AUTORITRATTO CON I BAFFI – Rembrandt

AUTORITRATTO CON I BAFFI (1633)
Rembrandt (1606-1669)
Museo del Louvre – Parigi
Olio su tavola cm 60 x 47

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La tavola raffigura Rembrandt all’età di ventisette anni con baffi appena accennati e colto in un atteggiamento che tradisce il suo essersi  precedentemente messo in posa, come sempre usavano fare gli artisti che volevano ritrarsi, davanti allo specchio.

La figura emerge nettamente dal fondo per il contrasto fra la massa scura dell’abito elegante contro la stesura chiara della preparazione. Una macchia di luce, posta proprio dietro il collo, esalta il rilievo del viso che si stacca dal fondo anche per l’alone di luce che circonda la testa e i capelli, esaltandone alcuni nel lieve controluce.
Il pittore si volge lentamente verso l’esterno del quadro, quasi distratto dal nostro arrivo inatteso e ci osserva con sguardo accigliato, quasi preoccupato. La folta chioma scompigliata rivela l’irruenza giovanile che il cipiglio dello sguardo non fa che sottolineare ulteriormente.
L’artista si dipinge ponendo l’accento sul suo carattere volitivo e deciso ma, insieme, schivo e l’espressione del viso, con la fronte che si corruga e la bocca che si contrae, sembra appunto significare l’imbarazzo, quasi il turbamento provocato dalla presenza dello spettatore.
Il desiderio di Rembrandt di non volersi porre troppo in mostra, anzi di vivere appartato, sappiamo connotò tutta la sua esistenza fin dalla gioventù.
Per questo, forse, Rembrandt ci impietrisce con uno sguardo che sembra chiedere il perché di questa presenza non voluta, di questo disturbo arrecato alla quiete nella quale era riuscito ad immergersi prima del nostro arrivo. Ne risulta un’immagine intensissima, tutta giocata sugli elementi espressivi, sugli effetti luministici e sui contrasti cromatici che fanno emergere la figura posta di tre quarti come nel sottile e raffinato rilievo di un cammeo antico.
Firmato e datato sulla destra dell’ovale “Rembrandt f. 1633”, il quadro è inventariato nel catalogo del Museo del Louvre come Ritratto dell’artista a testa nuda.
Oltre questo il Museo possiede altri due autoritratti dell’artista: uno probabilmente coevo e definito Autoritratto con baffi e berretto, simile a quello del 1633 sia nella resa espressiva che stilistica, e l’Autoritratto al cavalletto, datato 1600.

Alla ricerca della libertà

Durante la sua carriera Rembrandt rifiutò le grandi commissioni e il rapporto con i principi.
Ebbe molte difficoltà sociali ed economiche, in particolare dopo il 1656 quando vide messa all’asta la sua collezione, i suoi mobili e la sua dimora.
Sfortunata fu anche la sua vicenda familiare e sentimentale: perse tutti i figli, tranne Tito, che ebbe dalla moglie Saskia poco prima che morisse nel 1642, e Cornelia, avuta da Hendrickje in tarda età.
Non viaggiò mai, spostandosi solo dalla natia Leida ad Amsterdam e vivendo, come testimonia la sua sterminata produzione, fra le pareti della bottega e di casa. Più invecchiava,
più odiava il clamore e il pubblico successo:
“Quando voglio ricreare il mio spirito, non cerco gli onori, ma la libertà”, sembra abbia detto infatti Rembrandt, come si legge nella Grande Rassegna dei Pittori e delle Pittrici Olandesi di Houbraken del 1718.
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