PALA BAGLIONI (Deposizione) – Raffaello

PALA BAGLIONI(1507) Raffaello
Firmato RAPHAEL URBINAS MDVII
Trasporto di Cristo al Sepolcro – Deposizione Borghese
Galleria Borghese – Roma
Olio su tavola cm 184 x 176

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Speranza

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Carità

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Fede

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Nella predella conservata nella Pinacoteca Vaticana a Roma, tondi con le Virtù Teologali (Speranza, Fede, Carità) affiancate da angeli, olio su tavola. Ogni pannello misura cm 18 x 44. Le tavole fanno parte della predella della smembrata Pala Baglioni.

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PALA BAGLIONI (1508) Raffaello
Cimasa con l’Eterno e angeli
Galleria Nazionale – Perugia
Olio su tavola cm 81,5 x 88,5  

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Nel 1507 la nobile perugina Atalanta Baglioni chiede a Raffaello una pala con la Pietà. Dopo lunghi studi, il nostro giovane pittore realizza un Trasporto di Cristo al sepolcro (noto come Deposizione, che ora si trova a Roma nella galleria Borghese), l’opera che segna il trapasso dai brillanti anni di Firenze alla piena maturità. E’ la prima volta, se escludiamo la giovanile Crocefissione Mond,  che il Raffaello delle delicate Madonne affronta un soggetto drammatico e, grazie allo studio di Leonardo e di Michelangelo e alle proprie capacità artistiche, la prova riesce pienamente.
Ormai l’arte di Raffaello ha bisogno di nuovi contenuti da esprimere, e Firenze non ha più il prestigio per proporli. Per il pittore si prepara il periodo delle Stanze Vaticane.

Nella Pala Baglioni, il dolore della nobile perugina per la morte del figlio, ucciso in una congiura, si trasfigura in quello della vergine che si accascia, sorretta dalle donne.

Molte sono le fonti: dall’arte classica (il motivo del trasporto al sepolcro) a Michelangelo (il corpo del Cristo morto è ispirato alla Pietà di San Pietro, la donna che si volta a sorreggere la Vergine al tondo Doni), ma i molteplici spunti ripresi da vari modelli sono fusi in un linguaggio unitario.

C’è una certa difficoltà a collegare le due parti (il trasporto e il gruppo delle donne) e nell’insieme, malgrado la bellezza delle singole figure, la grandiosità della composizione appare un po’ accademica, come se il lungo studio avesse soffocato la freschezza dell’ispirazione.

Questa rimane intatta nelle Virtù della predella, stupende figurine monocrome ispirate ai tondi scolpiti dal Buonarroti.

Nella cimasa la critica esclude l’intervento diretto del pittore.

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Presunto autoritratto di Raffaello (1506 circa), Galleria degli Uffizi, Firenze

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