DOTTRINE DI SAN TOMMASO

LINEE FONDAMENTALI DELLE DOTTRINE DI SAN TOMMASO

La filosofia di San Tommaso è, in generale, la scolastica professata dai filosofi cristiani, soprattutto domenicani, dal secolo XIII in avanti; pertanto il fondo è comune; tuttavia alcune notevoli divergenze e soprattutto la forza sintetica e chiarificatrice delle trattazioni fanno, della tomistica, una filosofia per molti aspetti personale.

Per il concetto di filosofia, San Tommaso accoglie la definizione aristotelica: Rerum causarum cognitio. La distingue in fisica o filosofia naturale, matematica e metafisica. Innanzi ci sono le scienze particolari, che forniscono materia alle tre scienze filosofiche, delle quali la più alta e compiuta è la metafisica, che per San Tommaso è la scienza “dell’essere in quanto essere” (ens in quantum ens).
Fa parte della metafisica la teoria aristotelica della potenza e dell’atto, che San Tommaso approfondisce e usa per distinguere tra l’essenza e l’esistenza delle cose create. C’è una sola essenza pura o forma o atto puro: Dio; tutto il resto si compone di materia e di forma, ossia di potenza e di atto. Tutto l’universo creato, quindi, è movimento, passaggio da possibilità (potenza) a realtà, unione di materia e di forma, ossia generazione (e, conseguentemente, anche corruzione). Ritornano, come si vede, i “motivi” aristotelici, accolti o modificati con vigile e sicuro criterio ortodosso.
L’universo è una gerarchia, in cui ciascun ordine è la “forma” dell’ordine inferiore e la “materia” dell’ordine a lui superiore. “Materia”, in senso generico, non è ente, ma elemento comune e quasi sostrato indifferenziato e inqualificato di ogni ente, “possibilità” di qualsiasi ente, La forma si serve della materia e perciò le è superiore, ma si trova con essa in stretto rapporto, nel quale è l’elemento vivificante e specificante. Dio è la “forma” dell’universo; sta, per così dire, all’universo, come l’anima sta al nostro organismo umano Ma si tratta dell’universo come può essere l’universo di Dio, del quale il nostro non è che pallida immagine, come lo spirito nostro non è che pallida scintilla dello spirito divino. Perciò ancora “Dio solo è l’intelligenza perfetta e completa delle cose. Egli possiede la verità assoluta, perchè egli la è. Difatti, la verità è l’accordo del pensiero col suo oggetto. Nell’uomo questo accordo esiste più o meno, senza esser mai identità; in Dio le idee non solo riproducono esattamente le cose, ma sono le cose stesse”. Però, ripetiamo, lo sono come esse possono essere in Dio, cioè in un modo che a noi sfugge.

“Dal punto di vista dell’uomo, le cose sono prima, e l’uomo poi le pensa, conformando a esse il suo giudizio (verità logica); dal punto di vista di Dio, il pensiero precede le cose, le quali esistono unicamente perchè Dio le pensa e come egli le pensa. In lui non c’è dunque differenza tra il pensiero e l’essere; e, poichè quest’identità della conoscenza e del suo oggetto costituisce la verità, così Dio è la verità (verità ontologica).

Se per San Tommaso aristotelico la filosofia è causarum cognitio, la teologia per San Tommaso cristiano è rerum divinarum notitia. Scienza che ha per oggetto Dio, essa è anzitutto dottrina di rivelazione ed è sostanziata dei dogmi della fede. San Tommaso accetta pienamente la dogmatica elaborata dai Padri, definita nei concilî e fatta sua dalla Chiesa nel proprio magistero. Quanto vi si riferisce, – siano dottrine ricavate da Aristotele, o siano principî scritturali, – viene da lui fatto convergere al medesimo e unico centro dell’ortodossia cristiana, Al qual proposito va ricordato il detto philosophia ancilla theologiae. Ma nei grandi scolastici il dominio della teologia sulla filosofia si esercita come concreto criterio unitario e come controllo negativo, mentre le dà quel senso della necessità d’integrazione, che costituisce una forza interiore e un lievito costante: la qual cosa non era ignota neppure ai più notevoli pensatori antichi.

Per San Tommaso, si arriva all’ammissione di Dio per cinque vie, che diventano cinque argomenti della sua esistenza reale e prendono nome e significato dal moto, dall’efficienza, dalla contingenza, dai gradi di perfezione e dall’ordine dell’universo. Aristotele aveva detto che Dio è motore immobile; San Tommaso ne integra il concetto con quello di “essere personale”.
Aristotele aveva parlato di rapporto di causa finale , tra Dio e il mondo; San Tommaso integra il concetto di causa finale con quello di causa efficiente diretta, anzi creatrice.

