MADONNA DELLA SEGGIOLA (1514)
RAFFAELLO (1483-1520)
GALLERIA PALATINA PALAZZO PITTI – FIRENZE
Tela diametro cm 71
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Opera tra le più famose di Raffaello, oggetto di innumerevoli copie, incisioni e oleografie, la Madonna della Seggiola è tra i capolavori della pittura italiana del XVI secolo. Le leggende che furono costruite sul suo conto nell’Ottocento, come quella che identifica la figura femminile nella figlia di un vinaio, ritratta insieme ai suoi figli dal pittore sul fondo di una botte, trasformarono questa colta e calibratissima composizione in una sorta di geniale improvvisazione simile a un’istantanea fotografica. Tali interpretazioni sono tuttavia ampiamente contraddette dalla complessità formale della scena, frutto di una ricerca assidua condotta da Raffaello sul tema della Madonna col Bambino e San Giovannino.
Ne è prova un foglio del Musée des Beaux-Arts di Lille con i disegni preparatori per la Madonna d’Alba (Monaco, Alte Pinakothek), che porta sul margine superiore un piccolo schizzo riconducibile ad una prima elaborazione della Madonna della Seggiola. Memore di Michelangelo, Raffaello crea una composizione costruita in funzione del formato tondo di derivazione classica. La forma circolare si ripercuote nel movimento rotatorio delle figure, definito dai piedini del Bambino, dalle ginocchia della Madonna, dall’inclinazione delle teste, ma la studiata composizione, in cui la linea verticale della spalliera bilancia il moto oscillante delle figure, nasconde i suoi artifici dietro l’apparente semplicità di un abbraccio materno tenero e avvolgente. L’alta qualità pittorica, la mirabile cromia, la libertà della pennellata, insieme alla maturità formale dell’opera, portano generalmente gli studiosi a collocare la Madonna della Seggiola intorno al 1514, vicino agli affreschi della Stanza di Eliodoro in Vaticano.
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Raffaello – Studi per la Madonna d’Alba – Lille, Musée des Beaux-Arts
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Opera di devozione privata, la Madonna della Seggiola fu probabilmente eseguita per un personaggio di rilievo della corte papale, se non addirittura per Leone X stesso. Dal 1589 è citata a Firenze negli inventari delle Collezioni medicee, che ne attestano la presenza agli Uffizi e il successivo passaggio a Palazzo Pitti nel 1698. Alla fine del XVIII secolo fu inviata a Parigi dai commissari di Napoleone. Esposta al Louvre, venne in seguito collocata nell’appartamento dell’imperatrice Giuseppina, nel castello di Saint-Cloud. Dopo la sua restituzione, la tela fu nuovamente esposta in Palazzo Pitti dal 1816.
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Autoritratto (1506 circa)
Raffaello Sanzio
Galleria degli Uffizi, Firenze
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