Corrado Maltese (Genova, 7 ottobre 1921 – Roma, 24 marzo 2001) è stato uno storico dell’arte e docente italiano.
Ordinario di Storia dell’arte medievale e moderna all’Università di Genova, docente di Storia dell’arte moderna alla Sapienza di Roma e all’Università di Cagliari. Ha compiuto studi sull’arte del Rinascimento e sull’arte dell’Ottocento e moderna. Nel 1956 lascia il PCI e firma il Manifesto dei Centouno contro la repressione sovietica in Ungheria, manifesto firmato anche da Argan e Vespignani, suoi amici.
È autore della Storia dell’arte in Italia 1785-1943, pubblicata da Einaudi.
La forma realista al servizio del contenuto
Come dev’essere oggi impostato, a mio parere, il problema del contenuto realista dell’arte?
Ma qual è la contraddizione fondamentale della realtà di oggi, del periodo storico attuale? Essa è uguale e al tempo stesso diversa e nuova rispetto alle contraddizioni di tutti gli altri periodi storici. Essa è la contraddizione tra il salto qualitativo nella evoluzione dei mezzi di produzione dovuto alla scoperta e alla utilizzazione dell’energia atomica; e il pari salto qualitativo nell’evoluzione dei mezzi di distruzione, dovuto alla medesima scoperta e utilizzazione.
In questo contrasto la fantasia dell’uomo, proprio perchè fantasia creatrice e non falsa fantasia, immaginazione paranoica o follia, non può che abbracciare il partito della vita contro il partito della morte, e il suo compito è quello di proporre una soluzione giusta del contrasto, lottare per la soluzione giusta del contrasto come storicamente si è determinato. Ne consegue che ogni opera d’arte che, anche attraverso un paesaggio ora morta o non importa quale altro tema, esalti l’amore, l’affetto, la felicità, la gioia umana e concreta di vivere e di creare, e contrapponga coscientemente queste cose al fatalismo, al misticismo cieco, alla rassegnazione passiva, all’odio per la vita intesa come una maledizione e al sentimento del “cupio dissolvi” che da tante parti viene propugnato, ebbene, ogni opera d’arte di questo tipo è a mio parere schierata sul fronte del realismo e ha un contenuto realista.
Un’arte che riflettesse adeguatamente il reale, ma senza prender partito, non sarebbe realista perchè si porrebbe, appunto, fuori della contraddizione, che è invece universale e dalla quale non si può sfuggire, e pertanto si porrebbe (immaginariamente almeno) fuori dal mondo e quindi dalla realtà.
Ma “prender partito” non è possibile senza la fantasia creatrice. Partendo da questi principi non è difficile ricavare l’impostazione giusta anche del problema della forma realista dell’arte.
La forma realista è determinata in ultima analisi dalla fantasia creatrice dell’uomo posta di fronte alle contraddizioni fondamentali della realtà. La forma è e non può non essere che uno strumento mezzo, nelle mani della fantasia creatrice.
Il carattere essenziale della forma realista, per cui esso si distingue dalla forma astratta, formalista, è perciò quello di essere sempre subordinata al contenuto, di non sostituirsi mai al contenuto e di non prevalere mai su di esso.
Dire che un dipinto è “naturalista” per il semplice fatto che la forma adoperata è verista, o che esso è “astratto” per il semplice fatto che la forma adoperata è abbreviata o simbolica, è nient’altro che un errore di formalismo. L’opera d’arte, in quanto forma, va giudicata in base al suo contenuto, nella misura in cui serve il suo contenuto, in cui lo esprime.