AVANGUARDIE – SURREALISMO


La persistenza della memoria – Salvador Dalì
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AVANGUARDIE – SURREALISMO

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Il surrealismo nasce a Parigi nel 1924 con il che, prendendo le mosse dai principi e dai metodi dell’indagine psicoanalitica di Freud, mette in primo piano il valore dell’inconscio, come essenziale esperienza conoscitiva connessa all’esplorazione dei livelli profondi e sommersi del pensiero.

Il linguaggio dell’inconscio procede per immagini, distruggendo, come nel sogno, ogni legame con i dati oggettivi della realtà per stabilire un ordine alternativo fondato sulla trasgressione continua dei legami logici. Questa nuova dimensione si fonda sull’istituzione di richiami associativi e di allusioni simboliche, che prendono corpo esclusivamente nella assoluta libertà espressiva dell’immagine.
Il surrealismo si pone come ultimo sviluppo di un’intera linea di ricerca che, inaugurata con l’introspezione psicologica del Romanticismo e approfondita attraverso il rinnovamento linguistico ed espressivo operato dal Simbolismo, rifluisce nelle sperimentazioni ardite delle avanguardie artistiche (cubismo e dadaismo), in cui i due poli della realtà psichica e del mondo esterno vengono stretti in un legame di interdipendenza, dando luogo alla scompaginazione dei criteri abituali di rappresentazione.

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Salvador Dalí nel 1965. Il pittore è ritratto col bastone da passeggio e in compagnia del suo ocellotto domestico Babou.

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Il surrealismo tenta dunque di mettersi in sintonia con i meccanismi complessi del funzionamento del pensiero, al fine di ritrascriverne l’assidua attività immaginativa, basata sul materiale illogico ed apparentemente assurdo delle immagini mentali, che trovano così nella specificità del linguaggio artistico la sede ideale della loro analisi ed espressione.
L’arte sola, infatti, è lo strumento congeniale alla riproduzione dei materiali e dei criteri di organizzazione del pensiero.
I surrealisti, spinti dall’esigenza espressiva di istituire una rispondenza autentica tra i livelli profondi dell’attività psichica e il gesto ”creativo” dell’artista, furono portati a sperimentare nuove tecniche: dal frottage (strofinamento della matita sulla superficie ruvida del foglio di carta) di Max Ernst al collage, e dai fotomontaggi di Man Ray fino ad arrivare alla scultura biomedica di Hans Arp ed organica di Henry Moore.

I quadri di Max Ernst propongono la combinazione di elementi disparati, aggregati in un contesto assurdo e sconcertante; Mirò tende, attraverso l’affinamento di una tecnica immediata ed efficace, al prelevamento e alla riproduzione ”fedele” di immagini direttamente tratte dagli stati profondi della psiche e che si manifestano nella evidenza della superficie pittorica; Salvador Dalì deforma le apparenze oggettive del reale attribuendo alle cose misteriosi significati in ambientazioni estranee o addirittura inventa oggetti assurdi, privi di qualunque funzione, a cui sono attribuite sembianze o caratteristiche formali sconcertanti, anche ispirate a parti del corpo umano o ad oggetti di altra natura.

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Max Ernst

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