GLI ATTI DEGLI APOSTOLI

San Luca – El Greco

GLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Nel Nuovo Testamento gli Atti degli Apostoli si collocano dopo i quattro Vangeli e prima delle Lettere di Paolo. Essi costituiscono la prima storia delle comunità cristiane primitive che va dal 30 al 60, ossia dalla morte di Gesù agli anni in cui i suoi discepoli portano il suo messaggio da Gerusalemme fino a Roma attraverso un confronto, non facile con le realtà e le culture diverse che incontrano lungo il non facile cammino. Perciò, se i Vangeli ci presentano quanto Gesù ha detto e fatto con i suoi gesti e con le sue opere, gli Atti degli Apostoli ci descrivono l’attività evangelizzatrice svolta dagli apostoli, e in particolare da Pietro e Paolo, per portare l’insegnamento ricevuto ad un mondo al quale fino a quel tempo era estraneo superando non poche difficoltà.

Non si tratta di una storia in senso moderno, ma di una storiografia religiosa, ossia di un racconto in cui gli eventi vengono riferiti e interpretati dall’autore, ritenuto da tutti Luca, che ha scritto pure il terzo Vangelo. Ed il collegamento tra le due opere é stabilito dallo stesso Luca allorché, rivolgendosi ad un certo Teofilo come personaggio simbolo di ogni credente, scrive: “Nel mio primo libro ho già scritto, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo”. Il Vangelo di Luca, infatti, si conclude con l’episodio dell’ascensione che ritroviamo nella prima pagina degli Atti.
Luca, che era medico nativo forse di Antiochia, dimostra di essere un ottimo narratore ed un buon conoscitore della lingua greca come della storia e della geografia del mondo antico. Negli Atti noi incontriamo, prima di tutto, gli apostoli rimasti senza Gesù nel cenacolo presentatici in coppia:
“C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di Giacomo. Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui, i suoi parenti”. Non figura Giuda Iscariota dal nome della sua patria, Karioth, che, pur essendo stato tanto prediletto da Gesù, é divenuto “il figlio di perdizione” perché per 30 monete d’argento (il prezzo degli schiavi) lo ha tradito e venduto ai capi del Sinedrio facendolo arrestare. Giuda, per disperazione, si è impiccato.

Dagli Atti conosciamo, come ascoltandoli, i discorsi che Pietro e Paolo rivolgono ai cristiani riuniti nelle prime comunità e la bravura di Luca sta nell’averli riscritti, e non riassunti, sulla base di appunti e seguendo un ordine preciso che comprende l’esordio, lo sviluppo e la perorazione. E, al tempo stesso, veniamo a contatto con costumi, mentalità, ambienti in cui si muovono una serie di personaggi molti dei quali minori ma non meno significativi perché arricchiscono la narrazione rendendola avvincente anche per i simbolismi che esprimono ancora oggi.
C’è Giuseppe Barsabba, il candidato che risulta sconfitto quando gli apostoli decidono di sostituire Giuda Iscariota per completare il gruppo dei Dodici, c’é l’anonimo paralitico della porta Bella (la porta dorata del tempio) che chiede l’elemosina ai passanti a cui Pietro non ha altro da offrire se non la forza liberante della grazia divina che lo guarisce e ci sono i cristiani di Damasco che accolgono Paolo dopo la sua conversione. Ci sono Simon Mago e Simone il cuoiaio come c’è il carceriere anonimo di Filippi che si converte con tutta la famiglia. C’é Gallione, fratello di Seneca e proconsole romano di Corinto, che ha un incontro con Paolo piuttosto freddo da cui é nata la leggenda di uno scambio di lettere tra l’apostolo e Seneca che avrebbe dato luogo ad un Epistolario apocrifo, un’opera da cui emerge il desiderio di coniugare la cultura stoica romana con la nascente cultura cristiana. C’è Apollo l’alessandrino che fa sfoggio di un’eloquenza superiore a quella di Paolo e c’é Tiranno di Efeso nella cui scuola Paolo si reca più volte a discutere con chi voglia ascoltarlo per sapere del messaggio cristiano. E ci sono Erasto, Gaio, Aristarco e Demetrio, quel terribile orefice che, ad Efeso, aizza contro Paolo tutti i venditori di souvenir religiosi. Né mancano figure femminili oltre a Maria che si trova a Gerusalemme insieme ai discepoli in quella stanza al piano superiore che viene chiamata cenacolo. Ci sono le vedove, che vivono all’interno della comunità cristiana una consacrazione completa e creativa, ed altre donne come Tabita che si distingue per il suo impegno per i poveri, Maria di Marco e Rode e Lidia di Tiatira che, a Filippi, commercia in porpora e che invita Luca e Paolo ad abitare a casa sua per tutto il tempo che rimarranno in quella citta.
E ci sono la giovane schiava la quale indovina che Paolo libera dalla magia e Damaris l’ateniese, Priscilla di Roma, le donne nobili di Tessalonica e cosi via. Il lettore é, così, messo davanti a grandi eventi ma anche a piccoli fatti, alle tensioni provocate da contrasti e incomprensioni tra giudei e cristiani, che nell’insieme formano la storia complessa della vita apostolica, con le sue luci e con le sue ombre, e del nascere, dell’espandersi del cristianesimo come visione nuova dell’esigtenza umana per i valori che esprime e dell’affermarsi sul piano organizzativo di una Chiesa nuova, diversa nei contesti socio-politici che avevano conosciuto altri déi ed altri idoli.”

