DOMENICO GHIRLANDAIO

Cenacolo di Ognissanti (1480)
Domenico Ghirlandaio (1448–1494)
Affresco cm 400 x 880
Firenze, Ognissanti

DOMENICO GHIRLANDAIO

Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (Firenze, 2 giugno 1448 – Firenze, 11 gennaio 1494), è stato un pittore rinascimentale. Il Ghirlandaio faceva parte della cosiddetta “terza generazione” del Rinascimento fiorentino, insieme al Verrocchio, ai fratelli Pollaiolo e Sandro Botticelli. Ghirlandaio guidò una grande ed efficiente bottega che comprendeva i fratelli Davide Ghirlandaio e Benedetto Ghirlandaio, il cognato Bastiano Mainardi di San Gimignano, e successivamente il figlio Ridolfo Ghirlandaio. Molti apprendisti passarono dalla bottega del Ghirlandaio, tra cui il famoso Michelangelo. Il suo talento particolare risiedeva nella sua capacità di collocare rappresentazioni della vita contemporanea e ritratti di persone contemporanee nel contesto di narrazioni religiose, cosa che gli ha portato grande popolarità e molte grandi commissioni.

Domenico Bigordi detto il Ghirlandaio, nelle prime opere, continua ed ingentilisce il Gozzoli, ma la sua costanza di lavoratore facile ed espressivo non è sostenuta dalla calda e ricca immaginazione. Egli osserva la vita quotidiana di Firenze con lo spirito che non si commove e non sa commuovere; i gruppi delle figure sono giudiziosi ed equilibrano le scene con le linee concave, che abbracciano a semicerchio lo spazio, violando talvolta i rapporti fra il primo piano e quelli interni. Il disegno leggero ed il colorito più franco che pastoso si accordano con molta perizia negli sfondi architettonici e nelle larghe vedute di paesi. Con gli intendimenti del decoratore che non segue gli stimoli dell’estro, ma che mette insieme un mondo di ritratti fedeli e una congerie di cose viste, il Ghirlandaio. si rammaricava, a gran ragione, di non poter coprire d’affreschi le mura di Firenze!

Esequie di Santa Fina (1475)
Domenico Ghirlandaio (1448–1494)
Cappella di Santa Fina – Collegiata di San Gimignano

Nel 1475, dipinge nella Collegiata di San Gimignano, insieme con gli aiuti Pier Francesco Fiorentino e Bastiano Mainardi. Nelle Esequie di Santa Fina semplifica un soggetto di Benozzo (Morte di Santa Monaca nel Sant’Agostino della stessa città), ed i Funerali – vecchio tema iconografico, trattato con disinvolto naturalismo – irrigidiscono sul letto la morta fra il clero ed i personaggi dell’accompagnamento; un’abside, con l’altare ed i pilastri scanalati, si alza tra due fughe panoramiche della turrita San Gimignano. Il Cenacolo (Firenze, Ognissanti, 1480) fa vedere da due grandi arcate gli alberi di un parco ed il cielo pieno di voli, ma questo stile monumentale, con le sue troppe concessioni alla vita, diviene meschino dinanzi a Leonardo. Migliore è il meditativo San Girolamo della suddetta chiesa, e poco dopo il maestro paga il proprio tributo alla Cappella Sistina, massime con la Vocazione di Pietro ed Andrea, dove c’è un inconsapevole ritorno a Masaccio, particolarmente nel gruppo centrale. Deboli ed artificiosi nel doppio ordine più che nel carattere delle teste convengono gli spettatori di destra. Nella Santa Trinità a Firenze sono dipinti, nel 1485, i Fatti di San Francesco; poco discosto, a Santa Croce, Giotto domina ancora nella Cappella Bardi, e l’infaticabile celebratore dei viventi non resiste alla tentazione di saccheggiarlo (Esequie di San Francesco). Le innovazioni si trovano nei paesaggi fiorentini, nei ritratti e in una cerimonia perfettamente quattrocentistica (San Francesco che riceve la regola dal pontefice). La Cappella Sassetti era pure adorna dell’Adorazione dei pastori (Firenze, Galleria dell’Accademia di Belle Arti), tavola dal disegno serrato e dai toni solidi, nella quale si scopre lo studio della preziosità di Hugo van der Goes nel trittico di Santa Maria Nuova.

Dal 1486 al ’90, Domenico, coadiuvato dal fratello David, decora il coro di Santa Maria Novella, dove meritano ricordo gli Episodi della vita di Maria Vergine ed i Fatti di San Giovanni Battista. La grandiosità delle architetture supera ogni paragone contemporaneo; nella Nascita della Vergine si ammira, vestita di broccato, Ludovica Tornabuoni; nella Visitazione incede aristocratica ed avvenente Giovanna degli Albizzi e nell’Apparizione dell’angelo a Zaccaria si ravvisano più di venti contemporanei.

Visitazione (1491 circa)
Domenico Ghirlandaio (1448–1494)
Tempera su tavola cm 172 x 167
Museo del Louvre, Parigi

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