INTELLETTUALISMO ARISTOTELICO E LA SCOLASTICA – Scuola francescana e domenicana

INTELLETTUALISMO ARISTOTELICO E LA SCOLASTICA

PASSAGGIO AL PERIODO DELL’APOGEO

Chiamiamo “di formazione” il primo periodo della scolastica, perchè teniamo presente il periodo che seguì, ma può essere considerato anche come un’epoca di feconda crisi del pensiero occidentale, che cominciava a scuotersi dal relativo assenteismo dell’alto Medio Evo e a voler accompagnare all’azione e alla fede anche la riflessione. Così si spiega come fosse un periodo agitato, pieno di contrasti intellettuali e di fervore spirituale.
Tenuto conto dei tempi, fu un periodo di grande vita. La salda organizzazione sociale e religiosa ormai raggiunta dal cristianesimo, estendentesi su larghe zone dell’Europa e diventato quasi una cosa sola anche bolle istituzioni pubbliche, contenne la crisi, potenziandola così da produrre il periodo positivo che seguì. Il quale però si spiega tenendo pure conto, interiormente, dello stato di giovinezza della nuova società europea e, esteriormente, dello stimolo che a questa veniva dalla forza civile e culturale dell’avversa religione musulmana.

Il nuovo periodo della scolastica sarà la risposta vigorosa dei pensatori cristiani all’appello loro rivolto più dall’intima coscienza cristiana che dalla stessa Chiesa ufficiale: era la necessaria definitiva organizzazione del pensiero, cioè doveva tener dietro all’assestamanto delle credenze religiose e dei costumi, così da vincere le crisi interne e gli attacchi esterni del momento e i nuovi che venissero. Si vuole, nelle Somme, far vedere che la crisi è apparente e che il sistema è perfetto, confutare quanto vi si oppone, provare che il dogma rivelato e la ragione naturale non si contraddicono, dimostrare che il cristianesimo è una religione, oltre che rivelata, anche razionale.

L’opera è così vigorosa e sicura, che supera gli stessi quadri filosofici puri e, trionfando di se stessa, matura il frutto poetico della Divina Commedia.

SCUOLA FRANCESCANA

Più per opportunità di trattazione, che non per divari sostanziali, dividiamo la scolastica di questo periodo in Scuola francescana e in Scuola domenicana. Preparatori immediati dell’una e dell’altra furono GIOVANNI di SALESBURY, ALANO di LILLA e PIER LOMBARDO di NOVARA, della prima metà del secolo XII, autore famoso dei Libri sentetiarum, testo teologico e filosofico delle nascenti università, commentato da tutti igrandi maestri che ne salivano le cattedre, compresi i più grandi. Entrano quindi nell’arringo i dotti dei due Ordini di nuova istituzione.
ALESSANDRO  DI HALES – (Doctor irrefragabilis) francescano, della prima metà del Duecento, inglese, maestro a Parigi, scrisse una Summa Theologica, facendo il primo tentativo di cristianizzare Aristotele.
SAN BONAVENTURA DI BAGNOREA (Doctor seraphicus). Il suo nome era  Giovanni Fidanza, cambiatogli per voto a San Francesco. Nacque nel 1221. Studiò a Parigi con Alessandro di Hales e vi insegnò; fu poi generale del suo Ordine: Morì al concilio di Lione del 1274. Sue opere più notevoli: Itinerarium mentis in Deum; De reductione artium ad theologiam. È un filosofo con tendenze mistiche; riecheggia, in alcune teorie, Sant’Agostino e Sant’Anselmo, ammette quattro specie di conoscenza o lumi: esteriore (per le arti meccaniche), inferiore (per le scienze in genere), interiore (per la filosofia), superiore (per la teologia).’
Sostiene che nel creato riluce la Trinità con un triplice grado di espressione, cioè per modum vestigii (in tutte le creature, anche inanimate), per modum imaginis (nelle creature dotate di intelletto), per modum similitudinis (nelle creature puramente spirituali).
Questi gradi di ascensione formano un itinerario della mente, conducente a Dio.

L’impulso dato agli studi filosofici da Alessandro di Hales e da San Bonaventura fece sorgere nell’Ordine francescano numerosi discepoli, che ne seguirono l’indirizzo e gareggiarono, nelle università, coi seguaci dell’indirizzo domenicano.

