LA RELIGIONE NELL’ANTICA GRECIA

Storia delle religioni 

La religione nell’antica Grecia

Ogni storia delle religioni si presenta naturalmente come uno studio “comparato”, cioè come una esposizione critica degli elementi comuni e dei dati differenziali che si riscontrano in tutte le religioni, da quelle cosiddette primitive alle più recenti.
Anche le storie confessionali delle religioni, che sono in gran parte prive di qualsiasi valore scientifico, tengono ad attenersi a questo criterio comparativo, che permette loro di restare nell’equivoco e di tracciare una supposta, ma inesistente, linea di sviluppo dal basso in alto, nell’evoluzione dell’umanità, da forme ingenue ed elementari a manifestazioni sempre più elevate e progredite di spirituali. E a principi non diversi si ispirano anche i trattati che partono da ma concezione laica e storicistica dell’evoluzione umana.

Storia ideologica o storia sociale?

Il motivo centrale di questo nostro studio invece, è che ogni religione è sì storia di idee, ma di idee  nelle quali si riflettono determinate strutture e determinate esperienze di carattere sociale (cioè economico, politico e culturale).
Non vi sono tante religioni quante sono le tribù, i popoli, le nazioni della terra; ma tante religioni quante sono le fondamentali epoche sociali nelle quali si divide, in forme sostanzialmente analoghe, la lunga storia degli uomini, in tutte le parli della terra.
Criticamente parlando, non vi è religione degli egiziani, dei greci, degli indiani o dei cinesi; ma religioni del periodo anteriore alla nascita delle classi sociali, religioni dell’epoca della schiavitù, del feudo, della società capitalistica, in Egitto e in Grecia, in India o in Cina.
Non vi è una sola religione cristiana; ma tante religioni di questo tipo: dal cristianesimo delle origini, al cattolicesimo e al protestantesimo, quante sono le epoche sociali che l’umanità ha attraversato in questi due ultimi millenni.
Sotto questo punto di vista, che ci sembra il solo storicamente corretto, è in fondo indifferente incominciare a studiare la religione in un paese piuttosto che in un altro.
Se conduciamo la ricerca con la preoccupazione di tener presenti tutte le condizioni di vita degli uomini, facendo ricorso non alle sole fonti etnografiche, archeologiche e letterarie, ma anche alle fonti della storia economica, politica e sociale, arriviamo alla conclusione che in ogni paese le religioni delle varie epoche successive rispondono a caratteristiche comuni, pur nella ricca e multiforme varietà delle loro manifestazioni.
.
Di qui l’estrema difficoltà, ma anche il pregio, e l’inesauribile originalità, dello studio della storia
delle religioni. E di qui anche la validità del richiamo all’ultima puntata di questa nostra ricerca, Ià dove si diceva, a proposito della celebrazione annuale dei misteri di Marduk in Babilonia, che tali feste ci offrivano “la chiave per passare dallo studio della religione nell’epoca dei grandi imperi schiavistici ai nuovi culti di salvezza, che riflettono il bisogno della liberazione dal dolore e dall’oppressione, frutto della divisione della società in classi contrastanti”.
Poiché tali culti di salvezza, o misteriosofici, possono essere meglio seguiti nello sviluppo della storia della Grecia, ecco che il passaggio dai babilonesi ai greci, nonostante la lunga interruzione, non deve apparire arbitrario.
.
È uscita, presso l’editore Einaudi, la ristampa, di un’opera fondamentale del prof. Raffaele Pettazzoni, su La religione nella Grecia antica. Ciò mi è caro partire di qui nella mia esposizione.
Pettazzoni era uno dei maggiori maestri nel campo degli studi storico-religiosi; si trovano in questo suo volume, sin dall’introduzione, completamente rifatta, delle indicazioni preziose per chi voglia accingersi con uno spirito nuovo, privo di pregiudizi e d’impacci teologici, a questo genere di ricerche.

Ciò che l’Italia non domanda

Salvo pochissime eccezioni, il livello culturale dei competenti nel campo dei problemi religiosi,
nel nostro paese, a differenza di quanto avviene in Francia, in Inghilterra e in Germania, per non parlare della Russia, è terribilmente basso.
La chiesa esercita un monopolio quasi assoluto nell’insegnamento della storia delle religioni o della storia del cristianesimo, persino nelle pochissime università statali dove la materia è ancora ammessa.
.
E come se non bastassero le riviste e i giornali apertamente clericali, persino i settimanali che si piccano di una certa spregiudicatezza laicistica, quando si tratta di questioni religiose si rivolgono esclusivamente a preti e a frati. Un insuperabile esempio di sciocchezzaio, su questo terreno, è offerto dalla rubrica di un grosso settimanale milanese: padri gesuiti in abito e senz’abito vi discettano comicamente sulla sede dell’anima nel corpo umano, sulle nozze dei figli di Adamo o sulla possibilità che sia mai esistita “la luce senza il sole”, secondo i primi capitoli della Bibbia!
.
No, non questo l’Italia domanda.
Gli operai e i contadini italiani, gli intellettuali dotati di spirito critico e di curiosità scientifica, esigono che la cultura storica si adegui, anche tra noi, ai grandi progressi che lo studio delle religioni ha compiuto negli ultimi cento anni, staccandosi completamente dalla matrice teologica e idealistica.
Le ricerche condotte dal prof. Pettazzoni, quasi solo in Italia in questo campo, costituiscono un prezioso contributo in questa direzione.
Nell’introduzione alla sua storia della religione nella Grecia antica, anche se il rapporto tra la vita religiosa e la vita sociale, anzi “tra la religione e la struttura economica della società”, è soltanto affermato, ma non posto alla base di tutta la ricerca, è tuttavia possibile cogliere l’esigenza di uno studio del carattere di classe dello sviluppo religioso della società greca, con il noto dualismo tra i culti olimpici e i culti di mistero, capace di indirizzare finalmente sulla buona strada l’esame dell’evoluzione delle cosiddette religioni classiche.
.
.