CIBI AFRODISIACI

Se San Tommaso d’Aquino fu noto e apprezzato come teologo per la sua Summa scritta nel 1274, pochi ne conoscono le felici intuizioni sulla correlazione tra cibo e sesso. Il santo aveva infatti elaborato per la sua congrega una dieta nella quale era severamente esclusa la carne poiché si riteneva che questo alimento, se consumato al sangue, aumentasse le spermatogenesi e acuisse la concupiscenza. L’intuizione doveva essere ben giusta tanto che, per esempio, ai marines americani, prima della battaglia si facevano mangiare sanguinolente bistecche per renderli vigorosi ed efficienti. La moderna scienza oggi ci conferma che nella carne vi é una sostanza, la tirosina, precursore dell’adrenalina, che in farmacologia può essere considerata una droga. L’elenco di cibi considerati afrodisiaci é lungo e antico: famose cortigiane, tra le quali resta celebre Madame Du Barry, erano solite apprendere i misteriosi segreti di certe ricette culinarie i cui effetti ravvivavano il sensualismo sfrenato di alcuni monarchi: ostriche e champagne, peperoncino, frutti di mare, tartufi e altro. La tavola é sempre stata alleata preziosa della seduzione. Tom Jones ha riproposto il gioco erotico della conquista intorno a una coscia di pollo, ma la storia é costellata di racconti di famose cene (chi non ricorda quella di Trimalchione descritta nel Satyricon) nelle quali le ricette dell’amore si trasformano in cucina per l’amore.
Le credenze popolari di molti paesi annoverano tra i cibi afrodisiaci stranezze di ogni tipo: dalle corna di cervo che contengono l’eleuterococco che agisce sulle ghiandole sessuali, in grande uso nell’Estremo Oriente, alle lumache, al brodo di tartaruga, rane, pinne di pescecane, caviale, dragoncello, senape, astici, ossa di corna di renna e altre erbe e salse di uso comune come la senape, l’aglio e la cipolla. Una vecchia credenza della Lombardia annovera anche il sedano bianco come un rimedio sicuro contro la sonnolenza del consorte!
La riscoperta della cucina dell’amore ci viene ancora una volta dagli USA. Madeleinc Pelner Cosman della City University di New York ha scandalizzato non poco i dotti ricercatori di Palo Alto in California pubblicando sulla loro rivista Annual Reviews on Nutrition un saggio sulle diete della storia e il piacere sessuale. Si scopre cosi che nel medioevo, tra l’XI e il XVII secolo, vi é stata la più interessante fioritura di saggi sui cibi afrodisiaci.
Una vera e propria cultura universale perché i libri medico-culinari sul tema erano scritti in latino medievale, ebraico, arabo, francese, tedesco, spagnolo, portoghese e anche in dialetti inglesi quasi a confermare che la ricerca dei piaceri sessuali attraverso il cibo ha origini antiche e culturali profonde. Si apprende cosi che partendo dalle basi di Esculapio il menù si era tanto allungato fino a dividere, come si fa nelle liste dei ristoranti moderni, i primi dai secondi, la frutta dal dolce. Tra i prodotti del mare venivano annoverati i granchi bolliti, le ostriche,1e anguille macinate nel vino e anche il fegato della balena; tra le carni uccelli come pernici e quaglie e altri volatili selvaggi. La cottura vedeva assai spesso l’uso del cumino e dello zafferano; anche 1e uova di quaglia, di oca, di anatra erano copiosamente servite nei banchetti. Porri e rape si riteneva influenzassero favorevolmente il coitus soprattutto se preparate con miele, sesamo e altre spezie e salse che trovavano nelle erbe aromatiche il loro fondamento. Tra gli afrodisiaci di oggi va per la maggiore il Ginseng, una radice la cui azione stimolante sembra essere attribuita alla presenza di ormoni sessuali vegetali. Ancora oggi in Messico e nelle Antille si usa come potente afrodisiaco la Damiana, una foglia erbacea della Turnera aphrodisiaca. Anche lo zenzero era usato con la finalità di ”scaldare”. Aglio e cipolla, oggi grandemente rivalutati, sono stati da sempre descritti nella storia come potenti meccanismi d’azione della spermatogenesi attraverso una regolazione della sintesi degli ormoni del sesso. Da parte della scienza ufficiale non esiste però un riconoscimento a queste loro virtù. La cucina del medioevo consigliava anche asparagi e carciofi e le essenze di questi vegetali che, crudi o cotti, favorivano la libido. Tra erbe e spezie troneggiava nelle ricette antiche la santoreggia, l’anice, il timo, mescolati al vino. Plinio e Virgilio avevano descritto e definite la ”Saturitas” cioé la santoreggia come pianta che ”dà abbondanza di desiderio”. Nel bacino del Mediterraneo, poi, a tutti i popoli é noto il peperoncino rosso, definito nel Sud dell’Italia il ”fuoco”. Cosa c’é di vero nelle credenze popolari?
Quanto la suggestione, la carica psicologica influiscono sull’eros? Il cibo come il farmaco agisce da placebo, ma la scienza moderna ha confermato che le intuizioni degli antichi testi medievali poggiavano su basi scientifiche. Si distinguono due famiglie di afrodisiaci, quelli che creano una stimolazione locale come la cantaride, e sono quindi sintomatici, e quelli che invece stimolano il sistema nervoso centrale. Il peperoncino è stato nobilitato da scoperte scientifiche specifiche da quando si è appurata la presenza della capsaicina che trasmette i messaggi da una cellula nervosa all’altra e tra questi anche il piacere. Si é potuto cosi affermare che la dieta, grazie ad alcuni alimenti specifici, libera dei neurotrasmettitori, ossia delle spie che regolano il nostro comportamento generale e anche quello sessuale. Altre conferme vengono su nuovi fronti: chi ha offerto caviale e champagne ha seguito una via giusta, nel caviale infatti é presente la tiramina, un forte stimolatore del cervello. Nel dipartimento di biochimica dell’Università di Milano si é accertata nel tartufo la presenza del dimetilsolfuro che negli esperimenti compiuti sugli animali si é dimostrato un forte attraente sessuale per le femmine.
Cosa c’è di vero infine nella diceria secondo cui si deve far bere un po’ la propria compagna se l’approccio amoroso é stentato? Tutto. La scuola russa ha infatti accertato che l’alcool può essere al tempo stesso uno stimolatore o un deprimente a seconda delle dosi. Nel cane ansioso gli esperimenti hanno dimostrato che l’alcool aumenta il desiderio, ma diminuisce la capacità di accoppiamento; una conferma scientifica al fatto che per conquistare o sedurre, l’alcool e un’arma a doppio taglio: sonno o passione. Le ricerche farmacologiche attuali non fanno altro che mettere l’imprimatur su quanto é stato tramandato dalla saggezza popolare. Una con ferma in più? Nel medioevo ogni incontro d’amore vedeva sul tavolo o nel banchetto le uova; questi cibi hanno dosi massicce di colesterolo e oggi é provato che tale sostanza serve a “costruire” ormoni tra cui anche quelli del sesso. Se si aumenta la dose di colesterolo, alcuni ormoni si liberano e arrivano in determinate zone del cervello stimolando i comandi che di la partono per tutto il corpo. Uova, dunque, di qualsiasi animale ed ecco perché accanto al caviale si parla anche di bottarga. Di molte sostanze come per esempio il timo, l’anice, lo zenzero si parla di euforizzanti, cioé di sostanze un gradino inferiore alle ”droghe”, ma a tutt’oggi non si conoscono i meccanismi d’azione che invece si sono accertati nella senape contenente la sinigrina, assai simile alla cantaride.
Dai filtri del laboratorio torniamo alle credenze d’amore: molti autori, cortigiane, cuochi illustri intuirono che il vero ”filtro d’amore” si trova appunto latente negli alimenti che, arrecati al corpo umano, ne riparano le perdite organiche, ridanno potenza e, entro certi limiti, ne agevolano l’estrinsecazione. Come dice Omero Rompini, nel suo celebre La cucina degli anni ruggenti, esistono opportuni condimenti che ”aggiunti alle vivande tonizzanti per renderle più gradite ed appetitose potrebbero, in virtù di una specie di azione elettrica eccitante su certi peculiari tessuti organici, aumentare fino  ad un certo punto la potenzialità e rendere più vivace la funzionalità”.


