L’EPOCA DELLA CONTRORIFORMA – GALILEO GALILEI

GALILEO GALILEI

La figura di Galileo Galilei si pone come emblematica di quell’età difficile e irta di contraddizioni che fu il Seicento. Già la sua vita sembra essere un esempio significativo di quali potessero essere le vicende personali degli intellettuali dell’epoca. Nato a Pisa nel 1564, ebbe una valida formazione umanistica e poi fu avviato dal padre agli studi di medicina a Pisa. Tuttavia il giovane Galileo preferì interessarsi di letteratura e soprattutto di geometria, astronomia e fisica. Ancora diciannovenne scoprì la legge del1’isocronismo (movimento che avviene in modo costante) del pendolo e inventò la bilancia per determinare il peso specifico dei corpi. Prosegui le sue ricerche e approfondì lo studio sulla caduta dei corpi dotati di forza di gravità, giungendo a conclusioni diverse dalle dottrine aristoteliche.
Nel 1592 Galilei si trasferì a Padova, come professore di matematica, e vi rimase fino al 1610. Qui si convinse della validità delle teorie eliocentriche di Copernico e nacque in lui l’esigenza di creare uno strumento ottico che gli permettesse di osservare ed esplorare la volta celeste, per confermare con prove concrete ciò che egli aveva intuito. Grazie a questo nuovo strumento denominato “occhiale” (1609), Galilei poté studiare la superficie lunare, la composizione della Via Lattea e delle nebulose, e scoprire aspetti sconosciuti dei diversi pianeti. Tutto ciò rivoluzionò profondamente la scienza astronomica tradizionale, e provocò un grande dissenso tra i dotti di vecchia formazione e aspre critiche da parte di alcuni Gesuiti e Domenicani.
Su invito di Cosimo II, tornò a Pisa e chiarì meglio il suo pensiero in alcuni documenti, in cui affermava che la rivelazione della verità per quanto riguarda la fede e la morale spetta alla Bibbia, ma per quanto concerne i. fenomeni fisici occorre leggere e interpretare il grande libro della natura. Bisognava quindi rinnovare il pensiero scientifico, senza per questo rifiutare la fede nei principi cristiani. Tuttavia, con la pubblicazione del Saggiatore (1623), diretto contro il dotto gesuita Orazio Grassi, si attirò aspre critiche da parte dei Gesuiti, e poi con il Dialogo dei massimi sistemi del mondo (1632) ricevette l’ingiunzione di presentarsi a Roma davanti al tribunale del Sant’Uffizio. A causa della sua adesione alle dottrine eliocentriche, il grande scienziato fu condannato come eretico, ma, essendo anziano e malato, gli fu concesso un soggiorno obbligato a Roma; si spense nel 1642 ad Arcetri, presso Firenze.
Come scrittore Galilei è figlio della tradizione umanistica, sia per la sua ferma volontà di descrivere oggettivamente la realtà, sia per il suo stile, limpido e concreto (ben lontano dai giochi poetici dei marinisti), che sa diventare ora caldo e appassionato, ora ironico per difendere fino in fondo le proprie idee. Nella redazione dei suoi scritti egli predilesse il volgare; questa fu una scelta del tutto nuova, perché sino ad allora per le opere dottrinali si usava ancora il latino. Questo fatto conferma il bisogno dello scienziato di essere inteso da un uditorio più vasto, superando cosi la frattura tra intellettuali e pubblico.
Come scienziato, la vicenda di Galilei si rivela solo apparentemente una sconfitta. Infatti in piena epoca controriformistica egli fu il primo a mettere in discussione la vecchia concezione del mondo, dogmatica e autoritaria. Inoltre le sue scoperte, confermate da Keplero, hanno capovolto la concezione dell’universo e aperto la strada alle successive ricerche di Newton, di Einstein e degli astrofisici del nostro tempo.
Con Galilei nasce dunque la nuova scienza fondata sul metodo induttivo, che si basa sull’esperienza concreta con cui si verificano e si osservano gli aspetti costanti di un fenomeno.

Frontespizio per l’edizione del 1632 del Dialogo dei massimi sistemi.
Tenace assertore dei principi copernicani, Galileo subì persecuzioni e la condanna del Sant’Uffizio.

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