PIERO DELLA FRANCESCA

La risurrezione di Gesù Cristo (1463-1465)
Piero della Francesca (1412–1492)
Murale in affresco e tempera cm 225 x 200
Museo Civico di Sansepolcro

PIERO DELLA FRANCESCA

Piero di Benedetto de’ Franceschi, noto comunemente come Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro, giugno 1412 circa – Borgo Sansepolcro, 12 ottobre 1492), è stato un pittore italiano del primo Rinascimento. Ai contemporanei era conosciuto anche come matematico e geometra. Oggi Piero della Francesca è apprezzato soprattutto per la sua arte. La sua pittura è caratterizzata dal suo sereno umanesimo, dall’uso delle forme geometriche e della prospettiva. La sua opera più famosa è il ciclo di affreschi La leggenda della Vera Croce nella chiesa di San Francesco nella città toscana di Arezzo.

Sogno di Costantino, dalle Storie della Vera Croce

Piero della Francesca nel 1439 fu aiuto di Domenico Veneziano a Firenze, ed è ragionevole credere che prima fosse con lui a Perugia, dove poté conoscere Domenico di Bartolo e Stefano di Giovanni, detto il Sassetta. Appassionato per l’anatomia e la prospettiva, scrisse il trattato “De quinque corporibus”, e Luca Pacioli (De Arithmtica, 1492) lo chiama matematico superiore. Egli possiede la tranquillità del primitivo, ed i corpi analizzati nell’organismo e nel movimento si bagnano nella luce. La semplicità delle linee, la chiarezza translucida del colore ed i tipi astratti non mutano in questo campione della scuola realista, che fa qualche concessione all’antico, se interroga Vitruvio, e che chiede al suo tempo i concetti, le composizioni, le vesti, le armi e le fisonomie. Il Battesimo di Cristo (Londra, Galleria Nazionale, fig. 232), notevole tanto per la visione prospettica del colorista, che smalta di cirri il cielo e gradua i piani delle montagne, quanto per l’intensa spiritualità dei tre angeli, annuncia opere maggiori. Verso il 1454, si iniziano gli affreschi con la La leggenda della Vera Croce (Arezzo, San Francesco), già rappresentata da Agnolo Gaddi nel coro di Santa Croce in Firenze. Nella limpida atmosfera la stereometria dei corpi e delle cose ha una freschezza armonica d’aspetti e d’azione.

La Vergine con il Bambino e santi (1472 circa)
Piero della Francesca (1412–1492)
Olio su tavola cm 251x 173
Pinacoteca di Brera, Milano

La Morte di Adamo, sintetica ed immobile, determina i valori esatti della forma umana; l’Incontro di Saba e Salomone ci presenta le caratteristiche giovani dal lungo collo, dall’alta fronte convessa e nuda, e dagli sguardi attoniti; la Vittoria di Costantino su Massenzio, riduce il Tevere ad un torrentello per sceneggiare il soggetto: la fuga degli sconfitti ed il “gran rapporto” dell’imperatore, intorno al quale si ammassano, in un bosco di lance alte nell’aria grigia, i cavalieri che spiegano gli stendardi e si mostrano nell’acciaio brunito delle armature. L’influsso delle battaglie di Paolo Uccello e del macchinoso naturalismo di Andrea del Castagno si riscontrano nella Vittoria d’Eraclio su Cosroe, dove i particolari più feroci si confondono in un impeto voluto, che si rasserena nell’equilibrio processionale di altri episodî. Il Sogno di Costantino crea il giuoco del chiaroscuro, il primo notturno della pittura italiana, e la Resurrezione di Cristo (Borgo San Sepolcro) e monumentale negli scorci e quasi trasparente nella vita del colore. Il ritrattista insuperato di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (Firenze, Uffizi) compie con la sua scienza un’originale Adorazione di Gesù, (Londra, Galleria Nazionale); la Vergine si inginocchia dinanzi al Bimbo, a cui gli angeli senza ali cantano l’inno di gloria., accompagnandolo sui liuti; ed in quel ritmo soave i piani scandiscono le distanze.

Annunciazione, dal Polittico di Sant’Antonio (1460-1470)
Piero della Francesca (1412–1492)
Pannello cm 338 x 230 (intero)
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

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