MARTIRIO DI SAN MATTEO – Caravaggio

MARTIRIO DI SAN MATTEO, 1599-1600
CARAVAGGIO (1571–1610) 
ROMA, SAN LUIGI DEI FRANCESI, CAPPELLA CONTARELLI
OLIO SU TELA CM 323 X 343

.
Il ciclo di tre dipinti di San Luigi dei Francesi costituisce la più vasta e organica commissione affrontata da Caravaggio: le soluzioni proposte (compresa in prima versione del San Matteo e l’angelo e i pentimenti evidenziati dalle radiografie) costituiscono un autentico palinsesto, un “work in progress” attraverso il quale il pittore abbandona gli ultimi retaggi tardo cinquecenteschi (ancora presenti nel Martirio di San Matteo) per giungere a un’espressione del tutto nuova, caratterizzata dalla sottile definizione della luce. Il Martirio di San Matteo è la scena più affollata i dinamica, incentrata sull’irruzione del carnefice e sul santo ferito: nei gruppi di personaggi che si ritraggono sconvolti, Caravaggio trova una sequenza di espressioni di grande umanità, culminanti nell’immagine famosa del chierichetto che scappa urlando.
Fra abili reminiscenze di Raffaello e di Leonardo, Caravaggio ha lasciato anche il proprio autoritratto nell’uomo con la corta barba seminascosto sullo sfondo, subito a sinistra dello sgherro uccisore.
.
Quanto al gruppo di destra del Martirio di San Matteo, conosco poche opere d’arte che come questa affermino così chiaramente e prepotentemente la loro intenzione stilistica: dove lo stile sia, quasi direi, ridotto a cosa concreta e palpabile. Io ricordo poche altre figure in cui l’esasperata dinamica di un corpo umano sia ottenuta con mezzi più semplici che il nudo del carnefice, dove la originalissima impostatura della spalla che soverchia il corpo intero divenendone “testa” e chiave, dà, in maniera così nuova e convincente, l’impressione più efficace e chiara dell’atto.
Ma la figura più nuova e che più respira l’aria dei nuovi tempi è quella del fanciullo che fugge urlando: nuova la mossa, anzi unica al suo tempo, come espressione di istantaneità, benché ferma e definita nell’assolutezza del nuovo stile, già completamente indipendente e raggiunto nella stupenda testa del ragazzo. Quel nuovo stile che, per non dire degli italiani, Velazques stesso coglierà a volo, e, attraverso lui, ricomparirà fatalmente anche nella pittura più vicina ai nostri tempi.
.
Il Martirio di San Matteo ci presenta un Caravaggio ancora non del tutto liberato dalle esigenze della composizione tardo-manieristica, come si può notare dall’inserimento dei grandiosi nudi in primo piano: d’altro canto, l’improvvisa e violenta irruzione degli scherani, il povero corpo di San Matteo sbattuto per terra in un impossibile tentativo di difesa, l’urlo di terrore del chierichetto che scappa sono tutte invenzioni di bruciante novità.
Caravaggio domina la luce, imponendole lampi baluginanti, che scrutano i fedeli in fuga, fra i quali si riconosce l’autoritratto del pittore. In questi gruppi di personaggi si celano ricordi della Trasfigurazione di Raffaello e del Cenacolo di Leonardo, abilmente rimaneggiati e fatti propri dal maestro.
.
Michelangelo Merisi, universalmente detto Caravaggio
.