PITTURA E SCULTURA: I MOVIMENTI DI AVANGUARDIA

LA GUERRA – Henri Rousseau (Vedi scheda)

PITTURA E SCULTURA: I MOVIMENTI DI AVANGUARDIA

Per la pittura e la scultura, gli anni compresi tra il 1910 all’incirca e il dopoguerra rappresentano una svolta radicale e clamorosa. Le premesse già poste da quella che era stata una operazione di rottura col passato, la pittura espressionista, si traducono in veri e propri rivolgimenti, in nuove conquiste estetiche e culturali. Se l’architettura evolve in funzione delle città e del ruolo di queste in una civiltà industriale, analoga evoluzione subisce la pittura, ma con una problematica sensibilmente diversa. Il quesito che si pone, semplificando il più possibile, è il seguente: si deve dipingere o scolpire aderendo a questo tipo di società, individuandone le contraddizioni e agendo eventualmente da “correttivo”, o si deve invece pensare ad una arte posta al di fuori della società, non vincolata ad essa, nel tentativo di recuperare autonome energie creatrici?

Lungo queste due ipotesi ideologiche si muovono le più importanti correnti d’avanguardia: “cubismo“, “costruttivismo“, “der Blaue Reiter” (Il cavaliere azzurro) da un lato, “dada“, “surrealismo“, “metafisica” dall’altro. Vediamo, per linee molto generali, in cosa consistano.

Alle origini del movimento cubista vanno poste la pittura dei francesi Paul Cezanne (e la mostra che delle opere di questi si fece nel 1907) e Henri Rousseau, nonché lo studio dell’arte negra.

LE GRANDI BAGNANTI I – Paul Cézanne (Vedi scheda)

Cezanne aveva cominciato a ritrarre gli oggetti scomponendoli e riproducendone sulla tela le varie parti, secondo un determinato ordine; Rousseau (detto il Doganiere) con la sua pittura “incolta”, istintiva (“naif”) aveva dimostrato che era possibile realizzare capolavori pittorici prescindendo da ogni regola tecnica (prospettiva, rilievo, ecc.) ed estetica; la scultura negra suggeriva invece linee essenziali, pure, astratte rispetto alle forme comuni dell’ambiente. Jacques Chirac (1932-1980) coglie queste esperienze e le trasforma in un’organica e rivoluzionaria proposta pittorica è il grande Pablo Picasso, cui si affianca Georges Braque. La pittura, per il cubismo (una definizione che evoca analogie con la forma geometrica del cubo) non è più riproduzione di ciò che esiste ma è di per se stessa un’azione, un avvenimento.
Le domande “che cosa rappresenta?” e “chi l’ha fatto?” non hanno senso di fronte a un quadro cubista. Se pretesto di un quadro può essere un oggetto (una sedia o un volto, non importa) questo però viene riconsiderato, “disfatto”: le sue componenti vengono riproposte sulla tela non più secondo l’ordine originale, ma secondo una diversa struttura. Nel dipinto cubista non vi è senso della profondità e della prospettiva e tuttavia ciò che risulta è una sensazione tridimensionale (come se vedessimo l’oggetto contemporaneamente da diversi angoli visuali); il cubismo è pittura realistica, non nel senso della riproduzione di un oggetto reale, bensì della “presentazione”, anche provocatoria, di un oggetto nuovo.

COMPOSIZIONE CON TRE FIGURE – Fernand Léger (Vedi scheda)

Altrettanto innovatrice è la tecnica impiegata: si usa il colore come un intonaco, spesso frammisto a sabbia per aumentarne la corposità; si usano pezzi di stoffa o ritagli di carta (“collages“) e così via. Pittura e scultura si assimilano: Picasso e Braque sono anche scultori, e cubisti sono gli scultori Henri-Robert-Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968), Jacques Villon (Blainville-Crevon, 1875 – 1963),  Alexander Archipenko (Kiev, 30 maggio 1887 – New York, 25 febbraio 1964), Jean Paul Laurens  (Fourquevaux, 28 marzo 1838 – Parigi, 23 marzo 1921) e altri. Nell’ambito della pittura cubista operarono numerosi e validi pittori tra i quali, anche se con una posizione autonoma e critica, i francesi Duchamp (1887-1968) e Fernand Léger (1881-1955). Diremo, a conclusione, che la carica rivoluzionaria del cubismo si attenuò nei primi anni del dopoguerra: l’esigenza di un ritorno all’ordine (così viva, abbiamo visto, in letteratura) si fece sentire anche in questo campo. In Francia, tornò alla ribalta la pittura di Matisse.

