1 – MUSICA DEL NOVECENTO – Caratteri generali

Polifonia di Kandinskij

MUSICA DEL NOVECENTO

Caratteri generali

Per tentare una definizione della musica del Novecento, almeno dei suoi caratteri essenziali, dobbiamo abbandonare lo schema espositivo cui sinora ci siamo attenuti, vale a dire la descrizione del cammino della musica attraverso l’esame delle sue forme più importanti: l’opera, il concerto, la sinfonia. La ragione è semplice: l’avvento della tecnica dodecafonica – cui abbiamo accennato nella precedente dispensa – e il formarsi delle nuove correnti di avanguardia, hanno praticamente dissolto quel ”sistema tonale” che costituiva le fondamenta dell’intero edificio musicale preesistente.
Ricordiamo, semplificando al massimo, che questo sistema si basa sull’uso, sulla ”organizzazione”, per cosi dire, delle sette note, con una nota fondamentale quale punto di riferimento. È questo il modo tradizionale di fare musica.

La questione non é solamente tecnica, ma investe la concezione stessa della musica, il suo ruolo, la sua destinazione. Il filosofo e musicologo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno (Francoforte sul Meno, 11 settembre 1903 – Visp, 6 agosto 1969) ha affermato che la musica nuova tende “ad essere dimenticata”, a ”risuonare inascoltata, senza echi”. Il linguaggio, la forma sonora non sono i mezzi attraverso i quali si descrivono vicende o sentimenti (come nell’opera lirica, ad esempio) ma rappresentano essi stessi i contenuti della composizione.

Per cercare di chiarire questo concetto, possiamo fare un paragone con la pittura: dal cubismo all’informale, l’oggetto é stato via via scomposto, ribaltato e infine annullato anche nella sua forma. In maniera pressoché analoga ha operato la musica dodecafonica, ovvero ”atonale” (così detta in contrapposizione al sistema tonale), ovvero “seriale” (perché basata non su una ”scala” ma su una “serie” di note, diversamente combinate). Ma vediamo di enucleare in sintesi le caratteristiche generali della nuova musica: in primo luogo, rifiuto globale e consapevole del passato, di tutto il passato musicale, dal canto gregoriano fino all’inizio dell’era dodecafonica.
Melodia, armonia, ritmo sono ricusati, cosi come viene negato il significato stesso della musica tradizionale; in secondo luogo, la ricerca di nuove ”fonti” di suono, che non siano la voce e i normali strumenti; in terzo luogo la ”dissociazione” organizzata del discorso musicale, che si trasforma in una serie di ”scariche”, di punti, di ondate successive e brevissime, prive di reciproca connessione; infine il rifiuto della progettazione musicale. In altre parole, il compositore non predispone il brano (scrivendolo in tutti i dettagli sul pentagramma, orchestrandolo, ecc.) ma lascia il massimo spazio all’imprevisto e all’improvvisazione di eventi musicali che, proprio per essere incidentali, non- possono ripetersi. L’aleatorietà é appunto una delle caratteristiche della musica nuova.

È evidente come, posti in ruolo del tutto occasionale e subalterno gli strumenti tradizionali, diventi importante la ricerca di fonti particolarissime di suoni, di rumori: possono consistere, queste, nella musica di vecchi dischi rimanipolata e scomposta, con l’uso dei nastri; nel ticchettio d’una macchina da scrivere, nel fragore d’una rotativa in funzione e cosi via, senza limiti (é il caso della “musica concreta”, oppure nella riproduzione di ”spettri sonori”, attraverso l’uso di apparecchi elettroacustici (la musica elettronica). Si tratta, in sostanza, di una produzione artificiale di suoni che nessuna combinazione di strumenti normali sarebbe in grado di ricostruire e che perciò sono anche detti “suoni sintetici”.

Ma qual è la ragione di questi approdi della evoluzione musicale? Come tutte le ricerche d’avanguardia, la musica contemporanea del novecento esprime insieme la crisi dei valori d’una società e il tentative di un suo superamento. Le forme stesse in cui la musica si manifesta oggi – e appare facile il richiamo a quanto detto sulle avanguardie letterarie e artistiche – riflettono il particolare e alienante rapporto dell’uomo, dell’artista con la civiltà dei nostri tempi.

È una musica che ripropone l’angoscia di una intera epoca, ed é forse proprio per questo che é di difficile ascolto e interpretazione: ma, ascoltandola, non si può non essere presi dalla sua innegabile suggestione, che deriva anche – e soprattutto – dalla consapevolezza di trovarci di fronte a tentativi faticosi, sofferti, talora irritanti, ma che possono schiudere nuovi orizzonti alla cultura e alla coscienza musicali.