AVANGUARDIE – DADAISMO (Dada)

L.H.O.O.Q. (1919) Marcel Duchamp
Collezione privata, New York
Olio su tela cm 19,7 x 12,4 19,7 cm × 12,4
La profonda revisione critica del Cubismo ne aveva posto in luce il tenace fondo razionalistico, che implicava il richiamo alla concezione tradizionale dell’arte come forma di conoscenza. In realtà la rivoluzione cubista si era interrotta a metà del suo cammino, portando sì ad una profonda revisione dei valori spaziali e a una critica della razionalità imposta alla visione, senza però riuscire a toccare i più radicati pregiudizi circa la funzione dell’arte e la natura del suo rapporto con la società e la storia.

La posizione dei dadaisti è di totale rovesciamento e negazione dei valori tradizionali: l’arte non può avere una funzione, poiché la storia stessa non si sviluppa secondo un disegno preciso e una trama razionale, al contrario anzi la mercificazione dei rapporti sociali e gli orrori della guerra non sono che le inevitabili conseguenze del suo irrimediabile squilibrio.
La vecchia equazione arte-forma viene drasticamente rifiutata dai dadaisti, che propongono di identificare l’arte con il processo stesso della sua produzione, ossia con il puro atto dell’artista, che si vuole ormai illogico e gratuito. I dadaisti sostengono infatti la totale assurdità e immotivazione dell’atto creativo, che estrae gli oggetti dai loro contesti abituali e ne snatura il significato e la funzione, presentandoli in situazioni insolite e in combinazioni sconcertanti, affinché da queste proposte paradossali si sprigioni una violenta carica di corrosione critica e di sarcasmo verso le forme e i valori codificati della società.
Il primo a proporre un’arte che si qualifichi come anti-arte mediante il ripudio della rappresentazione e la riduzione del ruolo dell’artista al puro gesto, all’atto arbitrario e inutile, è Francis Picabia.
Sconvolgente è anche la novità rappresentata dalle opere di Duchamp, che, mescolando le tecniche più disparate e ideando le più stravaganti combinazioni di materiali e procedimenti grafici, crea oggetti che sfuggono ad ogni possibile classificazione entro uno specifico linguaggio artistico. Questi oggetti bizzarri e stravaganti assumono spesso la forma di un elaborato marchingegno che riproduce, ironizzandola e privandola di ogni utilità funzionale, la struttura complessa di una macchina: con tutta evidenza, questo procedimento dissacratorio mira alla dissoluzione di uno dei miti più trionfanti del primo Novecento.
Il movimento Dada nasce nel 1916 a Zurigo, ad opera degli intellettuali confluiti nel circolo culturale noto come Cabaret Voltaire, le cui principali linee di tendenza sono ispirate agli intenti provocatori e alla carica derisoria degli interventi di Duchamp, oltre che alla ferocia critica degli sperimentalismi di Kurt Schwitters.
Particolarmente significativi sono i ready-made (oggetti d’uso) di Duchamp, tipica espressione del rovesciamento dei valori e della messa in discussione di ogni criterio di discernimento e apprezzamento estetico, provocatoriamente perseguiti dai dadaisti. Qui Duchamp presenta oggetti comuni della nostra quotidiana esperienza (ruota di bicicletta, spago, scolabottiglie) come opere d’arte, contestando così il principio stesso della creazione artistica e i criteri socialmente accettati di formulazione del giudizio estetico e di riconoscimento dei valori artistici.
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Dadaismo
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