(La conoscenza e l’anima) – La gnoseologia di San Tommaso è diversa da quella agostiniana della diretta illuminazione divina. Per lui, l’atto conoscitivo è proprio dell’anima nostra, che è senso e intelletto insieme; in esso atto possiamo distinguere due momenti, l’uno del senso e l’altro dell’intelletto; cosicché l’anima, come dice Dante, “di sensato apprende ciò che fa poscia d’intelletto degno”.

Il processo conoscitivo, secondo un’analisi naturalmente congetturale e astratta, e tenendo presente che per “cose” dobbiamo intendere anche i sentimenti, i fatti di coscienza, in quanto essi pure sono “dati sensibili” (sensati), avverrebbe così:. Il senso, mediante l’uno o l’altro organo, subisce l’impressione dello stimolo (azione dall’esterno o interna): se ne ha la specie sensibile impressa. . Il senso, in quanto animato, reagisce allo stimolo, avvertendolo nella sua peculiarità, cioè percependolo come quel dato particolare stimolo: se ne ha la specie sensibile espressa, cioè manifesta, percepita.. Per la compresenza, nell’anima, di senso e intelletto, l’anima interviene con la facoltà intellettiva agente, o intelletto attivo, assume il dato della specie sensibile espressa, che è già smaterializzato (fantasma)e lo astrae dal suo particolare riferimento sensibile, cioè lo universalizza: se ne ha la specie intelligibile impressa. . Quindi nell’anima, considerata nella sua capacità di conoscere e ritenere, che si chiama intelletto passivo o potenziale o possibile, si costituisce il “concetto”, specie intelligibile espressa, rispondente a quel dato sensibile, dal quale si è partiti, e nel quale tale specie o “forma” esiste pure potenzialmente rispetto all’eventuale nostro atto conoscitivo, ma anche realmente.
Con questa teoria di San Tommaso e con le precedenti, che abbiam viste, il famoso problema degli universali è risolto in un modo che alcuni storici della filosofia chiamano realismo (altri concettualismo) temperato o moderato. Ripetiamo la formula: Universale existi in mente dei ante rem, in mente hominis post rem, et existit suo modo etiam in re.
Una questione che riguarda la teoria della conoscenza e anche la metafisica, è quella relativa all’unità dell’intelletto. Ne abbiamo già accennato a proposito di Averroè. Contrariamente a costui, e per il motivo di salvare all’uomo la dignità di persona morale e di soggetto attivo di conoscenza, oltre che per difendere la tesi dell’immortalità individuale, San Tommaso dice che l’intelletto (anche la parte attiva o agente, cioè la più nobile e veramente principio di conoscenza razionale *), s’intrinseca con l’ànima individuale e fa tutt’uno con essa. È poi opportuno aggiungere che la nostra anima, “forma” dell’organismo umano, supera talmente per dignità e potenza il corpo, che può distaccarsene, morendo il corpo, senza perdere la sua individualità. Non accetta San Tommaso la divisione delle parti dell’anima, come avevano fatto Platone e Aristotele, ma dimostra che la “parte” superiore risolve in sè le parti inferiori.

(Etica e Politica) – Sulle orme di Aristotele, San Tommaso riconosce nell’anima due potenze o facoltà fondamentali: la teoretica o conoscitiva, e la pratica. Quella condiziona e dirige questa; da qui viene il primato del conoscere sul volere, della speculazione sull’azione. L’obbligazione morale della condotta viene, poi, da Dio ed è confermata dalla sanzione divina.
Appare anche nell’etica di San Tommaso quell’intellettualismo che è presente in tutta la sua filosofia, così permeata di esigenze razionali. Da questo pensatore credente l’uomo è considerato nella sua integrità, ossia come un essere consapevole di sè, della sua origine e del suo fine, e quindi del suo compito. Nè fatalismo, nè pragmatismo; ma pensiero e azione, riconoscimento teoretico e pratico dei valori spirituali e materiali, eterni e temporali, nel piano rispettivo. Nihil volitum, quin praecognitum; ma anche Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu.

Per quanto riguarda la filosofia della politica, San Tommaso precisa il concetto del potere pubblico, come quello che è ordinato al benessere materiale e morale della società, il qual carattere determina i giusti limiti dell’autorità dei governanti e dell’ubbidienza dei cittadini. Egli si dichiara favorevole alla monarchia democratica, ossia coadiuvata nell’opera sua dà ottime persone elette dal popolo; è propenso alla monarchia, perchè si abbia unità di comando e concordia nell’azione e perchè si rispecchi e imiti, così, l’unità divina, governatrice dell’universo. La morale cristiana sarà fatta sua dallo Stato, che pertanto riconoscerà la superiorità dei valori spirituali, rappresentati dalla Chiesa.

*) L’intelletto attivo può essere inteso come una forza, una vis personalis, nella quale si potrebbe far consistere la nostra essenza (e forma sostanziale) individuale, il vero quid ascoso e divino della nostra coscienza e personalità, oggetto del nosce te ipsum e anche, col cristianesimo, del fac te ipsum.

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FILOSOFI ARABI E EBREI

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LE DOTTRINE DI SAN TOMMASO

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