LA SANTOREGGIA

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LA SANTOREGGIA

Tale era l’ammirazione di mio padre per questa erba che quando andavamo a cercarla in collina, mi diceva: “Figlio, questa è la vera pianta della felicità”.

Erano bei tempi per me quando potevo correre dietro a mio padre in campagna per ascoltare dalla sua viva voce i misteri delle piante! Ma mi ci è voluto del tempo per capire di quale “felicità” si trattasse!
In altri tempi, ai monaci era strettamente proibito di piantare la santoreggia nei loro orti. La ragione di questo divieto stava nel fatto che la santoreggia è una potente erba “d’amore”.
I greci la consacravano a Dioniso (il Bacco dei romani), despota dei fauni e dei satiri, in onore del quale si celebravano baccanali orgiastici.
Mi par di vederla la mia diletta santoreggia coronare la fronte di un gagliardo amatore, mezzo uomo e mezzo caprone, all’inseguimento di una ninfa pudicamente vogliosa nelle complici boscaglie dell’Epiro.
Quando si preparano i “filtri d’amore”, bisogna girare alla larga dalla cantaride, dal corno di rinoceronte, dagli scarafaggi in polvere, dalla bava di rospo e dal veleno delle serpi: i filtri d’amore sono infinitamente più semplici e più allettanti. Si preparano con santoreggia, spondilio, fieno greco e celidonia. Può capitare anche, quando si deve ridare armonia sessuale a delle coppie, di consigliar loro di condire i cibi con della santoreggia polverizzata nel macinino da pepe.

Altrimenti, dico agli uomini impotenti e alle donne frigide: frizionatevi la spina dorsale con un decotto di santoreggia e di fieno greco…

Conosciamo due specie di santoreggia: una coltivata (santoreggia annua o erba di san Giulio) e una selvatica di montagna (detta anche calamento o nepetella); è un’affine del timo, della lavanda e della salvia (famiglia delle Labiate). Si riconosce facilmente dalle foglie grigiastre, gli steli lievemente rossastri e i piccolissimi fiori bianchi o rosati.
Le sue origini sono nelle contrade mediterranee dove popola terreni rocciosi e asciutti.
La specie coltivata, che resiste meglio della sorella collinare al freddo e all’umidità, è molto diffusa e ama ogni tanto diffondersi evadendo spontaneamente dagli orti.
La santoreggia fin dai tempi più remoti gode fama di afrodisiaco; ma le vengono attribuite molte altre virtù: nel Medio Evo santa Ildegarda e Alberto Magno prescrivevano la santoreggia per curare gotta, paralisi, diarree, perdite bianche e amenorrea (arresto delle mestruazioni).
Personalmente la considero uno stimolante fondamentale e un’erba digestiva (si giustifica pertanto il suo uso in cucina: un rametto di santoreggia faciliterà la buona digestione dei cibi più pesanti: selvaggina, spezzatini, farinacei).
La santoreggia è carminativa, cioè aiuta l’evacuazione dei gas dall’intestino.
È antidiarroica e agisce con altrettanta efficacia contro le diarree acute come contro quelle croniche.
È purgativa, vermifuga e diuretica, e queste qualità ce la raccomandano in tutti i casi di autointossicazione (gotta, reumatismi, calcoli delle vie genito-urinarie, ecc.) o di intossicazione da parassiti (verme solitario, ascaridi, ossiuri).

Guarisce i crampi di stomaco, calma gli attacchi di asma, guarisce le affezioni della bocca o della gola, ha un’azione lenitiva dell’apparato respiratorio liberandolo da mucosità ed ha un’azione ricostituente per i bambini gracili.

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Raccolta

Se avete la fortuna di abitare in zone mediterranee temperate o se vi andate in vacanza, vi consiglio di battere la campagna alla ricerca della santoreggia. Tanto per cominciare respirerete dell’aria pura e poi vi porterete a casa il più utile e il più sbarazzino dei “semplici” (la santoreggia fiorisce durante tutta l’estate).
Potete anche coltivare la santoreggia in giardino o nell’orto: richiede terreno leggero e abbastanza fertile. Seminatela fra febbraio e marzo se abitate nei paesi caldi, in aprile se abitate al Nord.
Il vostro piccolo appezzamento di santoreggia si manterrà da solo a condizione che lasciate qualche piantina andare a seme.

Raccogliete la pianta intera al livello del terreno subito prima della fioritura e fatela essiccare all’ombra appesa a mazzetti.

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Preparazione e impiego

INFUSO: mettete una piccola manciata di santoreggia fresca o secca, in un litro d’acqua. (Da 2 a 4 tazze al giorno, delle quali una alla sera prima di coricanti, se avete in programma qualcosa di speciale……..)
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INFUSO o DECOTTO per uso esterno (lozioni, impacchi, massaggi, gargarismi): una manciata e mezzo di pianta per litro d’acqua.
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BAGNI ALLE MANI E PEDILUVI: stesse proporzioni.
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INFUSO COMPLESSO contro l’impotenza: bevete mattina e sera, per 40 giorni, un infuso fatto con 6 pizzichi di santoreggia, 2 di rosmarino, 2 di menta, 2 di verbena per litro d’acqua; in seguito, per i 3 giorni seguenti, bevete un infuso di sola santoreggia preparata con 6 pizzichi in una ciotola d’acqua bollente.
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ERBE MEDICINALI – FITOTERAPIA

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