La cucina afrodisiaca dunque farebbe dimagrire? Certamente se, raggiungendo la cosiddetta “pace dei sensi”, riacquistiamo il nostro equilibrio interiore. La serenità di spirito, l’appagamento, mal si conciliano con le abbuffate. Una rivista specializzata, Dimagrire, in una sua indagine “Il sesso che asciuga” forniva quattro ricette particolari per una serata d’amore a poche calorie. Comprendeva un soufflé di granchi con tartufo nero, un filetto al pepe, un’insalata di soia e di rucola e infine uno zabaione al Porto. In queste ricette vediamo riapparire alcuni fondamentali cibi afrodisiaci: il tartufo, i granchi, la rucola e le uova.
Agli ”amanti focosi” posso dire di non aver trovato in nessuna tabella del calcolo calorico indici di riferimento su quante calorie vengono consumate facendo all’amore.
Pruderie? Probabilmente il motivo é da ricercarsi nel fatto che é difficile stabilire uno standard medio. Se un uomo pesa 70 chili e vogliamo equiparare questa attività con l’andare in bicicletta, possiamo azzardarci ad affermare che il dispendio può aggirarsi intorno alle 350 calorie all’ora. Se la fatica é come ballare il rock, allora le calorie diventano 525. È tuttavia un calcolo che per alcuni é sballato in eccesso o per difetto.
A fare un conteggio più preciso, se pur limitato al solo bacio, si é provata in Francia la dottoressa Martine Mourier che ha sostenuto la tesi di laurea su questo argomento. Secondo la Mourier baciando intensamente una persona si consumano dalle 50 alle 150 calorie e cosi si aiuta l’organismo a bruciare i grassi. Con un bacio sono coinvolti 12 muscoli labiali ma se c’è anche l’erotismo i muscoli in attività diventano 29. Un bacio consuma calorie perché é un cocktail esplosivo di reazioni: il battito cardiaco passa da 70 a 150 pulsazioni al minuto, il cuore pompa un litro di sangue in più e nell’organismo entrano 9 milligrammi d’acqua, 0,7 grammi di albumina, 0,18 di sostanze organiche, 0,711 milligrammi di materie grasse, 0,45 milligrammi di sale e purtroppo 250 bacteri con un numero imprecisato di virus e parassiti.
Martine Mourier ha scritto un libro assieme ad un noto giornalista Jean Luc Tournier dal titolo Piccola enciclopedia del bacio.

INFUSO COMPLESSO contro l’impotenza: bevete mattina e sera, per 40 giorni, un infuso fatto con 6 pizzichi di santoreggia, 2 di rosmarino, 2 di menta, 2 di verbena per litro d’acqua; in seguito, per i 3 giorni seguenti, bevete un infuso di sola santoreggia preparata con 6 pizzichi in una ciotola d’acqua bollente.


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