REALISMO FIGURATIVO

Serge Marshennikov – Silence (2007)
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Corrado Maltese (Genova, 7 ottobre 1921 – Roma, 24 marzo 2001) è stato uno storico dell’arte e docente italiano.

Ordinario di Storia dell’arte medievale e moderna all’Università di Genova, docente di Storia dell’arte moderna alla Sapienza di Roma e all’Università di Cagliari. Ha compiuto studi sull’arte del Rinascimento e sull’arte dell’Ottocento e moderna. Nel 1956 lascia il PCI e firma il Manifesto dei Centouno contro la repressione sovietica in Ungheria, manifesto firmato anche da Argan e Vespignani, suoi amici.
È autore della Storia dell’arte in Italia 1785-1943, pubblicata da Einaudi.

La forma realista al servizio del contenuto

Corrado Maltese

Come dev’essere oggi impostato, a mio parere, il problema del contenuto realista dell’arte?

Prima di tutto occorre  tener presente il principio che il contenuto dell’arte realista, come dell’arte in generale, è la realtà stessa nel suo sviluppo, e che perciò è una realtà problematica, cioè contraddittoria.
Ma qual è la contraddizione fondamentale della realtà di oggi, del periodo storico attuale? Essa è uguale e al tempo stesso diversa e nuova rispetto alle contraddizioni di tutti gli altri periodi storici. Essa è la contraddizione tra il salto qualitativo nella evoluzione dei mezzi di produzione dovuto alla scoperta e alla utilizzazione dell’energia atomica; e il pari salto qualitativo nell’evoluzione dei mezzi di distruzione, dovuto alla medesima scoperta e utilizzazione.

In questo contrasto la fantasia dell’uomo, proprio perchè fantasia creatrice e non falsa fantasia, immaginazione paranoica o follia, non può che abbracciare il partito della vita contro il partito della morte, e il suo compito è quello di proporre una soluzione giusta del contrasto, lottare per la soluzione giusta del contrasto come storicamente si è determinato. Ne consegue che ogni opera d’arte che, anche attraverso un paesaggio ora morta  o non importa quale altro tema, esalti l’amore, l’affetto, la felicità, la gioia umana e concreta di  vivere e di creare, e contrapponga coscientemente queste cose al fatalismo, al misticismo cieco, alla rassegnazione passiva, all’odio per la vita intesa come una maledizione e al sentimento del “cupio dissolvi” che da tante parti viene propugnato, ebbene, ogni opera d’arte di questo tipo è a mio parere schierata sul fronte del realismo e ha un contenuto realista.

Parlare di contenuto realista dell’arte non solo significa esigere il rispecchiamento della contraddizione storica fondamentale della realtà, ma anche la partiticità, o meglio, la presa di posizione nei riguardi della medesima contraddizione.
Un’arte che riflettesse adeguatamente il reale, ma senza prender partito, non sarebbe realista perchè si porrebbe, appunto, fuori della contraddizione, che è invece universale e dalla quale non si può sfuggire, e pertanto si porrebbe (immaginariamente almeno) fuori dal mondo e quindi dalla realtà.
Ma “prender partito” non è possibile senza la fantasia creatrice. Partendo da questi principi non è difficile ricavare l’impostazione giusta anche del problema della forma realista dell’arte.
La forma realista è determinata in ultima analisi dalla fantasia creatrice dell’uomo posta di fronte alle contraddizioni fondamentali della realtà. La forma è e non può non essere che uno strumento mezzo, nelle mani della fantasia creatrice.
La forma veramente realista deve dunque plasmarsi a seconda delle esigenze di quest’ultima. Può in altre parole essere verista o non esserlo, può €essere “verosimile” o simbolica, espressionistica o fotografica, può arricchirsi di dettagli o abbreviarsi sino all’essenziale: in ogni caso essa è realista solo nella misura in cui obbedisce all’imperativo della fantasia creatrice in lotte per  la risoluzione delle contraddizioni fondamentali della realtà e nella misura in cui serve ad alimentare la fantasia creatrice stessa.
Il carattere essenziale della forma realista, per cui esso si distingue dalla forma astratta, formalista, è perciò quello di essere sempre subordinata al contenuto, di non sostituirsi mai al contenuto e di non prevalere mai su di esso.

Dire che un dipinto è “naturalista” per il semplice fatto che la forma adoperata è verista, o che esso è “astratto” per il semplice fatto che la forma adoperata è abbreviata o simbolica, è nient’altro che un errore di  formalismo. L’opera d’arte, in quanto forma, va giudicata in base al suo contenuto, nella misura in cui serve il suo contenuto, in cui lo esprime.

Dal fatto che la forma realista è sempre un mezzo nelle mani, della fantasia creatrice alle prese con le contraddizioni della realtà, consegue che la forma realista non può essere mai priva di potere significante. Vale a dire che la forma realista è sempre rappresentativa, tale cioè da riferirsi (che non vuol dire adeguarsi) a una realtà oggettiva.
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Serge Marshennikov
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