L’ILIADE E L’ODISSEA

L’ILIADE E L’ODISSEA

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Come si è già accennato, l’Iliade e l’Odissea sono dei poemi epici, cioè narrano le gesta di eroi e, attraverso la celebrazione delle loro imprese, esaltano la cultura che li ha generati. In origine la parola greca épos significava “narrazione”; oggi 1’aggettivo “epico” è sinonimo di eroico e grandioso e col termine “epopea” si intende l’insieme dei racconti che esaltano un popolo o un gruppo sociale. Entrambe le opere omeriche non sono scritte in prosa ma in poesia, cioè sono composte da versi esametri (ognuno è formato da sei piedi). Il verso poetico è una riga, alla fine della quale si va a capo per cominciarne una nuova, senza che sia terminato lo spazio utile della pagina. Questo andare a capo non è casuale, ma segue un ritmo cadenzato e prefissato, una specie di schema musicale su cui il poeta adatta le parole. Entrambi i poemi – come altri componimenti epici – possiedono degli accorgimenti narrativi che si ripetono: sono presenti similitudini (come l’aquila che dall’alto ghermisce l’agnello, così Ettore si avventò su Achille…), aggettivi fissi (l’astuto Ulisse), patronimici (il Pelíde Achille, cioè figlio di Pelêo) e ripetizioni di schemi fissi per alcune situazioni tipiche (la morte, il duello, il naufragio, l’approdo…).
Sia nell’Iliade che nell’Odissea la realtà storica si mescola a numerosi elementi fantastici e mitologici.

Infatti l’Iliade celebra la guerra scoppiata tra Ilio (nome greco di Troia) e i Greci (o Achei). Troia è veramente esistita ed è realmente stata distrutta in un incendio al termine di una guerra decennale svoltasi nel XIII sec. a.C., come hanno dimostrato gli scavi archeologici di Heinrich Schliemann.
Anche se molti eroi achei (Agamennone, Menelao ecc.) non sono realmente vissuti nell’età micenea, le usanze e i costumi descritti nell’Iliade coincidono con quanto sappiamo sulla vita del popolo acheo.
Probabilmente la causa vera della guerra, che si concluse con la distruzione di Ilio, fu il conflitto di interessi commerciali per il controllo dei traffici tra il Mar Egeo e il Mar Nero da parte dei Greci e degli abitanti del1’Asia Minore. Invece, secondo quanto racconta il mito, il motivo dello scoppio della decennale guerra contro Troia fu l’impresa del principe troiano Paride che, per amore, rapi la bella Elena, sposa del re acheo Menelao.
Avendo come presupposto questo movente fantastico, il poema si articola in 24 canti e narra un’azione che si svolge in cinquantun giorni.
Argomento centrale è un episodio dell’ultimo anno della guerra contro Troia. Gli eserciti greci stanno assediando la città. Achille, re dei Mirmidoni e il più valoroso tra gli Achei, si adira contro Agamennone, re di Argo e di Micene e fratello di Menelao, perché gli aveva preso la schiava preferita Briseide. Perciò Achille decide di ritirarsi dal combattimento, indebolendo notevolmente l’esercito acheo. Solo una seconda e più terribile ira lo induce a riprendere la battaglia: la morte del1’amico Patroclo, ucciso dal principe troiano Ettore. Il poema si conclude con la morte di quest’ultimo e con l’incendio della città di Troia.

Anche l’Odissea ha dei fondamenti storici, perché molti dei pericoli corsi da Ulisse sono quelli reali, noti a tutti i marinai che solcavano con le loro navi il Mar Mediterraneo e che raccontavano le avventure di mare, magari esagerandole. Il difficile ritorno di Odisseo (nome greco di Ulisse) e degli altri eroi da Troia alla loro patria sta a significare il declino della civiltà micenea, spazzata via dai nuovi invasori, i Dori.
Le peripezie dell’eroe greco sono quelle vissute da molti Greci che, cacciati dalle terre divenute proprietà di poche e potenti famiglie, emigravano e fondavano nuove città lungo le coste mediterranee.
L’argomento centrale del poema, suddiviso in 24 canti, è il ritorno di Odisseo nella natia Itaca, l’isola del Mar Ionio di cui è re, dopo la distruzione di Troia. L’opera si può dividere in due parti: i primi dodici canti trattano dell’errare di Odisseo, mentre gli ultimi dodici parlano delle vicende dell’eroe al suo ritorno in patria. L’azione del poema dura circa quaranta giorni e corrisponde al periodo finale del vagabondare di Ulisse, da quando abbandona l’isola di Calipso a quando riottiene la casa e il regno. Ma, dal racconto che egli fa a re Alcinoo, si apprende che le sue vicissitudini hanno coperto un arco di nove anni, dal giorno in cui lascia il lido di Troia a quando ritorna in patria.

L’Iliade e l’Odissea sono ritenuti i capolavori del genere epico, poemi che meglio di altri ne codificarono i temi e le forme. Sotto il profilo stilistico, i versi hanno un andamento ampio e solenne e la narrazione è intensa e caratterizzata da un’estrema varietà di toni: tragico, comico, poetico, fantastico ecc. Per quanto riguarda il contenuto, la fama universale delle due opere è anche dovuta alla densità e alla ricchezza del racconto epico: l’azione drammatica, il conflitto tra le forze nemiche, il continuo alternarsi dei sentimenti più diversi (forza, astuzia, ingiustizia, dolore), accompagnato dall’esaltazione di virtù come la pietà, la fedeltà e l’amicizia, ne sono le principali caratteristiche. Quindi la poesia omerica non è solo un prezioso documento della civiltà greca ai suoi albori, ma è anche un patrimonio culturale la cui grandezza supera i confini del genere epico.

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