Ma negli Atti sono descritti pure gli aspetti sociali delle prime comunità cristiane in cui si tende a vivere in comunione, non soltanto sul piano spirituale della fede, ma anche per quanto riguarda la destinazione sociale dei beni tanto da parlare di “comunismo” dei primi cristiani. Ciò non vuol dire che non si riconosca la proprietà privata che rimane un diritto inalienabile, anche se il levita Barnaba, originario di Cipro, vende il suo campo per porre il ricavato “ai piedi degli apostoli” e come lui fanno altri. Ma, in quanto i poveri vengono messi al centro della missione della Chiesa nascente perché cessasse la loro emarginazione e discriminazione sociale e civile rispetto alla società classista del tempo, l’impegno di ogni cristiano desideroso di diventare il vero discepolo di Cristo si ispirava alla nuova norma morale che spingeva a superare la legge dell’avere e del possedere per privilegiare l’essere come persone di eguale dignità morale e sociale. Ecco perché il Concilio Vaticano II ha riscoperto “l’amore preferenziale per i poveri” nel senso che l’azione di promozione umana della Chiesa, fondata sui valori della solidarietà, deve partire dai più deboli, siano essi singoli esseri umani che popoli, per dare alla convivenza umana del mondo una più alta qualità della vita. Si potrebbe dire che lo stesso concetto di interdipendenza scaturisca dall’insegnamento cristiano.

La struttura del libro ci fa, inoltre, vedere come Luca si sia servito di fonti e documenti che ha vagliato con scrupolo per inquadrare il suo racconto e ravvivarlo di testimonianze dirette che egli stesso ha raccolto, essendo un cristiano della seconda generazione rispetto a quella degli apostoli ed dei seguaci di Gesù. Luca è stato discepolo e compagno di Paolo tanto che, nella seconda parte, a partire dal sedicesimo capitolo, narrando l’attività missionaria di questo apostolo, usa il “noi” come chi l’ha accompagnato nei suoi viaggi, per terra e per mare, fino a Roma. Rimane suggestiva la descrizione che Luca fa di Paolo quando questi ad Atene, la città dominata da una cultura diversa dal cristianesimo e piena di déi, preso per un “ciarlatano” e per “un annunciatore’ di divinità straniere”, Viene condotto all’Areopago come per una sfida. E l’apostolo, sapendo di dover parlare ad un pubblico colto al quale, però, era estranea l’idea di un Cristo crocifisso e risorto, prende lo spunto dall’iscrizione in un’ara “Al Dio ignoto” per iniziare, dopo averla citata, “cittadini ateniesi… quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio”. E, nonostante avesse fatto ricorso alla sapienza pagana per meglio comunicare il messaggio cristiano a persone che avevano altri concetti e pensieri nella testa, il risultato immediato di quell’incontro fu un fallimento. Ma quel tentativo di fare incontrare il messaggio cristiano con la cultura greca, parlando nell’Arebpago sulla piccola collina di Marte ai piedi dell’Acropoli a persone pervase di civiltà classica, rimane ancora oggi un grande esempio di inculturazione, anche se Paolo non potè concludere il suo discorso, né potè pronunciare il nome di Gesù. Scrive Luca negli Atti: “Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: Ti sentiremo un’altra volta”. Quell’esperienza amara, però, fu importante per Paolo per poter affinare, da uomo colto qual era, una predicazione protesa a tutti gli uomini e a tutte le nazioni.

Lo scopo principale del libro, che la maggioranza degli studiosi moderni ritiene sia stato scritto da Luca tra gli anni 80- 85 d.C. dopo quello del Vangelo, è di mostrare che, attraverso la predicazione degli apostoli e, in particolare, di Pietro e Paolo, si è realizzato quanto aveva detto Gesù rivolgendosi ai suoi discepoli: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1; 8). Un’espressione, quest’ultima, che è stata particolarmente evidenziata e fatta propria da Giovanni Paolo II per far comprendere, rispetto alla tradizionale concezione geo-fissista della romanità del papato che era stata già infranta da Paolo VI, il carattere itinerante del suo pontificato per la vie del mondo.

