ADELCHI – Alessandro Manzoni

ADELCHI

Tragedia in versi in cinque atti di Alessandro Manzoni. Iniziata il 7 novembre 1820, terminata il 21 settembre 1821, ad esclusione dei due cori, composti durante la revisione del testo nell’autunno-inverno 1821, venne pubblicata a Milano nel novembre I 822 e rappresentata al Teatro Carignano di Torino il 13 maggio 1843.

Personaggi
Longobardi
Desiderio, re
Adelchi, suo figlio, re
Ermengarda, figlia di Desiderio
Ansberga, figlia di Desiderio, badessa
Vermondo, scudiero di Desiderio
Anfrido e Teudi, scudieri di Adelchi
Baudo, duca di Brescia
Giselberto, duca di Verona
Ildechi, Indolfo, Farvaldo, Ervigo, Guntigi, duchi
Amri, scudiero di Guntigi
Svarto, soldato
Franchi
Carlo, re
Albino, legato
Rutlando e Arvino, conti
Latini
Pietro, legato d’Adriano papa
Martino, diacono di Ravenna
Duchi, scudieri, soldati longobardi
Donzelle, suore del monastero di San Salvatore
Conti e vescovi franchi
Un araldo

ATTO I

Ermengarda, moglie ripudiata di Carlo Magno, è giunta al palazzo reale di Pavia, presso il padre Desiderio e il fratello Adelchi, e vuole ritirarsi nel monastero di Santa Giulia a Brescia, fondato da sua madre e diretto dalla sorella Ansberga. Contro i Franchi la guerra è inevitabile, ma il coraggioso Adelchi è consapevole dell’isolamento della famiglia reale longobarda e propone di farsi alleato il papa. Desiderio, invece, orgoglioso e vendicativo, vuole la guerra a tutti i costi, e la dichiara, insieme ai duchi fedeli, al legato franco Albino, invitando Carlo allo scontro decisivo presso le Chiuse di San Michele. Scioltasi l’assemblea, i duchi longobardi si ritrovano a casa dell’ambizioso soldato Svarto per congiurare contro Desiderio. Svarto riceve l’incarico di annunciare a Carlo l’appoggio dei ribelli.

ATTO II

Per l’ostinata resistenza dei Longobardi, tra cui si distingue per ardimento e crudeltà Adelchi, Carlo è intenzionato a desistere dall’impresa e a tornare in patria, quando riceve l’inattesa visita del diacono Martino, inviato dal vescovo di Ravenna. Il rilievo eccezionale dell’impresa di Martino, che, confidando nell’appoggio divino, ha aggirato il campo longobardo, convince Carlo d’essere predestinato alla vittoria, spronandolo a terminare l’impresa.

ATTO III

Da tre giorni i combattimenti languono e Adelchi è sconsolato nel vedere i Franchi smobilitare: dalla loro partenza, infatti, gli è negata la gloria, e non vuole obbedire all’ordine paterno di espugnare Roma. Ma si rincuora allorché gli è annunciata la rotta del suo esercito davanti all’attacco dei Franchi dalle retrovie, e si getta pertanto nella mischia. Desiderio fugge, non riuscendo più a imporsi sui soldati smarriti. Carlo, seppure disprezzi la viltà dei traditori longobardi, li ricompensa concedendo loro di mantenere il titolo e nominando duca Svarto. Adelchi, ricongiuntosi con il padre, organizza l’estrema resistenza longobarda, affidando a Desiderio la difesa di Pavia e arroccandosi a Verona. Primo caro: il popolo italico, asservito da due secoli di dominazione longobarda, assiste alla sconfitta degli oppressori e all’avvento dei Franchi, senza
però prendere parte attiva al conflitto.

ATTO IV

Ermengarda, distrutta dal dolore, sta morendo nel monastero di San Salvatore in Brescia, incapace di scordare Carlo, di cui è ancora innamorata. La sorella Ansberga, pensando di rasserenarla, le annuncia le nuove nozze di Carlo con la principessa sveva Ildegarda, infliggendole invece il colpo letale. La pia morte di Ermengarda (secondo coro) riscatta cosi un’etnia sanguinaria e violenta. A Pavia, intanto, Guntigi, incaricato di custodire le mura, per ragioni di opportunismo politico concetta con Svarto per l’indomani il tradimento, permettendo ai Franchi di prendere la città senza quasi colpo ferire.

ATTO V

A Verona stretta d’assedio, i duchi e i soldati chiedono a Adelchi di accettare la resa; Adelchi sceglie di fuggire a Bisanzio, ospite dell’imperatore, per consentire al padre di sperare che un giorno egli possa riconquistare il trono. Carlo, incurante delle implorazioni di Desiderio, si vendica fino in fondo. Adelchi viene ferito a morte durante la fuga e Desiderio compiange il figlio, il quale, dopo aver pregato Carlo di rispettare l’indifesa vecchiaia di Desiderio, rivolge un ultimo pensiero a Dio e muore.

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