LUIGI LONGO – Una vita di lotte per il Socialismo

LUIGI LONGO

Una vita di lotte per il Socialismo

Luigi Longo, noto anche con lo pseudonimo di Gallo (Fubine, 15 marzo 1900 – Roma, 16 ottobre 1980), è stato un politico e antifascista italiano, segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1964 al 1972.

Nell’ottobre del 1920, dopo il fallimento dell’occupazione delle fabbriche, a Torino, le diverse frazioni tendenzialmente comuniste del Partito socialista (il gruppo di Educazione comunista di Antonio Gramsci, i comunisti elezionisti diretti da Palmiro Togliatti, e i comunisti astensionisti), superando i dissensi sull’azione da svolgere all’interno del PSI, che li avevano separati nei mesi precedenti, soprattutto dopo la conclusione dello sciopero delle lancette, si unirono in un’unica frazione comunista.

Essa era diretta da un Comitato di coordinamento del quale facevano parte, tra gli altri, Gramsci, Togliatti e Terracini, e del quale venne nominato segretario il ventenne Luigi Longo, entrato nel Comitato in rappresentanza dei comunisti astensionisti. Data da allora, senza soluzione di continuità, la stretta collaborazione di Luigi Longo, prima con Gramsci e Togliatti, e, dopo l’arresto di Gramsci, con Togliatti, del quale è stato, per oltre trent’anni, il maggiore collaboratore.

Nato il 15 marzo 1900 a Fubine Monferrato, in provincia di Alessandria, da una famiglia di contadini, Luigi Longo si formò politicamente e intellettualmente nella Torino degli anni ’10, dove conseguì il diploma tecnico e dove frequentò la facoltà di ingegneria, senza però mai laurearsi, avendo preferito abbracciare la dura e difficile professione di rivoluzionario.

Entrato nel Partito socialista nei 1919, fece il suo rapido, apprendistato negli anni di maggiore espansione del movimento rivoluzionario italiano. Partecipò attivamente allo sciopero delle lancette (1) e all’occupazione delle fabbriche del 1920. Il 21 gennaio 1921, delegato della sezione socialista torinese, aderì a Livorno al Partito comunista, ed entrò poche settimane dopo nel Comitato Centrale della nuova Federazione giovanile comunista e nella redazione della Avanguardia. Nel 1922, fu delegato a Mosca, insieme con Gramsci e Bordiga, al IV Congresso dell’Internazionale Comunista durante il quale avvenne la “marcia su Roma”.
Tornato in Italia, venne arrestato sotto la consueta accusa di “complotto contro la sicurezza dello Stato”, e trattenuto in carcere per quasi un anno.

Nel 1924, membro della segreteria della FGCI, dirige Avanguardia.

Nel ’25, dopo un nuovo arresto, passa all’estero e lavora all’organizzazione del III Congresso del Partito (Lione, gennaio 1926) dove si schiera con Gramsci e Togliatti contro Bordiga.
Nel successivo Congresso clandestino della FGCI, che si tiene a Biella, viene designato a rappresentare la Federazione giovanile comunista nel Comitato esecutivo dell’Internazionale Comunista giovanile.

Dopo le leggi eccezionali è tra gli organizzatori del movimento comunista all’estero ed entra a far parte dell’Ufficio Politico del Partito Comunista.

Nel 1933 viene nominato rappresentante del PCI nel Comitato esecutivo del Comintern.

Nel 1936 è in Spagna con le Brigate Internazionali, in difesa della libertà e della dignità della Repubblica spagnola, minacciata dalla sedizione dei generali fascisti. È dapprima commissario politico della XII Brigata Internazionale, poi commissario politico generale di tutte le Brigate Internazionali. È in prima linea nella difesa di Madrid, e viene ferito a Pozuelo de Alarcón. Lo troviamo ancora tra gli animatori della vittoriosa battaglia dei garibaldini contro le camicie nere a Guadalajara.

Dopo la fine della Repubblica spagnola è in Francia, presidente dell’organizzazione di massa antifascista Unione Popolare Italiana e redattore di “Stato operaio”, rivista della quale fu dal ’27 al ’39 uno degli animatori e dei più assidui collaboratori.

Dopo il Patto Molotov-Ribbentrop, il governo Daladier ordina la soppressione di “Stato operaio” e l’arresto dei redattori. Al crollo della Francia Longo viene consegnato dal governo di Petain al governo italiano che lo condanna provvisoriamente a 5 anni di confino in attesa che il Tribunale speciale istruisca un processo.

