BATTESIMO DI CRISTO – Verrocchio e Leonardo

BATTESIMO DI CRISTO (1475-1478)
Firenze, Galleria degli Uffizi
Olio su tela cm 177 x 151
Si tratta del dipinto al quale Leonardo collaborò nella bottega del Verrocchio. La tavola era destinata al monastero di San Salvi a Firenze, dove nel Cinquecento è documentata come “Battesimo di Cristo del Verrocchio”, ma anche come “uno angiolo di Leonardo da Vinci”.

E infatti è proprio nell’angelo di sinistra, posto di spalle e colto nell’atto di girarsi verso destra, che è sempre stato riconosciuto l’intervento di Leonardo all’interno dell’opera del suo maestro.
In realtà il dipinto del Battesimo di Cristo si configura come l’esempio tipico di un’opera uscita dalla bottega del Verrocchio, dove il lavoro si svolgeva in cooperazione tra maestro e allievi senza che fosse importante distinguere fra loro gli interventi delle diverse mani.

Una volta ricevuta la commissione, il Verrocchio doveva aver impostato le due figure principali del Cristo e del san Giovanni Battista, lasciando poi agli allievi il compito di completare la tavola. Il dipinto, infatti, rivela la partecipazione non solo di Leonardo ma anche di altri pittori.

L’angelo di destra potrebbe essere stato dipinto da Sandro Botticelli, anche lui allievo del Verrocchio insieme a Leonardo. All’interno del quadro sono poi individuabili alcune parti da attribuire a una mano di livello più basso, e queste riguardano la palma sulla estrema sinistra, le rocce sulla destra e le mani del Dio Padre al centro in alto, tutti brani caratterizzati da un’estrema rigidezza e convenzionalità.
In contrasto con tanta mancanza di naturalezza si inserisce l’intervento ad opera di Leonardo.
Nel racconto del Vasari l’episodio risalirebbe alle prime prove dell’allievo condotte ancora sotto l’occhio vigile del maestro Andrea del Verrocchio “il quale facendo una tavola, dove san Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un angelo che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto lo condusse di tal maniera che molto meglio delle figure d’Andrea stava l’angelo di Lionardo; il che fu cagione ch’Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui”.
Naturalmente il Verrocchio dipinse ancora negli anni successivi, ma è pur vero che l’intervento di Leonardo rivela non solo una sapiente capacità esecutiva ma anche una notevole intelligenza compositiva. Infatti, oltre alla resa della figura ottenuta impiegando sottilmente la tecnica dello sfumato, l’introduzione dell’angelo di spalle risulta funzionale all’intera composizione del quadro.

In realtà il dipinto fu eseguito intorno al 1475 e nel corso degli anni successivi, all’epoca in cui Leonardo lavorava già come pittore indipendente, ed è verosimile che proprio a lui fosse affidato l’incarico di completare l’opera. Un impresa non facile per il carattere composito del dipinto eseguito a più mani e per gli squilibri stilistici che ne derivavano. Così, l’invenzione dell’angelo che con un movimento di torsione gira la testa, indirizzando lo sguardo verso il volto di Cristo, crea una direttrice che dal margine esterno convoglia l’attenzione al centro. Questa soluzione permette di equilibrare la direttrice opposta costituita dall’intera figura del Battista.

Ma non solo, la mano di Leonardo è riconoscibile anche nel brano di paesaggio che si scorge in lontananza al di sopra delle teste degli angeli. Qui il fiume Giordano, nelle cui acque si svolge la scena del Battesimo in primo piano, attraversa un’ampia valle e la lucentezza della sua superficie riflette il chiarore del cielo.

Improvvisamente il gioco dei piani si articola in profondità, partendo dal dettaglio ravvicinato della pianta, che si staglia contro la superficie chiara delle vesti tenute dall’angelo, fino a raggiungere l’orizzonte lontano.

Le indagini radiografiche sul dipinto hanno rivelato la presenza di porzioni completate ad olio sopra la preparazione a tempera. Gli interventi ad olio riguardano proprio il volto dell’angelo di sinistra ed elementi del paesaggio sullo sfondo, ma anche i capelli e il corpo del Cristo.
Sono infatti da assegnare a Leonardo gli effetti quasi impalpabili della capigliatura e un processo di velature successive applicate per conferire morbidezza all’anatomia della figura di Cristo. È qui che le ricerche hanno rivelato la traccia delle impronte digitali di Leonardo che lavorò la pittura direttamente con le dita.
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