MADONNA COL BAMBINO – RAFFAELLO (o Giovanni Santi)

 

 Madonna col Bambino (1495-97)  Raffaello 

Urbino, Casa Santi – Affresco cm  97 x 57 

 

L’affresco rappresenta la Vergine leggente con il Bambino addormentato sulle ginocchia, inserita di profilo in una nicchia, secondo una soluzione che ricorda i ritratti di Piero della Francesca e del Berreguete, già a Urbino, e le terracotte toscane. L’opera è stata attribuita da alcuni critici a Giovanni Santi, padre del pittore, ma è da considerare una delle prime prove di Raffaello per la resa del volume delle figure, in particolare della Vergine avvolta nel mantello, e la ricerca di un rapporto tra la Madre e il Bambino, visibile soprattutto nel fiducioso abbandono di quest’ultimo.

Tipicamente raffaellesco è l’uso dei colori intensi nell’abito, in contrasto con i toni tenui degli incarnati.

La formazione a Urbino, il soggiorno il Perugino e le prime opere indipendenti (1483-1504)

Raffaello nasce a Urbino il 6 aprile 1483, nella dignitosa casa borghese che il nonno ha acquistato e ampliato per accogliere la famiglia. Il padre, Giovanni Santi – dal quale il pittore riprenderà il cognome, latinizzandolo in Santius o Sanzio – è un pittore di buon livello e un poeta apprezzato alla corte di Federico e Guidobaldo di Montefeltro, signori della città; della madre, Magia di Battista Ciarla, sappiamo che muore nel 1491, quando il figlio ha otto anni.

Raffaello cresce nel clima raffinato e raccolto della cittadina marchigiana, che il duca Federico aveva voluto trasformare in una moderna capitale convocandovi architetti come il Laurana e Francesco di Giorgio a ricostruire palazzi e chiese, pittori e scultori ad arricchirle di opera d’arte e letterati a celebrarne la bellezza nei loro scritti.

Il sogno del duca si era concretizzato nel Palazzo Ducale, dove la cultura classica si affiancava a quella cristiana, il Tempietto delle Muse alla Cappella dello Spirito Santo. Presso la sua corte si era ritirato anche Piero della Francesca, che aveva realizzato ad Urbino alcune tra le sue opere più belle (i ritratti ducali degli Uffizi, la Flagellazione e la Pala di Brera), semplificando le figure fino a renderle come solidi geometrici accarezzati dalla luce, inseriti nello spazio definito da quinte prospettiche.

Incoraggiato dal padre, Raffaello comincia a studiare le opere del pittore, esercitandosi nel disegno e nella prospettiva, la difficile scienza che aveva negli studiosi dei circoli di Urbino alcuni tra i suoi più validi teorici, e presso la bottega paterna compie le sue prime esperienze. Proprio la casa natale ospita quella che viene riconosciuta come la prima opera del giovane, l’affresco che rappresenta la Madonna col Bambino, immersa in meditazione nella silenziosa profondità di una nicchia. Il pittore affronterà più volte questo soggetto, riuscendo a dare soluzioni sempre diverse per la capacità di esprimere i sentimenti che legano le figure.

Giovanni Santi si rende conto della eccezionale precocità del figlio, e secondo le notizie riportate dal Vasari è lui stesso a cercargli un maestro migliore, il Perugino (Pietro Vannucci, 1445150-1523), pittore molto apprezzato in tutta Italia.

Durante il suo soggiorno nella bottega, dal 1494 al 1500, Raffaello apprende prima di tutto le complesse tecniche pittoriche del tardo Quattrocento, dalla preparazione dei colori e della tavola all’uso dell’olio come legante, derivato dalla pittura fiamminga, che consente nuovi effetti di trasparenza. Contemporaneamente si esercita nel disegno, che costituisce per lui il mezzo di espressione più naturale.

Attraverso questo lento e paziente lavoro, il pittore assimila la grazia del Perugino, la sua capacità di esprimere i sentimenti e insieme il gusto decorativo del suo compagno di bottega, il Pinturicchio (1454-1513). Perugino è colpito dalle capacità del giovane allievo e gli permette di intervenire in qualche parte secondaria delle sue opere.

La critica, già a partire da Vasari, ha sottolineato la difficoltà di distinguere la mano dei due pittori all’interno delle pale uscite dalla bottega umbra nell’ultimo decennio del secolo, anche se in questi tentativi si nota soprattutto la volontà di diminuire la qualità dell’opera del Perugino in favore del geniale apprendista. L’unica prova certa di una collaborazione è nella predella della Pala di Fano (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) dove Raffaello realizza il pannello con la Natività della Vergine, che si distingue dagli altri per la capacità di inserire le figure nello spazio e per i colori brillanti.

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Presunto autoritratto di Raffaello (1506 circa), Galleria degli Uffizi, Firenze

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