Liberato dopo la caduta del fascismo, Longo è tra gli animatori dell’organizzazione comunista. Ai primi di settembre, prende accordi a nome della Giunta militare antifascista, della quale facevano parte anche Riccardo Bauer e Sandro Pertini, con lo stato maggiore dell’esercito per affrettare, in vista dell’armistizio, l’armamento popolare e per la creazione di una specie di “guardia nazionale”.

Dopo l’8 settembre, Longo organizza a Roma depositi clandestini di ami in previsione della sicura lotta di resistenza contro i nazisti e i fascisti. Le prove offerte in Spagna e in Italia dopo il 25 luglio e l’8 settembre portano Longo a dirigere la Resistenza armata nell’Italia settentrionale. Per due anni è comandante generale delle Brigate Garibaldi, rappresentante del Partito comunista nel Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia, e vice comandante del Corpo volontari della libertà.

Guida l’insurrezione popolare che divampa nelle regioni del nord a partire dal 20 aprile 1945, e sfila a Milano liberata alla testa dei membri del Corpo volontari della libertà.

Per i suoi meriti nella lotta armata contro il nazifascismo è stato decorato con la Bronze Star Medal con una motivazione estremamente lusinghiera nella quale è detto tra l’altro che “come membro del CLNAI, organo rappresentativo riconosciuto  dal governo di Roma nell’Italia occupata dal nemico, egli ha gettato tutto il peso del potente partito di cui era il capo nella battaglia per la liberazione del paese… (e) si è adoperato per l’unificazione di tutti i gruppi militari antitedeschi e antifascisti ed è cosi riuscito a costituire un fronte unico di battaglia contro il nemico comune”.

Nel gennaio del 1946 viene rieletto dal V Congresso del Partito comunista nel Comitato centrale e da allora ricopre la carica di Vice-segretario generale del Partito fino al 1964 quando succede a Togliatti alla segreteria generale del Partito. Consultore nazionale, deputato alla Costituente nel ’46, è sempre stato rieletto in tutte le successive consultazioni politiche nazionali alla Camera dei Deputati.

Nel Partito comunista si è occupato particolarmente dei problemi dell’organizzazione intervenendo autorevolmente nel grande dibattito ideale che si è sviluppato nelle file del movimento operaio italiano ed internazionale, specie a partire dal xx Congresso del PCUS.

Va ricordata in particolare la sua polemica (Revisionismo nuovo e antico) contro le tesi revisioniste avanzate da Antonio Giolitti nel  ’57 al momento della sua uscita dal PCI, e l’azione dispiegata per lo stabilimento di rapporti fraterni con tutti i partiti comunisti e operai.

Direttore fino al 1956 di Vie Nuove, ha fondato e diretto Critica Marxista. la rivista ideologica del Partito comunista. Particolarmente sensibile ai problemi della democrazia operaia Longo ha dedicato grande attenzione alla critica degli istituti della democrazia formale borghese, e allo studio e allo sviluppo degli istituti di democrazia diretta come i Consigli di gestione che ebbero un ruolo determinante nella ricostruzione del nostro Paese negli anni successivi alla seconda guerra mondiale.

Attento ai problemi della cultura e della storiografia del movimento operaio italiano e internazionale Longo è autore della prima storia della Resistenza italiana (Un popolo alla macchia, 1948), di un’opera sulla partecipazione dei volontari alla guerra civile di Spagna (Le brigate internazionali in Spagna, 1955); e di una serie di scritti sui problemi della Resistenza armata contro i nazifascisti raccolti in volume nel 1954 (Sulla via dell’insurrezione nazionale).

(1) Lo sciopero delle lancette fu il nome dato ad una agitazione operaia scoppiata a Torino nell’aprile del 1920, che si opponeva all’applicazione dell’ora legale, evento che costringeva gli operai a uscire di casa per recarsi in fabbrica col buio anche in primavera ed estate. La contestazione sfociò in una serie di lotte ed episodi di occupazione delle fabbriche. Gli operai dettero vita ai consigli di fabbrica e per il loro riconoscimento si movimentò l’intera[senza fonte] classe operaia torinese per dieci giorni di seguito (i soli metallurgici per un mese intero). Tra i promotori ci fu Pietro Ferrero. Alla Fiat Brevetti, per protesta, vennero portate indietro di un’ora le lancette di tutti gli orologi dello stabilimento. La dirigenza dell’azienda rispose licenziando tutta la commissione interna. Il movimento si esaurì una volta sconfessato dal PSI e dalla CGL.

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