STORIA DELLE RELIGIONI – IL CULTO DELLA CROCE

CRISTO DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE (Vedi scheda)
Salvador Dalì, Art Gallery, Glasgow

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IL CULTO DELLA CROCE

Ben prima dell’era cristiana, in qualche caso anzi migliaia di anni prima, noi troviamo la croce, nelle sue diverse figurazioni, usata come simbolo religioso presso i popoli più disparati. Sotto l’aspetto reso tristemente famoso dalla barbarie nazista. della croce gammata,
la incontriamo in un gran numero di paesi d’oriente e d’occidente, dall’India al Messico, dal Giappone alla Scozia e all’Irlanda. Ma anche nella forma divenuta tradizionale con il cristianesimo, o con leggere varianti, non è raro vederla raffigurata nel culto religioso, presso i greci e presso i popoli nordici, presso i fenici e presso varie popolazioni dell’America centrale.
Si racconta in proposito che i primi successori di Colombo, stupiti della presenza di questo simbolo nelle Americhe, e convinti ancora di essere sbarcati sulle coste estreme dell’India, arrivarono alla conclusione che quelle regioni erano state visitate prima di loro dal leggendario apostolo San Tommaso, il “patrono delle Indie”! Così lavora la fantasia degli uomini sul terreno del mito religioso.

SIMBOLO DEL SOLE?

Quale è l’origine di questo simbolo che tanta parte occupa ancor oggi nella mente di milioni di uomini? È giusto, a noi sembra, porre il problema a questo punto della nostra storia delle religioni, a cavallo tra lo studio dell`antica religione greca e i cosiddetti “culti di salvezza”, dai misteri dionisiaci al cristianesimo.
Tutta una scuola di studiosi vede nella raffigurazione della croce, soprattutto sotto la forma più antica delia croce gammata o svastica, nient’altro che un simbolo solare, con l’indicazione elementare e grossolana dei raggi; e che a un determinato momento dello sviluppo dell`umanità la croce abbia avuto questo significato non lo si può mettere in dubbio. Lo scettro di Apollo, vecchio dio solare dei greci, aveva la forma di croce; lo stesso si dica per il martello di Thor. presso i popoli nordici, e per il simbolo della divinità caldeo-babilonese Anu. Presso gli egiziani, la croce aveva anzi acquistato il carattere addizionale di simbolo dell’immortalità, il cui concetto era strettamente legato a quello del sole, che eternamente muore ed eternamente rinasce.
Ma si tratta sempre di un’associazione di simboli che richiedono una spiegazione ideologica, intellettualistica. Le prime esperienze degli uomini, invece, risalendo attraverso i secoli, appaiono ben più profondamente legate alla vita reale, oggettiva, ai motivi fondamentali dell’esistenza, e in primo luogo alla scoperta e all’uso degli strumenti di lavoro, che hanno reso possibile il passaggio dallo stato selvaggio e animalesco a forme più evolute di vita associata. Ciascuno può immaginare, ad esempio, che cosa deve aver rappresentato, per lo sviluppo della società, la scoperta di strumenti come la scure, il martello, la bipenne (ascia a due tagli): ebbene, tutti questi utensili, e innumerevoli altri, hanno finito col diventare simboli religiosi presso i popoli più svariati, senza che ci sia alcun bisogno di pensare alla derivazione da un unico centro, all’imitazione da un paese all’altro. E soltanto più tardi, quando si era perduto il senso del collegamento tra quel determinato simbolo e la vita reale, tra il simbolo e l’oggetto concreto, soltanto allora è intervenuta l’interpretazione ideologica, intellettualistica, che ha finito poi col prevalere.
Siamo qui di fronte a quel processo di alienazione della realtà che la dottrina del materialismo dialettico ha spiegato con scrupolosa
esattezza scientifica,  riportando le idee dal cielo dell’astrazione alla
realtà dell’esperienza umana.

IL MITO DELLA RUOTA

Ora. per quel che concerne la croce, il collegamento originario antichissimo, secondo gli studiosi più moderni di storia delle religioni, non va visto con il sole, ma con la raffigurazione grafica della ruota. Anche la scoperta della ruota, come è facile immaginario, ha segnato una tappa importante nello sviluppo della società; essa costituiva una piccola rivoluzione nel campo dei trasporti, così come era stato per la leva nel campo della tecnica delle costruzioni. La rozza ruota primitiva, con quattro assi traversali a forma di croce, è passata come simbolo dalla vita concreta all’astrazione religiosa, a testimonianza del cammino che gli uomini stavano percorrendo sul terreno dello sviluppo tecnico. Ma le idee, una volta nate dalla realtà materiale dell’esistenza, si staccano poi dalla matrice che ha dato loro origine c vivono di una vita indipendente, sviluppandosi fuori della realtà, come ideologie, per l’appunto, e non più come fatti. Su questa strada è facile seguire allora l’evoluzione del simbolo della ruota sino a rappresentazione del sole, grande ruota raggiata del cielo, promessa di luce, di forza e di immortalità.
Come si vede – ed è questo il punto che occorre qui mettere in maggior rilievo – non c’è il minimo collegamento tra il culto cristiano della croce e le vecchie religioni che hanno usato lo stesso simbolo, per millenni, lontano le une dalle altre, separate da interi continenti, in Asia come in America e in Europa. La fantasia dei teologi ha tessuto un velo di poetiche bugie su questa pretesa rassomiglianza, sino a vedere nei culti remotissimi della croce una specie di anticipazione mistica della religione cristiana. Ma le vie della teologia non sono evidentemente quelle della scienza.
Il culto cristiano della croce ha tutt’altre origini. pur essendo esso pure legato ad esperienze concrete, alla dura realtà del supplizio della crocifissione. Quello che si può subito affermare, prima ancora di passare ad uno studio più particolareggiato della leggenda cristiana, è che mai una religione basata su questa tragica fine dei suo fondatore avrebbe punito valicare i limiti della sua terra di origine, la Palestina, (e svilupparsi in un culto di salvezza valido per i più svariati popoli dell’antico mondo mediterraneo), se milioni e milioni di oppressi e di schiavi non avessero visto nella morte sulla croce della mitica figura di Gesù qualcosa di più di un semplice simbolo religioso.

LA CROCE: PATIBOLO PER GLI SCHIAVI

Da secoli, la crocifissione, crudele forma di supplizio immaginata forse dai Fenici e adottata da molti popoli dell’antichità, era diventata il simbolo della sconfitta  dello schiavo ribelle e degli insorti contro il giogo romano. In origine si era trattato di un semplice palo, al quale veniva inchiodato (più raramente impalato) il criminale, quando non c’erano alberi disponibili. Più tardi, un asse traversale, fissato in due o tre posizioni diverse, aveva finito col dare al palo la forma approssimativa della croce. I romani consideravano questa forma di morte cosi crudele ed ignobile, che escludevano potesse mai venire applicata nei confronti di un libero cittadino, anche nei casi più gravi di tradimento. Ma ne facevano invece larghissimo uso, come testimoniano gli storici dell’antichità, per reprimere le rivolte degli schiavi e in generale di coloro che insorgevano contro il loro giogo, nei paesi sottoposti al loro dominio.
I seimila schiavi fatti prigionieri dai romani, dopo la sconfitta della rivolta di Spartaco, un secolo prima della comparsa del cristianesimo in Palestina, e lasciati morire crocefissi lungo la via Appia, dalle porte della città sino quasi a Capua, a poco distanza l’uno dall’altro, ci aiutano a comprendere gli aspetti fondamentali delle origini cristiane ben più di tutte le considerazioni dei teologi sul “mistero” della croce.