IL CAPITALE – DAS KAPITAL – CAPITAL – Karl Marx

PREMESSA

Quando Karl Marx morì, solo una parte del CAPITALE era stata pubblicata, e precisamente il primo dei quattro volumi che nei piani dell’autore, avrebbe dovuto comporsi l’intera opera. Non di meno il secondo e terzo erano già a buon punto e l’amico fedele, Friedrich Engels, fu così in grado di darli alle stampe. Ed egli si accingeva ad ordinare il materiale del quarto volume quando la morte lo raggiunse: fu quindi Karl Kautsky l’editore di quest’ultima parte che uscì sotto il titolo di THEORIEN UBER DEN MEHRWERT (TEORIE DEL PLUSVALORE).

Il primo volume venne tradotto in italiano prima del 1886…ma per certa censura… la guerra prima, il fascismo poi, non permisero di far seguire i restanti, e comunque anche questa parte del CAPITALE, non più ristampata, divenne difficile da trovare fuori dalle biblioteche pubbliche (dove, del resto, salvo rare e lodevoli eccezioni, i bibliotecari non ne permettevano la consultazione agli eventuali richiedenti).
Nell’ultimo dopoguerra, mutato il clima politico, si ebbe dapprima una nuova traduzione a cura dell’editore Corticelli e più tardi l’iniziativa fu ripresa dalle Edizioni Rinascita, e nel contempo la Casa Editrice Einaudi ha iniziato la pubblicazione delle THEORIEN UBEN DEN MEHRWERT con il titolo STORIA DELLE TEORIE ECONOMICHE.

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IL CAPITALE
Karl Marx

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Questa breve introduzione bibliografica è indispensabile per una prima elementare constatazione: è cioè che solo dopo gli anni sessanta del secolo scorso il lettore italiano è stato in grado di poter veramente e pienamente conoscere le linee e i fondamenti del pensiero economico (e non solo economico) del marxismo. E ha così avuto la possibilità di valutare la serietà e l’attendibilità di quei critici che, per un lungo periodo, avevano seppellito e riseppellito Marx di fronte ad un uditorio non in grado di valutare se il morto fosse proprio Marx o un fantasma partorito dalla fervida fantasia (e spesso ignoranza) dei suoi detrattori.
Il lettore italiano scoprirà ad esempio, che fra il CAPITALE di Karl Marx e l’immagine fornita da Vilfredo Pareto (che pure fu studioso di vivace cultura) in uno scritto pubblicato anche nella nota Collana degli Economisti, esiste una tale e sostanziale dissomiglianza che nessuno potrebbe, con la migliore buona volontà di questo mondo, ritrovare nel secondo alcuna delle fattezze del primo.
Con ciò voglio dire che il CAPITALE di Karl Marx è ancora tutto da scoprire per gli italiani, sia per il generico lettore desideroso di allargare le proprie cognizioni, sia per lo studioso legato ai tradizionali schemi accademici…, a questo proposito voglio ricordare che mentre nel nostro Paese il CAPITALE era ed è dato per sepolto, in tutto il resto del mondo, e in particolare in Inghilterra e negli Stati Uniti, un numeroso stuolo di economisti, diciamo così, “conservatori”, hanno da tempo riesaminato l’opera e hanno riscoperto in essa vasti tesori di idee e di problemi.
Il fatto è che, per usare un’espressione di Marx, i moderni “commessi viaggiatori del libero scambio” assicuravano il mondo che l’economia capitalistica costituiva il punto d’arrivo del progresso umano, che in essa erano racchiuse le panacee di tutti i mali e che Marx era solo un profeta mancato, la realtà s’incaricava nel corso degli ultimi anni del secolo scorso di smentirli clamorosamente, e quindi, nel mentre si ricercavano le cause dei cataclismi sociali che avevano scosso l’umanità e si rielaboravano nuovi schemi interpretativi dei fenomeni economici (in particolare quelli concernenti le crisi) Marx come “profeta di malaugurio” spariva per lasciare posto all’autentico Marx, lo scienziato genio.
D’altro canto, se nelle accademie del mondo borghese il CAPITALE subiva gli anzidetti alti e bassi di fortuna, altrove, come nelle scuole attive della classe operaia, quest’opera trovava il lettore più attento e il più efficace interprete, colui al quale Marx, scienziato e uomo d’azione, lo aveva di fatto dedicato… il lavoratore.

Ed ora mi concedo un breve cenno al contenuto del CAPITALE.
Prima di tutto voglio subito disingannare chi credesse di trovarvi una descrizione dell’economia socialista: Marx era uno scienziato e non un profeta, il suo interesse si rivolgeva non al futuro, ma alla realtà del suo tempo, cioè all’economia capitalistica. E la caratteristica fondamentale della sua opera sta racchiusa nel fatto che essa non si limita all’anatomia dell’economia borghese ma ne ricerca anche e soprattutto le leggi di sviluppo: ora, ciò che il CAPITALE dimostra è che il capitalismo non è il punto d’arrivo della storia umana, ma semplicemente una fase che contiene in se stessa le cause della propria decadenza e trasformazione. Di conseguenza, è facile comprendere come il CAPITALE non sia un semplice manuale di economia politica, ma qualche cosa di considerevolmente più vasto: in altri tempi lo si sarebbe dipinto come un sistema di filosofia sociale.

