GIOVE E ANTIOPE – Antoine Watteau

GIOVE E ANTIOPE (1715 circa)
Antoine Watteau (1684-1721)
Olio su tela cm 73,5 x 107,5
Museo del Louvre, Parigi

Il corpo nudo di una donna, abbandonato nel sonno, è scoperto maliziosamente da un satiro, incoronato di pampini e dalle zampe villose. Il paesaggio ha toni scuri e densi e sulle tonalità marroni di tutto il dipinto risalta lo splendido pallore della donna.
Secondo il titolo la scena rappresenta Giove che trasformatosi in satiro seduce Antiope, figlia di Asopo, uno degli dei fluviali della Beozia: dalla loro unione nasceranno Anfione e Zeto, fondatori di Tebe. Vista la forma ovale del quadro, è possibile che si tratti di una sovrapporta, probabilmente incastrata in una boiserie. Nonostante conoscesse le versioni più antiche dello stesso soggetto realizzate da Correggio, Tiziano e Rubens, e riveli uno spiccato interesse per il colorismo veneto, Watteau tenne come esempio soprattutto Van Dyck, in particolare per il braccio del satiro ispirato dalla Deposizione dalla croce, nella chiesa di Saint Paul di Anversa, e la composizione Giove e Antiope a Gand. La ninfa risente comunque dell’influenza della scultura antica, specie dell’Amore dormiente conosciuto attraverso varie versioni. Watteau dovette essere soddisfatto di questa figura, una delle sue “statues de chair”, se la riutilizzerà in Les Champs Elysées della collezione Wallace di Londra.
La stessa figura femminile di Watteau ha ispirato numerosi artisti, da Ingres a Renoir. In particolare ricordiamo la trasposizione fantastica di J.H. Füssli, nella celebre opera Incubo (1871), oggi all’Institute of Art di Detroit.

La datazione dell’opera dovrebbe cadere intorno al 1715, al tempo del soggiorno di Watteau presso il noto collezionista Pierre Crozat. Appartenuta a Leopold-Philippe-Charles-Joseph de Ligne, duca d’Arenberg, era nel suo castello di Heverlé. Quindi entrò nella collezione di Theodore Patureau che la vendette nel 1857 ed è poi ricordata nella vendita della Collezione Bourlon de Sarty, svoltasi nel 1868. Acquistata da Louis La Caze, venne ridipinta per l’occasione alterando i toni bruni e lo sfondo. Nel 1869 il quadro entrò al Louvre insieme all’intera collezione La Caze.

L’incubo (1781)
Johann Heinrich Füssli (1741-1825)
Detroit Institute of Arts
Olio su tela cm 101,6 x 127

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