MADONNA DEL GRANDUCA – RAFFAELLO

MADONNA DEL GRANDUCA (1504)
RAFFAELLO (1483-1520)
Olio su tavola cm 84 x 55
Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze

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Il dipinto è stato eseguito da Raffaello durante i suoi primi mesi di apprendistato a Firenze, verso il 1504, nel momento in cui l’artista studiava a fondo l’opera di Leonardo e di Michelangelo. Lavorava allora per un’importante committenza privata per la quale eseguiva quasi esclusivamente ritratti e Madonne, che conobbero un immenso successo. La tavola della Galleria Palatina presenta la Madonna vestita di rosso, colore regale e dell’amore, coperta con un manto azzurro, colore del cielo, con in braccio il Bambino nudo.
La posa del Bambin Gesù, che si gira verso sinistra risponde alla leggera torsione verso destra del busto della Madre. All’origine di questa composizione semplice e misurata si trovano le terrecotte invetriate di Luca della Robbia, mentre il trattamento dei colori e l”uti1izzo dello “sfumato” rivelano l’influenza di Leonardo, e in particolare della Madonna del Garofano di Monaco. Le radiografie eseguite in occasione del restauro del l984 hanno rivelato che nella parte superiore a destra, sotto lo strato pittorico scuro, Raffaello aveva in origine dipinto una finestra ad arco aperta su un paesaggio. Non è documentato se la copertura del fondo sia dovuta a Raffaello stesso, ma dagli atti relativi all’acquisto settecentesco emerge che la tavola in questa parte era già scura a quel tempo. Il solido impianto formale, la semplicità e l’equilibrio di tutta la composizione hanno suscitato, durante il XIX secolo, l’appassionata ammirazione degli artisti, da Ingres ai romantici. Al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria degli Uffizi è conservato il disegno preparatorio, che è leggermente diverso dalla redazione finale.

Non è noto il primitivo destinatario di questa Madonna; è certo che nel XVII secolo apparteneva al pittore Carlo Dolci. Nel 1799 Ferdinando III d’Asburgo Lorena, granduca di Toscana in esilio in Austria a seguito dell’occupazione francese, fu informato dal direttore della Galleria degli Uffizi che presso un antiquario fiorentino era in vendita una Madonna di Raffaello. L’acquisto, per un valore di 300 zecchini, fu incoraggiato da una commissione di professori dell’Accademia, per ovviare alla mancanza di opere dell’Urbinate nelle collezioni granducali dopo le requisizioni francesi. Dopo l’acquisto, la tavola venne affidata a Sampieri per un restauro e, quindi, venne inviata nella residenza viennese dei Lorena. Ritornata a Palazzo Pitti, fu definitivamente esposta al pubblico all’apertura della Galleria del Palazzo nel 1828. Dal 1910 l’opera appartiene allo Stato italiano.

 

La Madonna amata dal Granduca

Questa Madonna con il Bambino di Raffaello è stata l’opera delle collezioni granducali più amata da Ferdinando d’Asburgo, protettore illuminato delle lettere e delle arti. E proprio a questa preferenza che la tavola deve il suo nome. Venne sistemata inizialmente nella residenza viennese dei Lorena, in seguito ornò gli appartamenti privati di Palazzo Pitti, residenza dei Lorena dopo la disfatta napoleonica ed il rientro del Granduca a Firenze.

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