LE OPERE DI GIACOMO LEOPARDI

LE OPERE DI GIACOMO LEOPARDI

1816Notizie istoriche e geografiche sulla città e chiesa arcivescovile di Damiata – Operetta erudita, pubblicata a Loreto nella tipografia di Ilario Rossi che testimonia la singolare vastità di interessi e di informazione del giovane Leopardi.

1813La guerra dei topi e delle rane – La traduzione, ormai divenuta classica, del poemetto burlesco composto da uno scrittore greco anonimo dell’età omerica apparve per la prima volta ne Lo spettatore italiano e straniero, periodico culturale dell’editore Antonio Fortunato Stella di Milano, e fu subito pubblicata in volume.

1816Scherzi epigrammatici tradotti dal greco – Questo saggio di traduzione in versi, compiuto dal precocissimo filologo nel 1814, fu pubblicato a Recanati due anni dopo, in occasione delle nozze Santacroce-Torre, parenti degli Antici.

1817Traduzione del libro secondo della Eneide – Pubblicata per i tipi dell’editore Giovanni Pirotta, questa limpida e fedelissima versione da Virgilio suscitò una notevole curiosità intorno al nome dell’appartato uomo di lettere recanatese.

1818 Annotazioni sopra la Cronica di Eusebio – Saggio filologico, pubblicato a cura di Mai e Zohrab, ricco di brillanti osservazioni critiche ed ermeneutiche che testimonia la straordinaria conoscenza della lingua latina da parte del Leopardi.

1824 Canzoni del conte Giacomo Leopardi – La prima raccolta dei versi del poeta, pubblicata per i tipi dell’editore Nobili di Bologna, comprendeva: All’Italia.., Sopra il monumento di Dante.., Ad Angelo Mai.., Nelle nozze della sorella Paolina.., A un vincitore nel pallone.., Bruto Minore (con la Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto), Alla Primavera.., Ultimo canto di Saffo.., Inno ai Patriarchi.., Alla sua donna.

1826 – Le Rime di Francesco Petrarca con l’interpretazione composta dal conte Giacomo Leopardi – Il volume, che presenta un vasto corredo di informazioni esplicative, ottenne un grande successo editoriale e fu più volte ristampato.

1826Martirio de’ Santi Padri del Monte Sinai e dell’eremo di Raitu composto da Ammonio monaco, volgarizzamento fatto nel buon secolo della nostra lingua non mai stampato – La traduzione di queste leggenda fu ritenuta fino a qualche tempo fa una contraffazione ma in realtà essa fu desunta da un volume di Francesco Combefis conservato nella biblioteca Leopardi a Recanati. La stesura fu portata a termine tra l’ottobre e il dicembre 1822.

1826 – Versi – La raccolta, pubblicata a Bologna per i tipi dell’editore Brighenti, comprendeva le seguenti poesie: Idilli (L’infinito.., La sera del giorno festivo.., La ricordanza.., Il sogno.., Lo spavento notturno.., La vita solitaria), Elegia I (Tornami a mente il dì che la battaglia), Elegia II (Dove son? dove fui? che m’addolora?), Sonetti in persona di ser Pecora fiorentino beccaio (con una breve avvertenza), Epistola al conte Carlo Pepoli, il poemetto in tre canti La guerra dei topi e delle rane ed il Volgarizzamento della Satira di Simonide sopra le donne.

1827Operette morali – Il volume, stampato a Milano dall’editore Stella, comprendeva le prime venti prose, alcune delle quali erano già state pubblicate su periodici. Nonostante lo scarso successo conseguito da queste “poesie in prosa”, come le definì i Leopardi stesso, nel 1834 apparve una nuova edizione, con l’aggiunta di altri due dialoghi, per i tipi dell’editore fiorentino Piatti. Nel 1835 l’editore Saverio Starita di Napoli pubblicò un primo tomo di un’edizione in due volumi che fu in buona parte sequestrato dalla censura borbonica l’anno seguente. L’edizione definitiva delle Operette fu edita nel 1845 da Le Monnier di Firenze a cura del Ranieri.