L’ARISTOTELISMO NELLA SCOLASTICA

Non pochi dei filosofi precedenti avevano seguito volentieri le orme di Platone e di Sant’Agostino, e conseguenze e applicazioni erano andate, talvolta, lontane dal pensiero concreto e positivo, tal altra volta erano pure scivolate nell’eresia; comunque, potevano, col loro razionalismo, per così dire, idealistico e mistico, nuocere alla religione. D’altra parte non si poteva impedire lo sviluppo della cultura,. in un secolo sveglio come il XIII e con la civiltà araba a fianco.
Orbene, il “realismo cristiano” aveva sempre informato la dottrina e la vita della Chiesa costituita: era, se così può esser chiamato, un naturalismo spiritualistico che, affine alla concezione generale aristotelica, aveva già superato l’idealismo metafisico platonico e il naturalismo etico post-aristotelico e combatterà poi, come unilaterali e falsi, pur avendo contribuito a produrli, il naturalismo integrale di molta parte del Rinascimento e quello idealistico-immanentistico dei tempi moderni. Pertanto venne opportuna, allora, la sempre più larga conoscenza di Aristotele, sul quale gli studiosi si gettarono avidamente.
Fino al principio del secolo XIII l’Europa cristiana non conosceva di Aristotele che una parte della Logica, nella traduzione latina di Severino Boezio. Verso il 1250 viene tradotta in latino l’Etica a Nicomaco.

I maggiori scolastici, compreso San Tommaso, promuovono la versione di altri libri dello Stagirita, studiano le interpretazioni arabe, fanno, essi medesimi, ampi commenti. Aveva interessato, nei secoli precedenti di forte e ingenua fede, la logica di Aristotele per inquadrarvi la sostanza delle credenze religiose e delle norme morali cristiane. Ora, però, nuove e più varie esigenze di cultura e di vita sorgono, ed ecco, oltre all’Aristotele logico, presentarsi l’Aristotele fisico, metafisico, moralista umano. Dapprima la Chiesa ne condanna la fisica (1209) e la metafisica (1215): troppo varie erano le interpretazioni, nè mancavano quelle nettamente eterodosse, venute pel tramite arabo; nè, d’altronde, tutto d’Aristotele era possibile ammettere come consono alla dottrina cristiana. Di più, l’aumentato gusto per le scienze e lo spirito d’analisi, che derivavano dallo studio integrale di Aristotele, erano causa di preoccupazione.
Ma dopo un periodo di prudenza e di resistenza, Aristotele, tranne per alcune teorie, è ammesso; anzi è ritenuto “precursore di Cristo nelle cose naturali, come il Battista lo era stato in quelle della grazia”.
La sperimentata anima cristiana dei filosofi scolastici, da Alessandro di Hales a Guglielmo d’Auvergne, Vincenzo di Beauvais, ad Alberto Magno, se ne impadronisce e ne trae profitto, finchè il genio italiano di San Tommaso, filosofo aristotelico e monaco cristiano, ne fa la base filosofica della Somma teologica.

LA SCUOLA DOMENICANA

SANT’ALBERTO MAGNO (Doctor universalis) di Bollstädt, nato nel 1193, studiò a Parigi e a Padova, insegnò in molte città, specialmente a Colonia e a Parigi, dove ebbe a discepolo San Tommaso. Morì a Colonia nel 1280. Ebbe un’immensa erudizione e si occupò, oltre che di teologia e di filosofia, anche di scienze naturali; fu grande volgarizzatore di Aristotele. Oltre un commento a tutte le opere dello Stagirita e un altro alle Sentenze di Pier Lombardo e libri di fisica, scrisse: De unitade intellectus contra Averroistas; Summa Theologiae; Summa de creaturis, ecc..

SAN TOMMASO D’AQUINO (Doctor angelicus) nacque a Roccasecca presso Aquino da ricca famiglia nel 1225 (o 1227). Studiò prima presso i benedettini di Montecassino, poi all’università di Napoli e quindi a Colonia e a Parigi. Ottenuto, in questa città, il grado di dottore, vi insegnò e vi sostenne polemiche assai vivaci. Insegnò poi in altre città, come a Roma, a Bologna e infine a Napoli, chiamatovi da Carlo d’Angiò. Inviato al concilio di Lione; del 1274 da papa Gregorio X, moriva durante il viaggio a Fossanova, presso Terracina.

Delle molte sue opere le principali sono, oltre il commentario alle Sentenze di Pier Lombardo e ai
commenti a molti libri di Aristotele: Summa Theologica; Summa contra gentiles (apologia delle verità della fede cristiana, diretta specialmente contro i musulmani); Quaestiones disputatae;
Quodlibetales; De regimine principum (in parte).
La Summa Theologica è il capolavoro di tutta la scolastica, che fece dare a San Tommaso il titolo di “angelo delle Scuole” e di “principe degli scolastici”. Essa è un’enciclopedia del sapere del tempo. È divisa in tre parti, ciascuna delle quali suddivisa in questioni e articoli: La prima tratta di Dio e della creazione; la seconda (divisa in due sezioni) tratta della vita individuale e sociale dell’uomo e del suo fine; la terza, rimasta incompiuta, tratta dell’Incarnazione di Cristo e dei Sacramenti.

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