 menhir.
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Sempre nello stesso periodo vi è una ricca documentazione di arte rupestre, come ci testimoniano le incisioni della Scandinavia meridionale, Irlanda, Galizia, il gruppo del Monte Bego (Alpi Marittime) e quelle più tarde della Valcamonica (IX-VIII secolo a.C.).
A questo contesto europeo si riferiscono anche le incisioni dell’alto Atlante in Marocco.
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I temi più frequenti sono quelli della fecondità e del lavoro nei campi, ma appaiono anche raffigurazioni di rami, che dovevano avere un ruolo particolare nella celebrazione dei riti.
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Tra Bologna e Parma nell’Ottocento vennero rinvenuti resti di abitati contrassegnati da cumuli di terra scura detti terremare. Alcuni presentano tracce di palafitte e argini, probabilmente contro le inondazioni.
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LE CIVILTÀ URBANE: EGITTO E MESOPOTAMIA

L’EGITTO
  

Le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Risalenti alla IV dinastia e costruite in calcare del posto, si articolano al loro interno in una rete di corridoi e gallerie.
L’età del bronzo ha il suo punto di massima fioritura nella civiltà egizia. Unificati i due regni (alto e basso Egitto) dal faraone Menes, la valle bagnata dal Nilo e arricchita dalle sue periodiche inondazioni diviene la culla di una prestigiosa civiltà.
Paradossalmente le nostre informazioni provengono non tanto dalle città dei vivi quanto da quelle dei morti: le grandiose necropoli dove sono state rinvenute le imponenti tombe dei faraoni.
Simbolo stesso della civiltà egizia è la piramide, rappresentazione materiale dei raggi del sole che proteggono il corpo del re.

Da una prima forma a gradoni (detta mastaba, come quella di Zoser a Saqqarah) si passa a quella a pareti lisce, di estrema purezza geometrica (piramidi di Cheope, Chefren e Micerino a Gizah presso Il Cairo).

La Sfinge accanto alla piramide di Chefren 
Accanto alla piramide di Chefren si eleva l’enigmatica Sfinge, che rappresenta il faraone, con il corpo di leone e la testa umana.
Mentre le piramidi sono collocabili cronologicamente nell’antico regno, di epoche più recenti (medio e nuovo regno) sono testimonianza i templi funerari ricavati nella viva roccia (Luxor e Karnak).
Alla complessità strutturale di questi edifici si univa un’altrettanto complessa elaborazione decorativa, che coinvolgeva pittura e scultura.
La pittura egizia rispondeva a criteri magici e simbolici: i corpi e gli oggetti dovevano essere raffigurati in posizioni e atteggiamenti convenzionali, senza alcun riguardo alla verosimiglianza.
Ad esempio nel viso, rappresentato di profilo, l’occhio appare invece di prospetto e spesso di proporzioni maggiori, per evidenziare l’espressione ed esaltarne l’importanza.
La statuaria ha caratteristiche di monumentalità e fissità ieratica, cioè predilige gli atteggiamenti rigidi e solenni propri della divinità.
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LA MESOPOTAMIA
  
Ziggurat del Dio della Luna Nanna 
Un importante capitolo della storia del Vicino Oriente antico è costituito dalla civiltà assiro-babilonese nata e affermatasi lungo il corso dei secoli nella regione mesopotamica.
Nel Sud del paese tra i due fiumi, come i Greci chiamarono la Mesopotamia (oggi corrispondente a parte del territorio iraniano e irakeno) , la fertllità del terreno, ottenuta col controllo delle inondazioni del Tigri e dell’Eufrate, e la rapida evoluzione di una società sempre più complessa, determinarono uno sviluppo notevole dell’agricoltura e di una grande rete commerciale. Quest’ultima trovò i suoi nodi principali nei centri urbani, sede del potere politico, religioso e amministrativo.
Le città-stato dei Sumeri (prima popolazione storicamente attestata nella zona) erano poste sotto la protezione di una divinità, rappresentata in terra dal sovrano, e si articolavano attorno ad un tempio-santuario di mattoni, dalla caratteristica struttura architettonica piramidale.
Tale costruzione, chiamata Ziggurat, era formata da grandi terrazze di dimensioni decrescenti, poste l’una sopra l’altra e collegate da ripide scale che portavano alla sommità della torre. Qui sorgeva la cella (che fungeva anche da osservatorio astronomico) sede della divinità.

Tra gli esemplari meglio conservati ricordiamo la Ziggurat del Dio della Luna Nanna a Ur (lraq), risalente al periodo neosumerico (2230-2006 a.c.).

Le mura di Ninive
La civiltà sumera scomparve in seguito all’invasione dei bellicosi Assiri, che crearono un vasto impero esteso dall’Egitto all’Asia Minore.
Popolazione guerriera, lasciò una grandiosa testimonianza della propria cultura negli splendidi palazzi reali di Nimrud, Khorsabad e Ninive, decorati lungo le mura interne da una serie di originali rilievi dipinti.
Si tratta di raffigurazioni prevalentemente a carattere storico intese a celebrare la potenza e il valore del sovrano, impegnato in battute di caccia, o in sanguinosi combattimenti o infine in solenni parate militari. Compare qui, specie nelle scene con animali, un senso del movimento e dello spazio estraneo all’esperienza egizia e sumera.
La predilezione per una decorazione vivace e policroma si esprime nell’uso frequente della ceramica smaltata, nonché nella resa minuziosa dei dettagli ornamentali di vesti ed oggetti.

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