Perciò, il libro degli Atti degli Apostoli é stato definito “il Vangelo dello Spirito Santo” per il ruolo che, secondo l’insegnamento di Gesù, lo Spirito Santo svolge nella nascita e nella crescita della Chiesa (parola che significa “convocazione”, “assemblea” e compare per la prima volta negli Atti) rendendo possibile a comunità e persone che parlano lingue differenti di ascoltare il messaggio cristiano ciascuno nella propria lingua. Lo Spirito Santo è il Paraclito o Consolatore, come ha detto Giovanni, che “vi guiderà alla verità tutta intera”, che non é un sistema speculativo, una filosofia, ma la “verità” che si chiama Gesù con il suo mistero di Figlio di Dio venuto al mondo per salvarlo. Perciò la Babele del peccato può essere vinta per dare inizio alla Gerusalemme della comunione in cui i cristiani, pur parlando lingue divergenti, si possono intendere perché tutti posseggono la lingua dell’amore.

Il libro, che si compone di 28 capitoli, può essere diviso in due parti. Nei primi quindici capitoli lo sfondo storico é Gerusalemme, la Palestina e tra i fatti raccontati domina la figura di Pietro, descritto come un personaggio solenne, trionfale che convoca Concili, che va da una città all’altra per favorite il superamento di tensioni tra ebrei e cristiani o all’interno delle stesse comunità cristiane e la sua parola é decisiva perché ascoltata con grande rispetto da tutti. A partire dal capitolo sedici in poi Pietro scompare e la scena é dominata da Paolo. Va, tuttavia, rilevato che negli Atti degli Apostoli Pietro e Paolo sono i due protagonisti maggiori del cammino che la Chiesa delle origini compie dalla Palestina biblica per giungere – attraverso la Siria, l’Asia Minore, la Grecia, le isole del Mediterraneo – fino a Roma, capitale dell’impero e centro culturale della romanità. Infatti, con la descrizione delle ultime tappe del lungo ed avventuroso viaggio di Paolo (Malta, Siracusa, Reggio, Pozzuoli) e con il suo arrivo a Roma termina il racconto degli Atti degli Apostoli.

E l’accostamento che viene fatto di Pietro e Paolo come di Gerusalemme e Roma obbedisce ad un principio fondamentale, che è alla base di tutta la struttura letteraria e della visione ideologica degli Atti, per cui il cristianesimo, partendo dalla roccia di Sion e dalla cultura ebraica, ha come destino Roma nel senso che la sua meta è il mondo e sono tutte le culture, tutti gli orizzonti. È questa, infatti, la riscoperta fatta dal Concilio Vaticano II e dalla cultura teologica che ne è seguita in questi anni fino ad oggi per ridare alla Chiesa la sua collocazione e la sua funzione universali, riproposte con forza da Giovanni Paolo II in vista del terzo millennio dell’era cristiana.

Alceste Santini

SAN PIETRO E PAOLO – El Greco (Vedi scheda)

ATTI DEGLI APOSTOLI – SINTESI

Autore e destinatario di questo libro, che non ha paralleli nel Nuovo Testamento, sono gli stessi del terzo Vangelo. Negli Atti viene presentato, nelle sue grandi linee e nei suoi momenti essenziali, lo sviluppo, sotto l’azione dello Spirito Santo, della Chiesa istituita da Cristo. In concreto, l’arco di tempo considerato da Luca va dall’anno 30 al 63. Vi campeggiano le figure dei due principi degli apostoli Pietro e Paolo con una scelta di fatti che danno una idea sufficiente e fedele della corsa del vangelo nel mondo e dei fermenti della Chiesa primitiva, L’itinerario di quella corsa muove da Gerusalemme (1,12-8,3), attraverso la Palestina, culla del vangelo (8,4-12,45), e dilaga nel mondo mediterraneo fino a Roma (13,1-28,31). Così si compie il mandato da Cristo ai suoi discepoli (1,8).

Nel libro si trovano inseriti alcuni brani di un diario di Luca, presente agli avvenimenti (16,10-17; 20,5-15; 21,1-18; 27,1-48,26). Per il resto, l’autore dimostra di usare varie fonti. Un terzo circa del libro contiene una trentina di discorsi – otto sono di Pietro e dieci di Paolo – elaborati da Luca su materiale sicuro.

Gli Atti si concludono con la venuta di Paolo a Roma, prigioniero per una prima volta (anni 60-63). L’improvvisa e quasi precipitosa conclusione farebbe pensare che il libro sia stato pubblicato prima della fine della detenzione di Paolo, ma non mancano testimonianze antiche che rimanderebbero gli Atti a una data posteriore alla morte di Paolo, avvenuta nell’anno 67.

VEDI ANCHE . . .

IL VANGELO E GLI EVANGELISTI

VANGELO SECONDO MATTEO

VANGELO SECONDO MARCO

VANGELO SECONDO LUCA

VANGELO SECONDO GIOVANNI

GLI ATTI DEGLI APOSTOLI – Luca Evangelista

GLI ATTI DEGLI APOSTOLI

PAOLO, LE SUE LETTERE E QUELLE DEGLI ALTRI APOSTOLI

LETTERE – SAN PAOLO

L’APOCALISSE di Giovanni

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