PAESAGGIO CON TORRE – Vasilij Kandinskij (Vedi scheda)

La corrente del costruttivismo riassunse, in Russia, tutta l’e3perienza dell‘avanguardia dopo la Rivoluzione di Ottobre. Kazimir Severinovič Malevič (Kiev, 23 febbraio 1879 – Leningrado, 15 maggio 1935) ) e Vladimir Evgrafovič Tatlin (Charkiv, 28 dicembre 1885 – Mosca, 31 maggio1953), che ne furono i massimi esponenti, partirono dall’affermazione che la pittura (e la scultura) non devono “rappresentare” qualcosa ma devono essere “costruzione”, realizzata con criteri analoghi a quelli dell’architettura.
Infatti tutto ciò che potrebbe essere rappresentato non può che appartenere all’ieri, al passato, mentre la pittura deve informare su quanto oggi si sta costruendo. Il costruttivismo – che non ebbe poi alcun seguito in Unione Sovietica – influenzò notevolmente la Bauhaus. Nel suo ambito lavorarono e si formarono artisti come Kandinskij e Chagall.

LA CADUTA DELL’ANGELO – Marc Chagall (Vedi scheda)

Appunto Wladimir Kandinskij (1866-1944) fu il fondatore e il massimo rappresentante del movimento detto del “Cavaliere azzurro” derivato da quello tedesco del “Ponte“. In antitesi con il cubismo (cui tuttavia questa corrente si ricollega), si afferma che l’arte non ha alcun rapporto con la natura esterna, con gli oggetti e le forme della vita reale: essa muove invece da impulsi interiori dell’artista e si manifesta come armonia di colori e di linee, i cui ritmi ricordano quelli musicali. E’ quindi una pittura astratta. .
A questo indirizzo informano la loro opera diversi pittori tra i quali lo svizzero Paul Klee (1879-1940).

EOLICO – Paul Klee (Vedi scheda)

Abbiamo così esaminato le caratteristiche di quelle tendenze che operarono, nei modi che furono loro propri, in funzione del rapporto con la civiltà delle industrie, all’interno, cioè, della logica di questa, della sua cultura. Di segno del tutto opposto è invece la corrente dadaista.
Il nome dada deriva da una paroletta pescata a caso nel dizionario Larousse che la riporta quale tipico suono del linguaggio infantile. Una scelta bizzarra, che sottolinea proprio il fatto che non si vuol significare nulla. La pittura dadaista non ha, programmaticamente e provocatoriamente, nulla da dire: è imprevedibile, sconcertante, scandalistica. Poiché esiste un concetto di arte ed esistono oggetti artistici e tecniche artistiche, bisogna contestare tutto questo: la vera arte sarà l’anti-arte. Un movimento artistico che neghi l’arte è un controsenso: Dada è questo controsenso. Negando l’intero sistema dei valori, nega se stessa come valore e anche come funzione. Dada non vuol produrre opere d’arte ma prodursi in interventi a catena, deliberatamente insensati, assurdi.

Il dipinto/Collage Das Undbild (1919)
Kurt Schwitters (1887– 1948)
Centro Georges Pompidou

Del movimento dada, sorto nel 1916 a Zurigo, in Svizzera, attorno a un circolo fondato dal poeta rumeno Tristan Tzara  (Moinești, 16 aprile 1896 – Parigi, 25 dicembre 1963), furono immediati e diretti precursori i francesi Henri-Robert-Marcel Duchamp e Francis Picabia (Parigi, 22 gennaio 1879 – Parigi, 30 novembre 1953) e maggiore interprete il tedesco Kurt Schwitters  (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948). La tecnica dada prevede l’impiego anche della fotografia e del cinema; i dadaisti intervengono con irrisione su opere “consacrate”, come fa appunto Duchamp riproducendo la Gioconda di Leonardo munita di un bel paio di baffi.

Marcel Duchamp – La Gioconda

Diretta conseguenza del dada è il surrealismo le cui basi teoriche furono poste dallo scritte André Breton (Tinchebray, 19 febbraio 1896 – Parigi, 28 settembre 1966) in un celebre “manifesto” apparso nel 1984. Per Breton, che era anche psichiatra e psicanalista, sede dell’arte non è la coscienza bensì l’inconscio. La “logica”, se così si può dire, che presiede all’arte è quella del sogno dove le cose appaiono legate tra loro da relazioni del tutto “illogiche”. L’artista deve dipingere, in parole povere, come se stesse sognando. Il surrealismo (cioè superamento del realismo) usa una tecnica spregiudicata, al pari di quella dada, sfruttando ogni mezzo, compresa la foto-cinematografia.

LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA – Salvador Dalí (Vedi scheda)

Tra i più celebri pittori surrealisti ricorderemo il tedesco Max Ernst (1891-1976), il francese André Masson (1896-1987), gli spagnoli Joan Miro (1893-1983) , e, notissimo, Salvador Dalì (1904-1989).

Va sottolineato che al surrealismo aderì, o meglio si “alleò“, Pablo Picasso – autentico protagonista di ogni tappa del cammino della pittura moderna – che si giovò anche di questa esperienza prima di giungere ai suoi capolavori storico-politici come “Guernica“, “’Massacro in Corea“, la “Guerra” e la “Pace“.

Immagine di copertina: Natura morta di Picasso

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