SEPPELLIMENTO DI SANTA LUCIA – Caravaggio

SEPPELLIMENTO DI SANTA LUCIA (1608)
Michelangelo Merisi da Caravaggio (1573-1610)
Chiesa si Santa Lucia, Siracusa
Olio su tela cm 400 x 300

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La tela raffigura Santa Lucia mentre sta per essere deposta nella tomba con la benedizione del vescovo Orosco, riconoscibile per la mitra, il pastorale e i guanti. Al suo fianco un armigero dirige le operazioni: il suo comando fa muovere i due nerboruti becchini intenti a scavare la fossa dove la Santa troverà, in questa terra, l’eterno riposo e l’oblio delle sofferenze che ha appena patito.
Alcune persone, convenute sul luogo a salutare la giovane, partecipano in modo individuale al dolore per quella perdita. Ha appena pianto il vecchio che appoggia la testa alla mano nella quale stringe un fazzoletto bianco, mentre una donna lo osserva con un’espressione di arcigna sofferenza. Fa capolino fra loro la testa di un uomo pensieroso, mentre sulla destra un altro viso maschile – già ritenuto un autoritratto del pittore – è attratto da qualcosa che noi non vediamo. Con contenuto e dignitoso dolore la vecchia madre sembra sul punto di inginocchiarsi a fianco della figlia o di piegarsi su se stessa per trattenere un improvviso singhiozzo.
Iconograficamente la composizione ricorda la Vergine che piange il Cristo deposto dalla Croce, proprio come assomiglia a San Giovanni il giovane col manto rosso (forse il fidanzato pentito?) che guarda la Santa con doloroso rammarico.

Su tutto incombe l `alto muro scabro che aumenta il senso di silenzio e di dramma vissuto dai protagonisti focalizzando l” attenzione sul corpo privo di vita di Lucia. La luce scorre sul suo viso riverso fermandosi sulle parti in rilievo (il mento, il labbro superiore, le narici, le sopracciglia) scivolando poi sul collo, sul seno e sul braccio destro che, finito lontano dall`altro appoggiato sul ventre forse nell’attimo in cui la Santa è stata trasportata e deposta a terra, esprime col suo totale abbandono l’inerzia di quel corpo ormai privo di qualsiasi moto vitale.

È la prima delle opere eseguite in Sicilia dal Caravaggio, fuggito dalle carceri di Malta il 6 ottobre 1608 e approdato a Siracusa dove ottenne subito la protezione di Mario Minniti, suo amico e collega già nel tempo romano, che lo raccomandò al Senato siracusano perché lo facesse lavorare. Si deve al Minniti, secondo il Susinno, la commissione di questa tela al Caravaggio, mentre, secondo una testimonianza dell’inizio dell’Ottocento, l’opera sarebbe stata commissionata dal vescovo Orosco, che compare fra i protagonisti del dipinto. La tela fu dipinta in meno di due mesi perché nel dicembre Caravaggio era già probabilmente a Messina.

 

La storia di Santa Lucia

 

Lucia era una ricca siracusana vissuta al tempo di Diocleziano che, sospinta dalla fama di Sant’Agata, si era recata a visitarne la tomba con la madre malata per chiederne la guarigione. Nel1°occasione, Lucia ebbe una visione: le apparve Sant’Agata che le diceva che sua madre sarebbe guarita e la invitava a far voto di castità.
Avendo la Santa distribuito gli averi ai poveri e rifiutato il fidanzato, fu da questi accusata di essere cristiana. Essendosi rifiutata di sacrificare agli idoli come le aveva chiesto il console Pascasio, Lucia fu condannata ad essere violentata ma il suo corpo divenne così pesante che nessuno, neppure un paio di buoi, riuscì a smuoverla. Pascasio decise allora di farla bruciare ma anche le fiamme lasciarono indenne il suo corpo finché i soldati, avvertendo il disorientamento del loro capo, le trafissero la gola con la spada.

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