WHITY – Rainer Werner Fassbinder

WHITY 

Genere – Western, drammatico
Regia – Rainer Werner Fassbinder
Soggetto – Rainer Werner Fassbinder
Sceneggiatura – Rainer Werner Fassbinder
Produttore – Peter Berling, Peer Raben, Ulli Lommel
Fotografia – Michael Ballhaus
Montaggio – Rainer Werner Fassbinder, Thea Eymesz
Musiche – Peer Raben
Lingua originale – Tedesco
Paese di produzione – Germania Ovest
Anno 1971
Durata 95 minuti

Interpreti e personaggi
Günther Kaufmann: Whity
Hanna Schygulla: Hanna
Ron Randell: Benjamin “Ben” Nicholson
Katrin Schaake: Katherine Nicholson, la seconda moglie di Ben
Ulli Lommel: Frank Nicholson
Harry Baer: David “Davy” Nicholson
Tomas Blanco: Garcia, il falso dottore messicano
Stefano Capriati: il giudice
Elaine Baker: Marpessa, la madre di Whity
Mark Salvage: lo sceriffo
Helga Ballhaus: la moglie del giudice

Nel gruppo di film “americani” rientra anche Whity, con una fondamentale differenza: mentre i “neri” si ispirano ai film hollywoodiani di genere, Whity ha la pretesa di essere un vero e proprio film hollywoodiano fatto in Germania. La ragione del suo fallimento è tutta qui: la distanza che permetteva il piacere del gioco si annulla in Whity nel tentativo di una pura e semplice imitazione. Girato a colori e in Cinemascope, Whity ambientato nel 1878 in qualche parte degli Stati Uniti.

Fonte video: YouTube – Baron de Charlus

TRAMA – In una villa padronale, che fa pensare ai set dei film di Corman con Vincent Price, vive la famiglia Nicholson col servo mulatto Whity. La famiglia è composta dal padre Ben, un capitalista spregiudicato che sembra l’unico con la testa a posto; dalla sua seconda moglie, Kate, una ninfomane frustrata; e dai due figli del primo matrimonio, l’omosessuale Frank e Davy, un demente. Whity si trova al centro degli intrighi della famiglia, i cui membri lo usano per il piacere personale oppure lo istigano a sterminare gli altri. Whity sopporta tutto in silenzio. Egli è innamorato di Hanna, padrona di un saloon e prostituta, che ricambia il suo affetto nonostante gli ostacoli razziali. Hanna lo spinge a cercare la fuga e la libertà: ma Whity è incapace di prendere decisioni.
Dapprima sperpera al gioco il denaro di Hanna, poi uccide tutti i Nicholson. Ma la sua è una ribellione senza futuro: lui e Hanna fuggono nel deserto e, rimasti senz’acqua in un finale alla Greed, danzano come la prima volta che si erano incontrati, aspettando la fine.

COMMENTO – La metafora, nonostante i critici si ingegnassero a negarne l’evidenza, è fin troppo chiara. Ma, tolta dal contesto sociale proprio del regista, diventa inconsistente e pretenziosa. Hanna Schygulla canta canzoni da cabaret tedesco come fossero fòlksongs, lo stesso Fassbinder si aggira per il saloon con cinturone, cappello da cowboy e frusta da razzista. E così altri. Che sarebbero ridicoli se non fossero troppo bravi.

L’intenzione di realizzare “un film hollywoodiano tedesco”, che proprio allora il regista cominciava a formulare con grande passione, era ancora prematura: questa prima incursione nel melodramma non fu mai distribuita e, caso quasi unico in tutta la sua filmografia, nemmeno comprata dalla televisione.

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