FILOSOFI ARABI E EBREI

FILOSOFI ARABI E EBREI

GLI ARABI

Prima di passare al periodo dell’apogeo della scolastica cristiana, è opportuno parlare di alcuni filosofi d’altra religione, che fiancheggiarono lo sviluppo di essa e in parte anche lo favorirono se non altro col facilitare la conoscenza del pensiero greco o con l’occasionare polemiche.

Nelle scuole dei centri principali del mondo arabo si trovavano spesso insieme, grazie a una tolleranza rara nella storia del Medio Evo, musulmani, ebrei, cristiani. Le scienze fiorivano, la filosofia si seguiva generalmente Aristotele, di cui si facevano grandi commenti; era in onore anche il neoplatonismo.  Ecco alcuni nomi di filosofi: ALKENDI di Bassora, contemporaneo di Scoto Eriugena; ALFARABI di Bagdad, contemporaneo del precedente, seguace di Plotino e
autore di un’Enciclopedia, molto apprezzata anche dai nostri scolastici; AVICENNA (Ibn Sinna), persiano; vissuto intorno al 1000, celebre medico e interprete di Aristotele; ALGAZEL di Bagdad, della fine del secolo XI, scettico in filosofia e musulmano ortodosso, che scrive la Distruzione dei filosofi; AVEMPACE di Saragozza e ABUBACER di Cadice, ambedue del secolo XII, l’uno mistico, l’altro libero pensatore ; AVERROÈ (Ibn Roschd), il commentatore arabo per antonomasia, ricordato con lode anche da Dante e vissuto dal 1126 al 1198.

AVICENNA fu autore d’un famoso Canone di medicina e di due vaste enciclopedie filosofico-scientifiche (La guarigione e La liberazione) improntate all’aristotelismo, con elementi anche di panteismo orientale e di neoplatonismo. Avicenna distingue la realtà necessaria (Dio) dalla realtà contingente, che chiama possibile (la natura), in rapporto fra loro mediante le “anime” delle sfere, derivanti direttamente da Dio. Come Averroè, benchè meno radicalmente, anch’egli toglie rilievo al concetto della individualità ontologica dell’anima umana.

AVERROÈ portò la filosofia araba al suo apogeo. Oltre ai Commenti su Aristotele, abbiamo di lui opere originali, come la Confutazione della Distruzione dei filosofi di Algazel e il Trattato sull’accordo della religione con la filosofia. Pure le sue dottrine aristoteliche sono venate di neoplatonismo, come si vede nell’ipotesi che anch’egli fa delle anime o “intelligenze” delle sfere, mediatrici fra il Primo Motore e il mondo.
Ricordiamo di Averroè anche l’interpretazione che egli fece dell’intelletto attivo come distinto dall’anima umana individuale, ed unico per tutti gli uomini.
Per le conseguenze, che da ciò derivano, riguardo al concetto della personalità e a quello dell’immortalità individuale, questa interpretazione fu vigorosamente combattuta da San Tommaso.

GLI EBREI

Anche gli Ebrei ci presentano due notevoli filosofi.
L’uno è AVICEBRON (Ibn Gabirol) di Malaga, giudeo di lingua araba, del secolo XI, autore del Fonte della vita, il quale fonte è la volontà divina. .Per lui, forma e materia sono i due aspetti d’una stessa realtà e si identificano nell’assoluto. Precorreva il suo correligionario Spinoza. L’altro è MOSÈ MAIMONIDE di Cordova (1135-1204), anche lui, quale promotore del razionalismo teologico, precursore di Spinoza; fu autore della Guida degli erranti, cioè di quelli che hanno perduta la fede; egli li guiderà a riacquistarla attraverso la filosofia. Il movimento intellettuale degli Ebrei, con pensatori minori dei precedenti, continuò nella Spagna e nella Francia meridionale nel 200 e nel 300 (MAESTRO LEONE, MOSÈ DI NARBONA e altri).

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