GIUDITTA CON LA TESTA DI OLOFERNE – GIORGIONE

GIUDITTA CON LA TESTA DI OLOFERNE (1505 circa)
GIORGIONE (1477 circa -1510)
Olio su tavola ( trasportato su tela) cm 144 x 66,5
Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

.

Giuditta che decapita Oloferne, capo degli Assiri, dopo averlo ubriacato, salvando così il suo popolo dall’aggressione, è uno degli episodi biblici più drammatici e cruenti. Da quest’opera è però impossibile avvedersene perché Giorgione ha scelto di rappresentare l’episodio in modo particolarmente idillico privilegiando, fra i molti significati attribuiti a questo soggetto, quello che vede in esso la vittoria della virtù sulla forza bruta e bestiale. A tal fine è determinante, innanzi tutto, l’ambiente nel quale è immersa la scena. Non ci troviamo in un luogo chiuso ma in uno splendido paesaggio, in prossimità di un muretto che indica la presenza di una casa poco lontana, certo quella dove Oloferne è stato ucciso. Sullo sfondo, la distesa verde di alberi e prati è lambita dal dispiegarsi tranquillo e sereno del mare azzurro dietro il cui orizzonte sta per sorgere, più che tramontare, il sole. Il pittore ci ha risparmiato il violento antefatto della scena che stiamo osservando. Il corpo senza vita di Oloferne giace in un letto insanguinato che noi non vediamo e del terribile atto compiuto dall’eroina biblica non vi è nel quadro altro eco che la testa mozzata e abbandonata per terra. In segno di vittoria, Giuditta ha appoggiato il piede sulla fronte di Oloferne ma vi è una tale dolcezza nel suo gesto da rendere difficile credere che sia lei l’assassina. I suoi occhi scivolano con timida tenerezza sul capo reciso e la mano destra si appoggia all’enorme spada servendosene come di un sostegno più che come di un’arma da aggressione. Con lenta malinconia, le luci, unite in un tono cromatico omogeneo e caldo, avvolgono la scena contribuendo a trasmettere un’atmosfera di serenità e di tranquillo abbandono che scagiona Giuditta da qualsiasi senso di colpa per quello che ha fatto.

Originariamente in Italia, la Giuditta fu portata in Francia alla fine del Seicento dal Forest. Successivamente la tavola appartenne alla collezione di Bertin e, nel 1729, a quella di Pierre Crozat dal quale, per successione ereditaria, giunse al figlio Louis François. Quando questi morì, la tela di Giorgione passò a Caterina di Russia che nel 1772 acquistò tutta la raccolta di quadri del francese destinandola all’Ermitage.
Considerata di Raffaello fino a gran parte dell’Ottocento, la Giuditta fu attribuita a Giorgione solo nel 1891 e datata intorno al 1504-1505.

Il libretto di Marcantonio Michiel

Marcantonio Michiel, un autodidatta di fine educazione artistica che ebbe stretti rapporti con gli artisti e i dotti del suo tempo, costituisce una delle fonti più importanti per la conoscenza dell’arte veneta fino al primo Cinquecento e, in particolare, di Giorgione. Egli raccolse in un testo, edito incompleto solo nel 1800, varie notizie messe insieme fra il 1521 e il 1543 durante i suoi viaggi e le sue visite alle collezioni d’arte del Veneto e della Lombardia. È proprio grazie alle Notizie del Disegno, così era intitolato il libretto, che veniamo a conoscenza della grande fortuna di Giorgione presso i collezionisti privati veneti.
Michiel, che descrisse soprattutto le collezioni della regione, cita infatti molti quadri dell’artista presenti in esse (per esempio i Tre Filosofi e La Tempesta) cercando anche di coglierne i significati spesso enigmatici e misteriosi.

VEDI ANCHE . . .

1 – GIORGIONE – Vita e opere

2 – GIORGIONE – Vita e opere

VENERE DORMIENTE – Giorgione e Tiziano

CONCERTO CAMPESTRE – Tiziano Vecellio … o GIORGIONE ?

PALA DI CASTELFRANCO – Giorgione

GIUDITTA CON LA TESTA DI OLOFERNE – Giorgione

TRE FILOSOFI – Giorgione

RITRATTO DI VECCHIA – Giorgione

RITRATTO DI GIOVANE DONNA (LAURA) – Giorgione

RITRATTO DI GIOVANE UOMO (Ritratto Giustiniani) – Giorgione

CRISTO PORTACROCE – Giorgione

TRAMONTO – Giorgione

LA TEMPESTA – Giorgione

MADONNA CHE LEGGE – Giorgione

ADORAZIONE DEI MAGI – Giorgione

.