1827 Crestomazia italiana cioè scelta di luoghi insigni o per sentimento o per locuzione raccolti dagli scritti italiani in prose di autori eccellenti d’ogni secolo per cura del conte Giacomo Leopardi – L’antologia leopardiana riscosse un grande successo editoriale e divenne rapidamente un classico della letteratura ottocentesca di tal genere.

1828Crestomazia italiana poetica cioè scelta di luoghi in verso italiano insigni a per sentimento o per locazione, raccolti, e distribuiti secondo i tempi degli autori, dal conte Giacomo Leopardi – L’antologia rivela nel Leopardi, oltre a una eccezionale finezza interpretativa, una profonda conoscenza della poesia italiana, derivata dalla diuturna frequentazione dei poeti grandi e piccoli della nostra letteratura.

1831 – Canti – Titolo che Giacomo Leopardi diede alla raccolta delle sue poesie pubblicate per i tipi dell’editore Piatti di Firenze. Il volume, che presentava una lettera dedicatoria Agli amici suoi di Toscana, comprendeva: le Canzoni, gli Idilli (escluso Lo spavento notturno e con il mutamento del titolo di La ricordanza in Alla luna), l’Elegia I (col titolo di Il primo amore), Il risorgimento e i cosiddetti Grandi Idilli (A Silvia.., Le ricordanze.., Canto notturno di un pasture errante dell’Asia.., La quiete dopo la tempesta.., Il sabato del villaggio).

Il titolo dell’opera poetica di Leopardi rimase definitiva anche nella nuova edizione “corretta, accresciuta e sola approvata dall’autore”, pubblicata nel 1835 a Napoli. Il volume, oltre i componimenti dell’edizione fiorentina comprendeva: Consalvo, il pensiero dominante.., Amore e Morte.., A se stesso., Aspasia.., Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accommiatandosi dai suoi.., Sopra il ritratto di una bella dorma scolpito nel monumento sepolcrale della medesima.., Palinodia al marchese Gino Capponi.., Imitazione.., Scherzo e frammenti comprendenti Lo spavento notturno.., l’Elegia II.., l’Appressamento della morte e Dal greco di Simonide.

Nell’edizione postuma, stampata nel 1845 da Le Monnier in Firenze a cura del Ranieri, furono incluse Il tramonto della luna e La ginestra o il fiore del deserto.

PUBBLICAZIONI POSTUME

 1842 Paralipomeni della Batracomiomachia – Pubblicato per interessamento del Ranieri presso l’editore parigino Baudry per evitare le difficoltà che avrebbe frapposto la censura in Italia, questo poemetto satirico in ottave rimate si ispira ai moti rivoluzionari del Risorgimento che il poeta descrive con desolata ironia.

1845 Centoundici pensieri – Composti presumibilmente tra il 1820 e il 1823, questi pensieri, che sono intimamente collegati con le più severe ed articolate meditazioni dello Zibaldone, dovevano servire per illustrate tutta una galleria di caratteri umani e la loro condotta nella società. Essi rappresentano l’espressione più esplicita del pessimismo leopardiano e una disperante testimonianza filosofica della solitudine delle anime grandi in lotta contro la barbarie dei tempi. I Pensieri apparvero per la prima volta nell’edizione fiorentina delle Opere di Giacomo Leopardi curata da Antonio Ranieri.

1845 Studi filologici –  La raccolta, amorosamente curata dal Giordani e dal Pellegrini, comprendeva: La guerra dei topi e delle rane (con un Discorso preliminare).., il Saggio di traduzione dell’Odissea (1816), pregevole versione poetica del I Libro dell’opera omerica, la Titanomacbia di Esiodo (f1817), nella cui premessa Leopardi considerò Esiodo predecessore di Omero, il Discorso sopra Mosco. Poesie di Mosco (1815), biografia erudita e leggiadra versione poetica degli idilli del poco noto poeta siracusano, La Torta (1816), traduzione dello pseudo virgiliano Moretum, e la Traduzione del libro secondo dell’Eneide, nonché l’Inno a Nettuno e le Odae adespotae (1816).

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