RITRATTO DI FEDRA INGHIRAMI – Raffaello Sanzio

RITRATTO DI FEDRA INGHIRAMI (1512 – 1514) 
Raffaello Sanzio (1483 – 1520) 
Pittore italiano 
Galleria Palatina a Firenze 
Olio su tavola cm. 90 x 62 

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Il ritratto rappresenta un uomo seduto di tre quarti davanti ad un tavolo dove sono sistemati degli oggetti (un leggio su cui è posato un libro, un calamaio, un foglio su cui scrivere) legati alla sua attività di letterato.

Egli porta in capo la berretta clericale, spesso usata anche dagli uomini laici, e veste un lucco, abito solitamente indossato dalla borghesia.
L’elegante posa del capo, lievemente spostato verso sinistra. in realtà ha il compito di celare il suo strabismo.
II possente ritratto di Tommaso Inghirami, detto Fedra, fu probabilmente eseguito da Raffaello immediatamente dopo l’esecuzione di Leone X e i due Cardinali (Firenze, Uffizi), come si rileva dal confronto con i toni cromatici, in particolare con il rosso, purtroppo alterati dai passati restauri. Interventi moderni, ad esempio, hanno evidenziato che in origine sullo sfondo era una tenda, poi maldestramente ricoperta da pennellate di colore scuro.
La tipologia del ritratto è ancora legata alla maniera fiamminga assimilata da Raffaello alla corte dei Montefeltro a Urbino, e poi concretizzata negli anni del soggiorno a Firenze, i cui migliori esempi restano senz’altro i ritratti dei coniugi Doni, ambedue nelle Gallerie fiorentine.
Non si conosce l’esatta provenienza del quadro, che compare per la prima volta negli inventari, del 1663 e del 1667, della collezione di Leopoldo de’ Medici, noto per la sua passione per la ritrattistica.
L’opera dovette godere a Firenze di grande prestigio, tanto da essere esposta anche nella piccola Tribuna del Buontalenti.
Nel 1697 venne trasferita a Palazzo Pitti, e da qui trafugata dai Francesi nel 1799 e restituita nel 1815.
All’Isabel Stewart Gardner di Boston è una versione, fino ai primi anni del Novecento conservata presso Casa Inghirami a Volterra, la cui autografia non può essere garantita a causa delle pessime condizioni. In passato questa ha goduto grande successo tanto che il Gamba giudicò la versione del Pitti come una copia eseguita da Daniele da Volterra.

TOMMASO “FEDRA” INGHIRAMI 

Tommaso Inghirami (1470-1516), famoso letterato del suo tempo, nacque a Volterra in una nobile famiglia locale che nel 1472 dovette abbandonare la città a causa dei gravi disordini politici.
A Firenze il giovane crebbe nel colto ambiente di Lorenzo il Magnifico, dove coltivò la sua passione per la letteratura.
Nel 1483 si trasferì a Roma e studiò alla scuola di Pomponio Leto, divenendo amico di Alessandro Farnese, futuro Paolo III.
Acquisì il soprannome di “Fedra” grazie alla sua magistrale interpretazione nell’Ippolito di Seneca.
Definito il “Cicerone del suo tempo”, fu amico personale di Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, da cui ricevette, nel 1501, dopo la morte del cardinale Barberini, la prestigiosa nomina a bibliotecario pontificio.
Fedra Inghirami morì a Roma il 5 dicembre del 1516.
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Presunto autoritratto di Raffaello (1506 circa), Galleria degli Uffizi, Firenze
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