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In che ordine è trattata la materia?

Nel primo volume, dedicato al processo di produzione del capitale, la teoria del valore dei classici (David Ricardo in particolare) viene portata alle estreme conseguenze, risolvendo il problema che sino allora era apparso insuperabile; se il valore delle merci è dato dal lavoro necessario a produrle, come è possibile stabilire il valore del lavoro il salario, in altri termini) l’apparente circolo vizioso venne risolto da Marx mostrando che ciò che il capitalista acquista è la “forza di lavoro”…, nella differenza fra “forza di lavoro” e “lavoro”, fra quel che è pagato al lavoratore e il valore che egli crea, è racchiuso il segreto del plusvalore, ossia del profitto, la cui quantità aumenta quanto maggiore, a parità di remunerazione della “forza di lavoro”, è il lavoro realizzato.
Questo, in modo molto schematico e grossolano, è il nucleo centrale del primo volume.
Il secondo passa ad esaminare il processo di circolazione del capitale: il capitale – è per esso condizione di vita – muta continuamente forma. Prima è denaro, poi materie prime e mezzi di produzione, poi – venduta la merce prodotta – è nuovamente denaro, ma denaro accresciuto dalla realizzazione del profitto: orbene, proprio queste fasi di trasformazione sono qui particolarmente analizzate e conducono Marx all’esposizione di come avvenga la riproduzione del capitale sul complesso della società.
E’ impossibile in poche righe fare un’esposizione anche sommaria del quadro tracciato, basti dire che esso introduce al terzo volume, che rivolge la propria attenzione al processo “complessivo” della produzione capitalistica, mostrando come esiste per il capitale una tendenza ad essere distribuito nei diversi settori dell’industria in modo che tutti i singoli capitali ricavino la stessa percentuale di profitto. Non vorrei tuttavia che chi mi legge si lasciasse ingannare dalla schematica traccia da me fornita… attorno ad essa si vengono via via chiarendo innumerevoli problemi che vanno dalla natura del salario alla dimostrazione che l’esercito dei disoccupati è essenziale e implicito alla natura del capitalismo, così come il procedere del capitalismo stesso non è una retta in continua ascesa ma un succedersi di fasi di slancio in alto e di profonde depressioni entro le quali si aggravano i mali del sistema e in particolare la contraddizione fra la natura “collettiva” della produzione e il carattere “privato” dell’appropriazione.

In sostanza, i tre volumi del CAPITALE sono a un tempo vastissima analisi e complessa sintesi dell’economia borghese, cui la STORIA DELLE TEORIE ECONOMICHE aggiunge, attraverso l’esame delle dottrine da W. Petty (il padre dell’economia politica) ai successori di David Ricardo, dei preziosi chiarimenti (in particolare la STORIA è indispensabile per una più completa conoscenza della teoria marxista delle crisi).In sostanza quindi, CAPITALE e STORIA DELLE TEORIE ECONOMICHE costituiscono un tutto attraverso il quale il pensiero di Marx si svolge e si sviluppa: ne deriva che la STORIA DELLE TEORIE non può essere considerata un’opera autonoma, ma parte integrante e coronamento delle restanti.

Un’ultima questione: è vero che il CAPITALE è molto difficile?
Si tratta di un’opera scientifica e come tutte le opere scientifiche non è ovviamente di facile lettura, è un testo di studio e quindi richiede applicazione. Forse lo scoglio maggiore sta nel modo di scrivere di Karl Marx, in uno “stile” – se così si può dire – che è cosa sola con il contenuto e con il metodo; ma è scoglio che tutti, con un poco di indispensabile buona volontà, possono superare.
Debbo aggiungere che, una volta assimilato lo “stile” e con esso forzatamente il “metodo”, il lettore offre a se stesso uno dei massimi piaceri intellettuali, percorrendo lo scintillante svolgersi del pensiero del fondatore del socialismo scientifico ed apprezzandone tutto il vigore, tutta la ricchezza.

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VEDI ANCHE . . .

IL CAPITALE – Karl Marx

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA  – PREMESSA – Marx e Engels

1 – MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA (Borghesi e proletari) Marx – Engels (Edizione integrale)

2 – MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA (Proletari e Comunisti) Marx – Engels (Edizione integrale)

3 – MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA (La letteratura del comunismo e del socialismo) Marx-Engels (Edizione integrale)

4 – MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA – (Posizione dei comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione) PROLETARI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI! – Marx-Engels (Edizione integrale)

MARXISMO E RELIGIONE – INTRODUZIONE – Karl Marx

MARXISMO E RELIGIONE – Per la critica della filosofia del Diritto di Hegel – Karl Marx

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MARXISMO E RELIGIONE – Sulla questione ebraica – Karl Marx

MARXISMO E RELIGIONE – Stato confessionale e Stato laico – Karl Marx

 

(In costruzione)