VANGELO SECONDO GIOVANNI

San Giovanni evangelista
Opera di Volodymyr Borovykovs’kyj
Cattedrale di Kazan a San Pietroburgo

VANGELO SECONDO GIOVANNI

L’antica, prevalente tradizione ecclesiastica afferma che il quarto vangelo fu scritto dall’apostolo Giovanni, il prediletto di Cristo, quando aveva raggiunto l’estrema vecchiezza (cfr. 21,23) nella comunità cristiana di Efeso, metropoli dell’Asia Minore. Il vangelo fu scritto verso l’anno 100 e il più antico manoscritto che ce lo tramanda è del 150, al massimo del 200.

Nonostante le caratteristiche che evidentemente distanziano questo vangelo dai primi tre, Giovanni intende scrivere, come i suoi predecessori, un vangelo: lo provano l’identita del quadro generale e dei fatti fondamentali, le non rare indicazioni cronologiche – a volta essenziali (cfr. nota a 5,1) – geografiche e di vario altro tipo.

Soltanto Giovanni racconta di un prolungato ministero di Gesù a Gerusalemme. Le radici palestinesi del vangelo vengono allo scoperto nel linguaggio in più punti chiaramente aramaico.

Giovanni scrive a distanza di circa settanta anni dopo la morte di Gesù (anni 30) e preferisce scegliere alcuni fatti della vita di Cristo, che, a ragione del loro non avventizio contenuto simbolico, permettono una profonda intelligenza del mistero di Cristo, sotto la guida dello Spirito Santo (cfr. 14,26; 15,26; 16,13) e alla luce dell’esperienza soprannaturale della Chiesa. Giovanni conserva fedelmente la sostanza degli insegnamenti di Gesù, anche se li versa in una propria forma letteraria.

Si può parlare di una tradizione giovannea – affiorante anche in Luca – in parte parallela e in parte complementare della tradizione riflessa nei tre primi vangeli.

Il sublime prologo (1,1-18) enunzia i temi sviluppati nel vangelo. I cc. 1,19-4,54) avviano la manifestazione della natura e dei poteri divini di Cristo; nei cc. 5-12., la polemica con i Giudei approfondisce temi essenziali del mistero della persona e della missione del Figlio di Dio; i cc. 13-21 contengono il racconto della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, con l’inserzione delle sue ultime confidenze ai discepoli (cc. 13-17).

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