PALA DI CASTELFRANCO (1504-1505) (Vedi scheda)
GIORGIONE (1477 circa – 1510)
Duomo di Castelfranco Veneto (Treviso)
Tavola cm 200 x 152
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GIORGIONE
Scarse sono le notizie biografiche certe su questo pittore, che pure godeva di grande fama già presso i suoi contemporanei, anche sollecitata dall’importante riconoscimento che Vasari gli tributò nelle Vite, celebrando la sua “maniera nuova”, consistente nell’abolizione del disegno, nella stesura diretta del colore e nella ricerca di valori tonali (studio sulla reazione del colore alla luce).
Giorgione si era formato alla scuola di Giovanni Bellini e aveva assimilato i valori pittorici espressi dall’opera di Vittore Carpaccio, con la sua straordinaria dovizia descrittiva e lo splendore dei valori cromatici, nutrendosi anche di studi filosofici, che spesso intessono i suoi quadri di citazioni e motivi eruditi di ardua interpretazione.
Giorgione rappresenta dunque l’espressione culminante della grande tradizione pittorica veneta, di cui esalta la vivacissima ricerca cromatica, il tonalismo e la profonda fusione tra figura umana e paesaggio, ottenuti attraverso l’integrazione dei valori “atmosferici”, che creano effetti spaziali e prospettici attraverso la reazione dei piani cromatici alla luce. È per questa esigenza di libertà espressiva e di accensione cromatica, che Giorgione si svincola dalla rigidezza compositiva delle tradizionali pale d’altare presentandosi come un audace innovatore del repertorio iconografico e dei valori stilistici.
Esemplare è, sotto questo punto di vista, la Madonna di Castelfranco, in cui l’inquadramento paesistico dirada in lontananze sfumate e dissolve gli elementi architettonici trasformandoli in vibranti piani di colore, che istituiscono un rapporto di armonizzazione tra le figure e l’ambiente circostante. Fitto di riferimenti filosofici, il dipinto dei Tre filosofi vede il proseguimento dell’audace ricerca coloristica di Giorgione, basata sull’eliminazione dei contorni, l’affinamento del tocco e l’irruzione del colore persino nelle zone d’ombra.
Da ricordare infine la Tempesta, saggio dell’assoluta libertà di invenzione tematica e compositiva dell’autore, che ha suscitato le più diverse interpretazioni da parte dei critici, ma che resta, al di là dei suoi possibili significati, uno dei più efficaci esempi di resa lirica del paesaggio e di straordinaria intensificazione degli accordi cromatici.
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LA TEMPESTA (1505 circa) (Vedi scheda)
GIORGIONE (1478 circa – 1510)
GALLERIA DELL’ACCADEMIA, VENEZIA
Olio su tela cm 82 x 73
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