SPOSALIZIO DELLA VERGINE - Raffaello Sanzio

SPOSALIZIO DELLA VERGINE (1504)
Raffaello Sanzio (1483 ca. – 1520)
Pinacoteca di Brera, Milano
Tavola cm 170 x 117

La composizione è dominata da un’elegante costruzione a pianta centrale, con porticato, cupola e le due porte opposte aperte: lo spazio circola e avvolge l’architettura attraversandola in tutte le sue parti. Da essa parte una scalinata poligonale e una pavimentazione a quadrati prospetticamente scorciati che introducono alla scena in primo piano: un sacerdote sta unendo in matrimonio la Vergine e San Giuseppe, accompagnati rispettivamente da un gruppo di donne e di uomini.
Il dipinto di Raffaello è il frutto di una personale interpretazione di due opere del Perugino, suo maestro: la Consegna delle chiavi nella cappella Sistina (1482) e lo Sposalizio della Vergine nel museo di Caen (1503-1504). Rispetto ai modelli del maestro, Raffaello ha realizzato una composizione organizzata in senso circolare e non per piani paralleli e orizzontali: in essa fa da perno il
tempio a sedici lati, quasi un cerchio. L’aria circola in tutta la scena, attraverso i vari accorgimenti prospettici, uniformandola in un insieme armonico, dove ogni parte è subordinata all’altra fino al culmine del tempio a cupola.
Architettura e pittura si identificano al punto che i personaggi diventano parte di una intelaiatura geometrica che crea un ritmo continuo.

L’opera è firmata “Raphael Urbinas” sul fregio del porticato del tempio ed è datata MDIIII (1504) sui pennacchi dell’arco centrale.
Fu commissionata a Raffaello dalla famiglia Albizzini per la cappella di San Giuseppe in San Francesco a Città di Castello, dove rimase fino al 1798. Donata dal Municipio al generale napoleonico Lechi, fu da questi venduta al mercante Sannazzari. Passò quindi in eredità all’Ospedale Maggiore di Milano (1804).
Acquistata da Beauhamais nel 1806, fu posta presso l’Accademia di Belle Arti di Milano per poi passare alla Pinacoteca di Brera.

Gli edifici a pianta centrale del Rinascimento italiano

Realizzando il dipinto di Brera, Raffaello fu certo influenzato dai vari progetti per edifici religiosi compiuti dai maggiori architetti italiani fra la metà del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. In tali progetti risalta la netta preferenza data alla pianta centrale. Il cerchio era infatti ritenuto la figura perfetta per eccellenza, specchio di armonia e perfezione, allegoria del divino e forma del cosmo, del sole, della luna, del nido degli uccelli. Sin dall’antichità la forma circolare era sentita come la massima realizzazione di proporzione e misura, ed era stata applicata a varie costruzioni come il Pantheon a Roma, il Tempio di Vesta a Tivoli, i battisteri paleocristiani.
Fra i disegni di Leonardo alla fine del XV secolo, troviamo così vari progetti di edifici a pianta centrale, poi mai realizzati. Bramante a
Roma realizzò il tempietto circolare di San Pietro in Montorio (1505-1506) che ha straordinarie affinità con l’edificio dipinto da Raffaello nel quadro di Brera. Lo stesso architetto presentò inoltre un monumentale progetto a pianta centrale per San Pietro in Vaticano. I riflessi di tali idee tomano in costruzioni concepite dallo stesso Raffaello, come la lanterna per Sant’Eligio degli Orefici e soprattutto la cappella Chigi in Santa Maria del Popolo a Roma.